NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La città? Se occorre, decidiamoci a colorarla

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La città? Se occorre, decidiamoci a colorarla

GENERAZIONI CHE CAMBIANO

Lo spunto offerto da Trevisan non può non essere oggetto di grande attenzione anche da parte degli architetti; i giovani con Barban hanno messo il discorso generazionale quasi in premessa, interessante è sapere che cosa ne pensa la generazione prima...

GIUSEPPE SECONE - «La provocazione del prof. Vedù, per me che sono un cultore del centro storico, anche visto La città? Se occorre, decidiamoci a colorarla (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)in prospettiva degli assi territoriali e anche in una prospettiva che per me sarebbe istintivamente conservatrice, mi ha dato lo spunto per due considerazioni che vanno oltre il tema delle rotatorie o dell'arredo urbano semplice semplice. La prima riguarda gli spazi urbani aperti e lo spazio pubblico nella città odierna, la seconda riguarda il ruolo della città, la tendenza, il progetto, oggi molto labile perché non è più quello intendevamo tempo fa molto preciso e determinato verso un obbiettivo altrettanto preciso. La città di oggi non è più quella della continuità che si sviluppava per onde successive, ma è del frammento e produce molti spazi residuali; me ne viene in mente uno, al cavalcavia di fine viale della Pace; ci passiamo tutti i giorni e vediamo una zona di degrado causa di un ritaglio urbano che esce dalla formazione delle infrastrutture con una serie di nuovi spazi da gestire e progettare, anche in via economica; come fanno nel Trentino o all'estero con recuperi con piante rustiche, biodiversità, poca spesa ma molto rendimento di immagine».

TONI VEDÙ - «Nel cambiamento c'entra anche quel che dicevo nella lettera al giornale circa le città “immusonite” e grigie in cui viviamo; tempo fa ho messo giù qualche appunto sull'inquinamento visivo: c'è quello acustico, dell'aria, ma c'è anche quello visivo che consiste nelle brutture da cui siamo circondati e depressi (o oppressi). La gente sottovaluta questo impatto e quanto influisca sull'umore di ciascuno; ospedali e scuole si colorano proprio per questo, ma l'estetica delle città ancora ha prodotto poco da questo punto di vista ed l'ultimo dei pensieri degli amministratori, ma non solo loro. Il coccodrillo ha smosso e provocato discussione e analisi, e va bene così. Ecco cosa intendevo per “immusonite”».

ENNIO TOSETTO - «Sicuramente ci sono luoghi dequalificati che abbruttiscono la città. Dico anche che è un'illusione pensare che un amministratore da solo possa mettere mano a questo genere di problemi, così come non lo può fare un architetto o una associazione o un assieme di associazioni; è un risultato possibile solo alla città. Il passaggio di Trevisan sul dover uscire dai recinti singoli è un messaggio giusto. Solo con la città di tutti e il contributo di tutti si ottiene qualcosa con un progetto ben calibrato; cose come la rotatoria “graspo de uva” arrivando da Bolzano Vicentino fanno male agli occhi. A Chicago ho visto che si lavora per temi; la città in fiore, ciascun quartiere a tema e a colore distinto. Per gli spazi residui ci si può inventare la collocazione di piante semplici come rosmarino, lavanda o altro che risolvano il problema senza disturbare nessuno e senza praticamente manutenzione. Non è più accettabile che ci si ritrovi sommersi da La città? Se occorre, decidiamoci a colorarla (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)cartacce, come non è accettabile che in centro qualsiasi ragazzetto a cui passi per la testa di scrivere con gli spray lo faccia e crei danni solidi a chi è proprietario dei muri e danni di immagine perché il degrado si crea anche così. Come fare per uscire da questa situazione? Senza bacchetta magica partirei dalla scuola, dando agli insegnanti dei barattoli di colore e ripulendo le scritte; la città la possiamo ripulire proprio aiutati dai giovani, e ai giovani architetti cosa possiamo proporre se non individuare i luoghi più degradati, fare progetti semplici da discutere e poi approvare e infine; con le associazioni, attraverso una lettura di queste zone di micropaesaggio verde, rotatorie e tutto il resto, fare un progetto del colore con pochi soldi, con forme di sponsorizzazione e ottenere così il risultato di far capire a tutti fin dove si può arrivare se si collabora tutti assieme per la realizzazione di un progetto che abbia futuro? Un amministratore da solo non può arrivare a niente. C'è un cammino di ammodernamento culturale che lamenta l'assenza di un ragionamento; arrivare a Ponte Alto e trovare quel cavalcavia grigio che ha lo stesso rumore di fondo di tutto il resto dei luoghi che non si riconoscono più. Si può colorarlo, farci crescere delle piante o scriverci Città di Vicenza con il simbolo della nostra città. In tre anni abbiamo cercato di fare, poi sono stato travolto dalle buche nelle strade e tanti saluti. Ma con piccoli interventi intelligenti e poco costosi si può fare. Le panchine sono un esempio, il luogo degli artisti, il luogo dell'incontro. L'investimento non ha impoverito nessuno».

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