NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Questo turismo che vuol essere industria

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Questo turismo che vuol essere industria

Recoaro dunque è chiamato direttamente in causa per uno stallo che ha origini lontane e che nel presente e nel futuro non regala molti spiragli a chi vuole cercare soluzioni credibili perl tutto un sistema economico termale e alberghiero in crisi da 40 anni.

antonio spanevello (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)ANTONIO SPANEVELLO - Torniamo indietro nel tempo di 30/40 anni, il problema già si vedeva. Prima si passeggiava in strade affollate, si faticava a camminare. C’erano più di 30 alberghi per 2500 posti letto; ora siamo a 10 alberghi con 900 posti letto. Perché? Perché il turista è venuto a mancare per varie cause. Si sommano le cause. Recoaro era soprattutto termalismo e per nostra colpa è andato a rovescio: la gente comunque veniva, aprivamo la porta a maggio, la chiudevamo a settembre e tutto funzionava; ci siamo adagiati su questo, ma quando il turista ha cominciato a non essere più così costante nelle sue visite abbiamo lasciato fare con l’idea che fosse una crisetta momentanea. Allora le risorse c’erano, ma è mancata l’unione di tutti per progettare il futuro perché non fosse quello che vediamo oggi. Come uscirne non so: le risorse sono modestissime, il problema legato alle fonti è irrisolvibile per noi perché ci voglio 80 milioni di euro. Però qualcosa si può fare a piccoli passi guardandoci attorno: territorio meraviglioso, bosco, passeggiata, prospettive di montagne.

Il meaculpa di Spanevello per la situazione di Recoaro Terme riguarda anche Asiago e Tonezza? Situazioni diverse, ma ad esempio l’incidenza delle aree occupate dall’edilizia della seconda casa è di altissimo livello e forse qualche problema lo crea ancora…

STEFANO FRACARO - Penso proprio di condividere il pensiero di Spanevello infatti anche l’altopiano si trova dopo un periodo fiorente che data dagli anni 60 quando c’erano manifestazioni di spicco nazionale e internazionale, specie musicali (Festivalbar e personaggi vari) ora deve smaltire un’eredità pesante, si è adagiato sul concetto che tanto gli ospiti prima o poi arrivano e non occorre fare di più, come per una specie di inerzia che si ritiene inevitabile. Ora però cambia tutto perché noi albergatori ci stiamo rimboccando le maniche e andiamo alla ricerca dei mercati che possono fruire del nostro territorio come peculiarità e in termini di servizi. La questione dell’edilizia è pesante: si è costruito troppo e selvaggiamente, cementificando aree peculiari, rovinando il paesaggio e impedendo di valorizzare proprio quelle aree magari in zone particolarmente impervie e quindi più attraenti per chi cerca passeggiate, natura, ecologia. Il nostro problema è ancora il pendolarismo che ogni fine settimana e nelle stagioni di punta riversa in altopiano una grande massa di gente. Non fraintendetemi: è lavoro e ben venga, però non garantisce flussi turistici ordinati e distribuiti nell’anno. Non è turismo stanziale per cui gas di scarico inquinamento e seconde case che a tratti sono tutte aperte e per lunghi periodi sono tutte chiuse cosicché la vitalità del paese ne soffre come ne soffre la nostra capacità di dare servizi, tipo la raccolta dei rifiuti, e conseguenze inevitabili sui costi del nostro lavoro. Bisogna cercare più turismo stanziale durante l’anno, più equilibrio, più economia distribuita sul territorio. Ci aspettiamo anche una mano dalla politica anche se mi rendo conto che è facile chiedere quando si è in stato di bisogno. La stagione è andata secondo tempo meteorologico, ma non è più possibile restare legati al tempo, occorre prendere iniziative promozionali sul mercato individuando chi è e da dove verrà il nostro prossimo cliente.

Quirino Fontana (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)QUIRINO FONTANA - Mi ritrovo in quanto dice Fracaro, il problema della seconda casa e del pendolarismo è lo stesso o quasi. Pensate solo che siamo 700 residenti circa e in compenso abbiamo qualcosa come 3500 seconde case, un numero spropositato. Tutto va a incidere sui costi di gestione che un Comune così piccolo non si può permettere. A differenza dall’altopiano di Asiago noi non abbiamo vicini di casa così, numerosi, anzi, siamo soli e non abbiamo nessuno con cui fare squadra; l’unico riferimento prossimo a cui appoggiarci è Folgaria che negli ultimi 15 anni è cresciuta fino a diventare quella con maggiore incremento di impianti e servizi in Italia; ne siamo coinvolti perché a una ventina di chilometri di stanza è evidente che quel contatto funziona anche con i nostri stessi clienti che di Folgaria sono frequentatori assidui magari anche solo per alcune ore. Folgaria ha investito 100 milioni di euro, hanno 28 Comuni in consorzio, più di 100 chilometri di piste. Ora questa vicinanza ci dà la possibilità di collaborare con skipass, scuole di sci, impianti; rispetto al piano sciabile di Folgaria i chilometri di distanza diventano appena 9 e l’unico problema è la strada. Finozzi sa bene di cosa parliamo; il contributo dato a suo tempo è stato perduto dai nostri amministratori di allora, il treno è passato, ma speriamo che ne torni almeno un pezzo in modo da potere anche noi investire a rendere più saldo il collegamento con Folgaria che fa lavorare oltre duemila persone tra diretto e indotto e che potrà dare benefici anche a noi. Ci servono le strade. C’è un progetto di allargamento per avere passaggio garantito tutto l’anno. L’estate è andata bene, è tornata la scuola di tennis dopo 20 anni, poi c’è hockey, calcio, ecc. Abbiamo puntuto e puntiamo sullo sport con risultati piuttosto buoni.

MATTEO TREVISAN - Siamo in una città turistica e su questo non ci sono dubbi; per le difficoltà attuali, vuoi per gli operatori, vuoi per i potenziali clienti ci troviamo di fronte ad un movimento che sta venendo a mancare; o meglio: vediamo che la città non è preparata ad accogliere strutturalmente il turismo con mostre o con eventi; l'amministrazione secondo me sta imboccando la strada giusta e cioè quella di aver affidato al dott. Goldin la gestione e l'organizzazione delle mostre che saranno organizzate tutte nella basilica Palladiana il prossimo anno. Visti i risultati ottenuti da Goldin ad esempio a Treviso mi sento di dire che questa scelta è giusta. Vicenza è città del Palladio e si è visto con il quinto centenario che il flusso di turisti è aumentato sensibilmente rispetto a prima; quest'anno abbiamo monitorato dati secondo cui c'è stato più turismo d'arte, con presenze molto superiori all'anno scorso. Ovviamente la città deve fare di più perché una sola occasione per quanto prestigiosa non basta.

OSCAR ZAGO - Sono d’accordo parzialmente con Trevisan. La fotografia è un pochino diversa. È vero che Vicenza è una cenerentola rispetto a Venezia e Verona, ma è vero che ci sono stati eventi come la guerra in Bosnia, la fiera, mentre non è vero che abbiamo lavorato sul congressuale ed è un tema tutto da valorizzare a affrontare. La fiera dell’oro ci dava 21 giorni all’anno per cui per tutto il resto di qualcosa dovevamo campare; fino ad oggi siamo stati sul turismo d’affari ora in calo e se tutto sommato abbiamo un numero di presenze cospicuo con una tenuta discreta vuol dire che qualcosa di positivo è stato fatto. Condiviso con Trevisan il concetto che la città non è pronta, non siamo pronti culturalmente; c’è un dibattito da tantissimo tempo se la domenica si tiene aperto o no e si sa che una città turistica deve fare proprio questa scelta. Mi rendo conto che è un sacrificio per tutti, ma inevitabilmente è così. Basta guardare a Verona e Venezia dove oltre agli orari elastici dei negozi c’è l’apertura a oltranza di ristoranti e bar. Un cambio culturale che tutta la città deve fare per essere pronta a ricevere i turisti che arrivano. Da sviluppare il turismo congressuale: mi piace pensare che la Basilica Palladiana possa essere una sede prestigiosa di congressi, come del resto fanno a Verona dove vogliono riaprire ai congressi il palazzo della Gran Guardia; non abbiamo bisogno di grandissimi congressi ma di congressi di prestigio in una sede così forte che altre città non possono offrire. La Basilica è il salotto buono e insostituibile.

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