NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il “crocodilus vicetinus” era sparito ma una copia era stata nascosta

di Mario Bagnara
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Il “crocodilus vicetinus” era sparito ma una copia

La missione letteraria

Fin da giovane quindi Lioy ha ben chiara la sua missione di letterato oltre che di scienziato: la esprime in modo particolare in Ciarle Letterarie (Milano, 1872) in cui sono riuniti scritti risalenti al 1865. Dopo aver criticato la figura dello scrittore contemporaneo che da “povero giullare” è Il “crocodilus vicetinus” era sparito ma una copia (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)costretto a “mendicare un battimano”, per cui è in pericolo chi voglia andar contro mano, in quanto non ha giudici adeguati e rischia l’impopolarità, definisce quindi difficile e spinoso il culto della letteratura, anche perché l’imperante realismo francese (per nulla una novità, essendo già presente, più validamente, nello stesso Omero) tende a condizionare il pur ricco panorama letterario italiano, da riscoprire e rivalutare nella sua originalità, in un momento che «è dei più belli: l’indomani di una delle più importanti rivoluzioni storiche». E il romanzo (ma anche la novella e il racconto in generale), come “moderna epopea”, è il genere letterario più adatto ad esprimere la condizione sociale in cui un popolo si trova, e però dobbiamo fare voti che tra noi si emancipi dalla imitazione straniera, segua il grande movimento nazionale, e acquisti quel carattere distintivo e direi quasi etnografico che lo renda fedele interprete del nostro paese».

Ma non dimentica che anche «la poesia è quintessenza di amore, sole di bellezza. In essa come si ama senza confini nello spazio, si ama senza confini nel tempo».

E alla fine di questo illuminante saggio estetico il Lioy afferma: «Ma per chiudere queste ciarle, cosa mi resta a dire? Che io sarò felice se si avvererà presto l’augurio che il romanzo nazionale contemporaneo diventi in Italia una gemma novella della nostra letteratura, facendo meglio conoscere gli Italiani a sé stessi, e restando nelle più pure ed elevate sfere dell’arte, scuola di virtù, di gentilezza e di amore».

 

Novelle e romanzi

La sua vastissima produzione narrativa inizia con Escursione nel cielo del 1864, Un dramma fra le Alpi dello stesso anno, confluito poi in Altri tempi. Novelle del 1883 insieme con Vive ancora? e Il suo cuore era impegnato, prosegue con Escursione sotterra del 1868, Spiritismo e magnetismo del 1869, Chi dura la vince del 1871, Notte e ombra del 1891, Spiriti del pensiero de1 1892, Enimmi rustici del vicentino del 1894, In alto/Sulle montagne del 1899, Piccolo mondo ignoto del 1900, per giungere al capolavoro Storia naturale in campagna, pubblicata in numerose edizioni, a partire dal 1901 sempre dai fratelli Treves, con un primato di diffusione di 56.000 copie.

 

Il giudizio di Enrico Nencioni

Ed è proprio per l’importanza di questo libro che nell’introduzione gli editori Treves hanno scelto di riportare un passo significativo del lungo studio che sul naturalista vicentino aveva pubblicato sulla rivista Nuova Antologia il poeta e critico letterario Il “crocodilus vicetinus” era sparito ma una copia (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Enrico Nencioni [a des.]. «Dei libri del Lioy – confessava – è difficile dare un’idea: la loro stessa originalità imbarazza la critica; sono forme dell’arte che non danno presa, e sfuggono ad ogni analisi. Sono scienza? Sono arte? Sono fantasia, pittura, umorismo, poesia? Vi è di tutto questo, ma vi sono anche altre cose, l’erudizione, per esempio. Ma dunque sono una babele, sono un genere ibrido? No, sono opera organica, armonica, omogenea, originale, bella e indimenticabile… Lo stile è franco, disinvolto, efficace, non ha esitazioni nella scelta dell’espressione, ha il tratto sicuro, deciso, e nell’esporre i contrasti e le armonie fra la natura e l’uomo, vi domina una sensibilità malinconica, informata al più fine, arguto e mordente umorismo…»: una valutazione stilistica che si può estendere a tutti gli scritti di Paolo Lioy, compresi quelli – molto limitati – in versi, tra cui il simpatico poemetto didattico-scientifico in endecasillabi sciolti Georgica de’ fiori che, composto nel 1851 a diciassette anni, è stato presentato dalla prof.ssa Carmen Sari dell’Università Ca’ Foscari di Venezia al Convegno, promosso dall’Accademia Olimpica, su “Vita e opere di Paolo Lioy” del 19-20 maggio 2006 e quindi da poco pubblicato negli Atti.

In conclusione, se il Nencioni alla fine del lungo articolo citato ringraziava il Lioy per il diletto procuratogli e per le tante cose imparate nei suoi bei libri, aggiungendo «ed è un ringraziamento al quale certamente si uniscono migliaia d’Italiani riconoscenti», a maggior ragione dobbiamo essergli riconoscenti oggi noi suoi concittadini, impegnandoci a riscoprirne e a valorizzarne la figura e la produzione scientifica e letteraria.

 

nr. 17 anno XVI del 7 maggio 2011

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