NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il disabile? Il nostro fratello fragile

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Il disabile? Il nostro fratello fragile

VANNI POLI – Ho già sottolineato il fatto che stiamo parlando a livello nazionale di cifre così poco importanti che bisognerebbe si vergognassero anche solo a pensare di tagliare ulteriormente gli interventi finanziari. Il fatto è che c'è effettivamente una caduta di valori testimoniata dal fatto che si va ad infierire sulle persone più esposte, meno forti. Bisogna ricordare come diceva Bressan che il sistema dei servizi del Veneto è un traguardo di grande importanza ricordando però che è stato il frutto del nostro lavoro come associazioni, è stato creato e voluto da noi. Nel 1964 tutto è cominciato dentro una realtà che non prevedeva nessun intervento di nessun genere. Dagli anni 90 è cominciato il calo ed oggi siamo al livello più basso di sempre, a valori morali di una politica, ammesso che sia politica, precipitati addirittura. Ogni volta che parlo con assessori e politici di maggiore responsabilità devo tornare a fare la storia di quarant'anni, devo spiegare che un disabile comporta il coinvolgimento della famiglia al punto che essa stessa diventa disabile, in una realtà che si fa drammatica, in cui la madre di solito deve lasciare il lavoro o se non lo fa deve organizzarsi in modo complicato, difficile da sostenere. Conosco direttamente il problema, ho un fratello disabile, ho fratelli che hanno pagato personalmente la situazione. Il sociale non può ignorare questi problemi. Tra l'altro il nostro lavoro di associazione è servito anche per pubblicizzarlo il problema, costringendo tra l'altro tutte le famiglie ad uscire dall'ombra in cui vivevano per manifestare la loro realtà.

GIGI MANZA – Allora ero nel sindacato e ricordo le battaglie per convincere anche gli insegnanti che volevano classi speciali. Oggi non c'è più soprattutto proprio quella voglia di lottare fino in fondo e debbo dire che è molto deludente la situazione perché la Costituzione italiana prevede particolarmente che si badi ai settori deboli della società.

VANNI POLI – Difatti: arrivo da un colloquio in Regione dove l'assessore come al solito non c'era. E guardate che siamo noi a dover tirare per la giacchetta i politici perché nessun politico prende mai l'iniziativa di chiederci anche solo che cosa ne pensiamo delle varie decisioni o non decisioni che vengono prese o non prese. Si sfugge al dialogo, non si capisce. Credo sia dovuto al fatto che il problema della sussidiarietà non sia affatto dentro le nostre coscienze, né credo che noi veneti abbiamo nel nostro DNA la capacità di vedere con chiarezza tutto questo. C’è un egoismo che si manifesta quando si arriva al punto, alla decisione, a riconoscere un problema che va risolto. Presi singolarmente comprendiamo le cose, ma a livello collettivo no. È un esempio il concetto che sta passando di disabile uguale a truffatore, come mostrava in febbraio una copertina di Panorama. Siamo i primi a chiedere che non si sprechino soldi soprattutto per pagare i truffatori, ma non scherziamo… I nostri disabili hanno bisogno di tutto e per questo non possono essere coinvolti in nessun equivoco.

GIGI MANZA – Ricordiamo a tutti una realtà: le cooperative in questo periodo così difficile non hanno licenziato nessuno, significa che l'integrazione si fa sul serio. Negli anni 60, particolarmente dopo il 68 si marciava con forza perché dietro c'era anche il sindacato a sostegno di tutte le iniziative a favore del settore dei servizi sociali. Fino al 1981 quando il sindacato ad esempio invitava i lavoratori a darsi da fare per vigilare sull'applicazione della legge 482 sul collocamento, se l'azienda rispettava o no le regole. Ecco perché oggi ad esempio proprio le cooperative debbono essere aiutate. L'integrazione è basilare, anche se oggi è difficile inserire in azienda perché il fondo per la legge 68 (42milioni) è stato praticamente ridotto a un quarto. Ci sono scelte che non rendono neppure dal punto di vista economico e che pure prendono piede tranquillamente a spese di tutto un settore che meriterebbero una ben diversa attenzione.

ALBERTO TOLDO – Aggiungiamo che la realtà costruita negli anni dalle associazioni e dalle amministrazioni che le hanno assecondate nel tempo si è strutturata. È questa situazione che al momento corre pericoli di essere davvero minata. Non è la crisi finanziaria. Non credo che gli amministratori locali abbiano abbandonato la partita, ricordo esempi come esperienze vincenti in questa provincia come le residenze, la fattorie sociali ecc. Questa stessa tensione credo ci sia ancora in buona parte degli amministratori. Quello che ci contraddice è che calano i contributi mentre dobbiamo riprendere il discorso con tutte le associazioni.

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