NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Veneto: a chi fa paura il nucleare? La posizione dei parlamentari e assessori regionali vicentini

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

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Veneto: a chi fa paura il nucleare? La posizione d

[nella foto qui sopra la centrale nucleare di Fukujima, Giappone, durante l'esplosione causata dal terremoto del 12 marzo 2011]

Giorgio Conte, parlamentare del Fli: «Non ritengo utile che le spinte, giustamente e comprensibilmente emotive, derivanti dalla situazione drammatica che sta vivendo il Giappone debbano interferire con il dibattito in corso in Italia. Innanzitutto perché quelle situazioni ambientali non sono neppure ipotizzabili in Italia. Con questa premessa evidenzio che non sono mai stato pregiudizialmente contrario e ritengo che i livelli di sicurezza delle centrali nucleari di ultima generazione possano garantire assoluta tutela del territorio e della salute dei cittadini. L'ipotesi nucleare, a fronte di consumi e richieste energetiche in costante aumento, tenuto conto del forte carico inquinante dei combustibili fossili tradizionali e degli scarsi apporti provenienti dalle fonti rinnovabili, deve essere materia di sviluppo dopo decenni di confronto e approfondimento. In merito alla localizzazione, nell'ipotesi delle nove nuove centrali in Italia, il Veneto deve fare la sua parte, tenuto conto che la nostra regione è certamente tra le più energivore, cioè tra coloro che consumano più energia per le attività economiche e industriali presenti. Il dibattito e il confronto sul nucleare deve abbandonare le posizioni ideologiche che nel passato hanno prodotto notevoli danni al nostro sviluppo così come le nuove posizioni di campanilismo demagogico interpretate molto bene dal governatore Zaia».

Il governatore Luca Zaia, pur non schierandosi contro il nucleare, ha anche sempre ritenuto più corretto collocare le centrali in aree ancora poco sviluppate economicamente. Galan a suo tempo si era schierato a favore del nucleare in Veneto. Può il vantaggio economico mettere a rischio la salute dei cittadini?

Sbrollini: «La Lega continua nel suo ruolo di doppiezza assoluta! Non è possibile che su ogni tema a Roma ci sia una posizione, in questo caso favorevole al nucleare, e poi nei territori dove si raccolgono i consensi la versione sia diversa e più accattivante e rassicurante nei confronti dei Veneti. Denuncio con forza, e da tempo, questa schizofrenia leghista! Posizionare una centrale in piazza o in una zona poco sviluppata economicamente cosa può realmente portare di diverso davanti a catastrofi come quella che stiamo seguendo con apprensione in questi giorni? Si tratta di propaganda, di pura demagogia leghista tesa a tranquillizzare senza affrontare il tema energetico con serietà e progettualità vera. Il vantaggio economico non può essere il parametro con cui si tirano le somme su questo argomento, la salute, il mantenimento dell'ecosistema e la salvaguardia del pianeta per le nuove generazioni hanno la priorità».

Ciambetti: «Better safe than sorry, come ci ha ricordato Giuliano Ferrara. La salute e la sicurezza non si discutono. È anche vero, come dicevo, che l'aria delle nostre città è decisamente scadente e tragicamente inquinata a causa dei combustibili fossili e non possiamo dire che viviamo in un ambiente sano; le prospettive per il futuro sono drammatiche: si pensi a cosa sta conducendo il riscaldamento del pianeta. Se penso poi, a proposito di rischi, a disastri come quello del Golfo del Messico... L'imperativo è differenziare le tipologie di produzione energetica e quindi ampliare il campo a forme oggi integrative, come il fotovoltaico, l'eolico, le biomasse laddove possibile».

Conte: «Spostare la localizzazione di una centrale nucleare di pochi chilometri dai confini di una regione sembra veramente una barzelletta! Su questo aspetto il ministro Galan, già governatore del Veneto, ha ragione. La localizzazione è un aspetto squisitamente tecnico e come tale va affrontato. Quanto alla salute dei cittadini, bene assolutamente primario che non può inchinarsi alle necessità di sviluppo economico, ritengo sia più a rischio nella situazione attuale. La continua ricerca di fonti non inquinanti con la garanzia di sicurezza costituiscono a mio parere l'unica strada da percorrere e l'opzione nucleare rientra tra queste».

Franco: «Se vogliamo ragionare secondo questioni di principio, potremmo tornare alla società agricola di un secolo fa: zero inquinamento, nessuna centrale, niente energia. Povertà, emigrazione e... pellagra. Dobbiamo invece essere concreti ed individuare le soluzioni più idonee, nella consapevolezza delle conseguenze legate a ciascuna scelta: occorre coniugare lo sviluppo e la crescita con la sicurezza. Ma sappiamo che, almeno per il prossimo futuro, il rapporto tra queste diverse istanze non potrà essere perfetto».

Stefani: «La domanda credo sia malposta perché se solo per un istante noi dovessimo pensare che una centrale nucleare possa essere, anche potenzialmente, nociva per la salute dei cittadini, il nostro "no" sarebbe automatico. La mia idea di nucleare è quella di un impianto costruito secondo le più avanzate soluzioni tecniche e con le massime garanzie in caso di incidente, nucleare o per effetto di un evento naturale. Solo davanti a queste garanzie credo si possa discutere. Il nucleare civile di oggi è lontanissimo da quello di Cernobyl, ma c'è chi alimenta questo equivoco sono per speculazione politica. Se nucleare sarà, dovrà garantire tutti e tutto. Questo è scontato».

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