NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il disabile? Il nostro fratello fragile

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Il disabile? Il nostro fratello fragile

GIGI MANZA – Sentendo il dott. Bressan e facendo riferimento ai tempi in cui tutto è stato preparato e realizzato al meglio, ricordo che proprio Bressan è stato un assessore e vicesindaco di Vicenza che ha lottato a fondo per l'integrazione; il Comune aveva istituito una scuola speciale a Bertesina, ma proprio il vicesindaco Bressan ha fatto in modo che si rinunciasse a quella scuola e che si puntasse invece sull'integrazione. Passi enormi. Ora però siamo di fronte ad altro, le difficoltà ci sono e bisogna scegliere le priorità a cominciare dal ruolo etico del servizio sociale. Per ottenere il risultato io sarei disposto oggi ad accettare il prorogarsi dell'età pensionabile perché è molto più importante questa scelta. Dopo di che ci sono le cooperative, un mondo dove l'inserimento lavorativo è fondamentale. Scelta economica anche per gli stessi disabili che attraverso questa scelta da assistiti diventano contribuenti. Oggi troviamo difficoltà proprio ad inserire le persone nell'industria.

VANNI POLI – Ma guardate che stiamo parlando complessivamente di un investimento possibile addirittura risibile rispetto ai bilanci pubblici. Vuol dire che ci stiamo raccontando delle palle. Io mi chiedo che cosa ci stanno a fare i nostri ministri al governo; non sanno beccare un evasore fiscale e qui parliamo di una miseria addirittura.

SONIA SESSO – La sensibilità nei confronti del mondo della disabilità è calata e sta calando? Rispondo che c'è sempre una risposta importante da parte della gente, mentre è la politica che segna grosse lacune su questo terreno. Sarebbe molto meglio se i politici considerassero questo mondo per quello che è, fragile, sensibile, bisognoso di grandissima attenzione e grandissima delicatezza. Quando veniamo a sapere che si parla sempre e solo di bilanci e di tagli ai bilanci mi pare che sia esattamente il contrario di quanto occorrerebbe perché su questo terreno occorre parlare di preoccupazione sociale, non di semplice contabilità, il principio di sussidiarietà non ha insomma grossi interlocutori politici, a tutti i livelli, dalla Regione ai Comuni. Va bene gestire i budget, ma bisogna preoccuparsi di far crescere la preoccupazione sociale. È questo che crea la civiltà di un popolo, non altro.

L’esperienza di Bressan come amministratore a grande livello, gestore, politico con responsabilità specifiche nel settore pare suggerire una conclusione quanto meno singolare e preoccupante: anziché prevenire e farsi trovare pronti al momento della crisi peggiore, l’impressione è che il cammino segni una parabola calante. È vero?

SANTE BRESSAN – Non posso dire che siamo andati in calando in termini di servizi. A me pare che abbiamo diminuito in termini di attenzione morale, questo sì. E non dico neppure che sia successo da quando io ho smesso perché s’è continuato ad operare e ad operare bene. La mia esperienza mi dice in modo incontrovertibile che le difficoltà c’erano anche prima, ma prima c’era la capacità di guardarsi in faccia coinvolgendo le associazioni, le famiglie dei disabili tant’è vero che questo metodo ci ha permesso sempre di trovare le soluzioni anche quando erano difficili, anche quando dovevamo chiedere e alle associazioni e alle famiglie dei sacrifici: nessuno si è mai tirato indietro. In poche parole tutti vanno coinvolti nella nuova progettazione. Debbo dire che a me pare sia venuto meno proprio questo: la capacità di progettare il futuro. La situazione è molto più difficile oggi, ma ho l’impressione che ci sia troppa confusione, ma proprio perché ci sono le difficoltà economiche occorre saper davvero ricominciare a dialogare e progettare.

GIGI MANZA – A livello politico credo che si debba rilevare la sostanziale ignoranza del problema da parte di moltissimi che invece dovrebbero conoscere e capire; il problema per la politica non è vissuto come fondamentale. La mentalità è assistenziale ed il fatto che esista il volontariato contribuisce non poco a sollevare per i politici il peso di progettare su questo piano. C'è una caduta di tensione piuttosto generalizzata e molto preoccupante.

ALBERTO TOLDO – È stato costruito questo sistema di servizi assolutamente all'avanguardia e penso che noi stessi come amministratori locali dobbiamo difendere questa situazione cambiando la mentalità che domina ora a livello statale, dove i servizi sono pure e semplici partite di bilancio. Però bisogna anche dire che possiamo progredire solo attraverso il dialogo tra noi amministratori e le associazioni, senza rigidità.

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