NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Caldogno, l’alluvione un anno dopo tra paure, attese e sfide miracolose

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Caldogno, l’alluvione un anno dopo tra paure, atte

Biasin (Comitato alluvionati): «Preoccupati per lavori e rimborsi»

 

Caldogno, l’alluvione un anno dopo tra paure, atte (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Nel comune dell’hinterland di Vicenza, nelle settimane successive al disastro del novembre 2010, è stato costituito il Comitato alluvionati di Caldogno, presieduto da Nicola Biasin: a distanza di un anno il Comitato sta perseguendo due obiettivi in particolare, ossia opere e lavori per evitare altre esondazioni e il discorso relativo ai rimborsi dei danni. «Non vogliamo mollare la presa - spiega Biasin - perché se è vero che l’alluvione non fa più parlare, se non a livello locale, noi non possiamo permetterci di dimenticare il tutto. In questo senso non nascondiamo la nostra preoccupazione per quanto riguarda le opere necessarie per evitare il rischio di un altro disastro simile. I lavori per la costruzione del bacino di laminazione dovrebbero essere conclusi entro tre anni ma ci sono altre situazioni che ci preoccupano: infatti se l’ansa dove ha rotto il Timonchio è stata rinforzata, dal ponte di Vivaro a Ponte Marchese non è stato pulito niente: questo significa che rispetto a un anno la portata è minore perché tutte le piogge dell’autunno, dell’inverno e della primavera hanno portato con sé una serie di detriti che non sono stati tolti. La promessa è che questi lavori verranno svolti in primavera, ma per i prossimi mesi dobbiamo sperare che non accade nulla, anche se non si può vivere sempre e solo sulla speranza. Il discorso vale ovviamente anche per il bacino di laminazione che non verrà realizzato prima di 3 anni».

Un altro argomento che inquieta il Comitato è relativo ai rimborsi. Dove, per certi aspetti, i conti non tornano. «Ad esempio le tabelle della Regione - fa osservare Biasin - sono parametrate al prezziario degli appalti pubblici in Veneto, quindi non in linea con un lavoro previsto all'interno di un'abitazione: mi riferisco ad esempio all'intonaco o anche al semplice colore, ma anche a quelle rifiniture che non possono mancare, ad esempio, in una taverna. Per quanto riguarda i rimborsi di coloro che hanno subìto i maggiori danni, sappiamo che il sindaco potrà andare in deroga oltre i 30 mila euro ma sappiamo con quali cifre e per quante persone saranno concesse».

 

Farina (portavoce proprietari terreni): «Siamo pronti a presentare i ricorsi»

 

Caldogno, l’alluvione un anno dopo tra paure, atte (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Sul piede di guerra sono invece la quasi totalità dei proprietari dei terreni agricoli, dove sorgerà il mega bacino di laminazione esteso su 105 ettari, pari a 10,5 milioni di metri quadrati. «Siamo in attesa della stesura del progetto definitivo - spiega un agguerrito Gianfranco Farina, portavoce dei 65 proprietari dei terreni, pari a circa il 90% del totale - dopo il quale verrà formulata una proposta concreta ai proprietari. A quel punto potremo presentare i ricorsi o comunque aprire una trattativa, cosa che invece in questo momento non possiamo fare proprio perché manca una qualcosa di determinato nero su bianco. Per il momento l’unica proposta ufficiale è quella di un rimborso di 18 mila ad ettaro, davvero irrisorio, che poi a voce, ma solo a voce per il momento, ci è stato detto che si potrebbe arrivare a 50 mila euro ad ettaro. Nel frattempo stiamo aspettando un incontro, in programma a Caldogno, dove ci verranno illustrati i conteggi dei carotaggi».

Nonostante la "supervisione" e l'avvallo della Coldiretti di Vicenza, l'accordo che verrà preso non sembra convincere tutti. «La soluzione migliore - aggiunge Farina - sarebbe stata quella di procedere all'esproprio dei terreni, magari poi con la possibilità di darli in gestione o in affitto agli stessi contadini, che avverrà solamente per quelle aree corrispondenti agli argini. In pratica con l'accordo che si prospetta un contadino si trova di fronte alla cosiddetta servitù per 99 anni, che significa poter coltivare un terreno che può essere allagato in qualsiasi momento ma che poi deve essere ripulito, con relativo smaltimento di qualsiasi detrito possa essere arrivato con l'acqua».

Per Gianfranco Farina il bacino di laminazione a nord di Caldogno rischia di non essere sufficiente in caso di grandi piene. «I miei sono numeri, non interpretazioni: secondo lo studio presentato dai tecnici per riempire totalmente il bacino serviranno 19 ore, con una quantità di 200 mila metri cubi all’ora. Un anno fa, il 1° novembre, sono esondati 15 milioni di metri cubi in 4 ore: i calcoli sono presto fatti».

Infine un allarme: «Mentre a nord si è lavorato bene, al ponte di Vivaro c’è una strozzatura, che in caso di piena rischia di fare da barriera, con due ipotesi: o si porta via il ponte o sfonda l’argine a destra o a sinistra».

 

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