NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Ritorna all’originale splendore il salone centrale della Basilica

di Mario Bagnara
mario.bagnara@fastwebnet.it

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Ritorna all’originale splendore il salone centrale

Su queste vicende palladiane e postpalladiane della Logge della Basilica interessante la rielaborazione teatrale scritta da Howard Burns, Presidente del Consiglio Scientifico del CISA, e rappresentata con grande successo, dal 29 aprile all'8 giugno del 2004, con la regia di Gianfranco De Bosio (con musiche di Francesco Erle e scenografia di Mauro Zocchetta) in un "teatro effimero" ricostruito in legno all'interno della stessa Basilica in occasione del quattrocentesimo anniversario della dedizione di Vicenza alla Serenissima.

Comprensibile quindi l'ammirazione che la Basilica sempre suscitò nel corso dei secoli anche nei viaggiatori stranieri: lo stesso Johann Wolfgang Goethe, dopo averla scoperta durante il soggiorno vicentino nel settembre del 1786, dichiarò nel suo Viaggio in Italia: «Non è possibile descrivere l'impressione che fa la Basilica di Palladio...».

Ma durante la seconda guerra mondiale tale sua "sacralità", pur riconosciuta dagli alleati che l'avevano inclusa in un elenco speciale di monumenti inviolabili, non fu sufficiente per preservarla dai rovinosi bombardamenti da cui rimase miracolosamente illeso invece il Teatro Olimpico. E, per somma ironia della sorte, fu proprio l'ultimo bombardamento, quello rovinosissimo soprattutto nel centro storico, del 18 marzo 1945, a poco più di un mese dalla "Liberazione", a distruggere con una bomba incendiaria tutta la carena del monumento, come ricorda una lapide posta all'interno del salone.

Nei ricordi letterari di Scapin e nelle foto di Sandrini la Basilica incendiata nel 1945

Uno spettacolo spettrale, completato con le rovine di tutti i palazzi circostanti e l'enorme buca scavata nel centro della Piazza dei Signori con la campana spezzata, caduta dalla Torre dei Bissari che, quasi descrivendo le foto documentarie scattate da Giovanni Maria Sandrini e pubblicate nel volume Obiettivo Vicenza (Publigrafica Vicenza 1995), Virgilio Scapin rievoca dapprima nell'opera Il Chierico provvisorio (Longanesi 1983), quando, costretto a lasciare il collegio di Montecchio Maggiore, requisito dai tedeschi, dopo un avventuroso trasferimento notturno giunge in città alle prime luci del giorno e racconta in prima persona: «Il profilo crestato della città tra gli alberi era comparso all'improvviso in un vapore giallo, dentro il quale si alzavano densi fumi d'incendio, pinnacoli troncati, cupole bagnate come di pioggia recente. Affranto dalla fatica e dalla stanchezza, non distinguevo la sagoma della torre e la cupola della Basilica che s'era afflosciata». Ancor più toccante la descrizione che mette in bocca al giovane Edoardo, protagonista di Una maschia gioventù (Neri Pozza 1998), il quale, rientrato in città dalla prigionia di Marrakesh, dopo aver verificato, in Piazza dei Signori, le rovine della farmacia e del caseggiato ove lo zio insieme con i suoi genitori era rimasto intrappolato, tutti ritrovati con i "corpi straziati" tra le macerie, per cui sarà costretto ad andare «in cimitero a chiedere notizie delle loro sepolture», mentre continua ad annotare sui "palazzi feriti" della stessa Piazza l'ironica scritta "opera dei liberatori", osserva: «La Basilica palladiana è scoperchiata. La carena di rame che la ricopriva, si è come accartocciata bruciando. Gli spezzoni incendiari ne hanno fatto scempio. Era il simbolo della città, il tratto predominante della sua fisionomia architettonica, bisognerà ricostruirla subito, lo sfregio non deve durare a lungo».

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