NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La tentazione del sabato riagita la scuola

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La tentazione del sabato riagita la scuola

Abbiamo cominciato il dibattito con la domanda prima e obbligatoria: lei è favorevole o contrario al sabato a casa?

CECILIA CORREALE (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)CECILIA CORREALE- La situazione s deve affrontare su vari aspetti perchè gli elementi che sottolineavano le interviste sono corretti ma occorre valutare tutto: noi sosteniamo che sia una scelta sbagliata quella di cancellare il sabato: per motivi didattici (alcune scuole come i tecnici che hanno 40 ore togliere un giorno significa tornare a casa tardissimo, ma anche per i licei il carico di lavoro del pomeriggio è comunque maggiore e gli studenti hanno meno tempo per studiare), e per motivi economici perché porterebbe alla scuola vantaggi ma consideriamo che alla scuola sono stati sottratti finanziamenti mentre bisogna aumentarli; il pomeriggio con attività extracurricolari va benissimo ma vivendo questi spazi di condivisione e di maturazione della persona; inoltre altri pomeriggi introdotti vogliono dire mense e strutture per cui non ci sono soldi, il che andrebbe a carico delle famiglie…

PIERANGELO PERETTI- Periodicamente torna alla ribalta questa storia che è poi una derivazione del problema dei trasporti; l’ultima notizia è che effettivamente la chiusura del sabato è legata soprattutto ai tagli nei trasporti e al risparmio conseguente che occorre fare; dai genitori mi aspettavo maggiore interesse, una maggiore risposta. Se dovessimo pesare in questo momento i sì e i no i primi avrebbero una maggioranza risicatissima e soprattutto sarebbero articolati perché per le famiglie non si capisce cosa vuol dire chiudere il sabato. A noi interesse che i ragazzi vadano a scuola abbiano un orario il più possibile favorevole, ma se il pomeriggio anziché essere una soluzione diventa un peso e non ci sono i mezzi per tornare da scuola le conseguenze cadrebbero proprio sui ragazzi. Fare orari prettamente mattutini la vedo per i licei praticabile ma molto difficile per gli istituti tecnici e professionali che hanno un monte ore nettamente superiore. Vorremmo capire un po’ meglio prima che articolino una proposta definitiva perché così come ora è molto complicato, anche se dico che siamo disposti a ragionare.

ELENA DONAZZAN- In qualche modo avevo già fatto la proposta di settimana corta, principalmente per coniugare meglio i tempi della didattica per un verso e dall’altra parte per i rapporti dei ragazzi con le loro famiglie; oggi madri e padri lavorano, forse l’unico momento libero è il week-end e si sta riducendo moltissimo questo tempo; i ragazzi vivono nella scuola con tempi tali e quali a diversi decenni fa quando l’organizzazione del lavoro era del tutto diversa da oggi. C’è chi accompagna i figli anche avvalendosi di aiuti, papoi nel pomeriggio ci sono attività come lo sprt ma i ragazzi spesso rimangono abbandonati a se stessi. Quella proposta di settimana corta era fatta per questo e pensava anche a mense, a scuole aperte il pomeriggio, a docenti e ad altri figure, ai precari che avrebbero potuto avere un ruolo: era vivere la scuola in un tempo diverso durante tutta la giornata

GIANNI ZEN (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)GIANNI ZEN- Proposta che di tanto in tanto ritorna con pro e contro che si ripropongono; dal punto di vista didattico mi domando se staccare due giorni sia un fatto positivo o negativo anche per la capacità di concentrazione e di lavoro sul campo. Sono convinto che i ragazzi abbiamo bisogno di masticare per così dire di pomeriggio quello che apprendono di mattina per comprendere. Quando ero al Rossi e l’ho riposto al Brocchi ho presentato alle famiglie la stessa proposta ma non ho trovato molto favore. I carichi di ore per i vari istituti sono diversi e richiedono quindi una riflessione attenta e specifica; è possibile per un biennio di un liceo, ma si complica per i trienni che o ricorrono alle seste ore o ai pomeriggi e sappiamo che alle ultime ore si arriva spossati. Vedo anche modelli europei che esistono e che non possiamo ignorare. Il problema è nostro, abbiamo indirizzi di studio con tante materie, forse troppe, e tante ore, forse troppe. Ogni paese ha le sue tradizioni e credo che noi non sempre ci siamo preoccupati di evitare questo spezzettamento in tante ore e in tante materie. Se tutti i docenti avessero sabato libero sarebbe tutto più facile perché i carichi di lavoro in settimana sarebbero agevoli da organizzare. Oggi c’è concentrazione sbagliata con giornata in cui i ragazzi hanno cinque ore con materie pesanti. E ci sono anche aspetti di tipo logistico: in Europa c’è il campus secondo una logica di mense scuole biblioteche che in Italia non abbiamo. Nel decreto sulla semplificazione si comincia finalmente a parlare di rete di scuole non più unità singole ma dentro una logica comune a partire dagli organici dei docenti dei bidelli degli amministrativi; il problema è dare risorse: il Brocchi è la più grande scuola del Veneto e non ha un parcheggio, il che fa parte di quella cornice che rende qualitativamente precisa una situazione. Tutti questi aspetti se vado in Europa mi fanno piangere perché vedo cose ben fatte mentre in Italia tutto questo non lo abbiamo. Per renderlo possibile dobbiamo avere le strutture ma se non abbiamo le strutture non possiamo realizzare l’obiettivo. Gli enti locali cioè Comuni e regioni debbono cominciare a sperimentare nelle varie zone forme di campus in modo che ci sia un effetto moltiplicatore reale.

TINA CUPANI- Mi rifaccio all’intervento dell’assessore Donazzan: da una parte vedo una politica che taglia sulle risorse sul personale e sui progetti mentre dall’altra prospetta situazioni in cui è necessario averle quelle stesse risorse anziché rinunciarvi; le scuole non hanno fondi per la cancelleria, non si nominano supplenti, nessuna capacità di progettare sulla potenza di formazione della scuola da cui arriva il cittadino del futuro e quindi il volano per l’economia futura: in Europa queste considerazioni sono accettate e in atto i provvedimenti. Qui tagliamo perché cpsì risparmiamo. Questo parlare di scuola aperta di pomeriggio con supporti a carico di chi da parte di precari o altre figure quando non ci sono nemmeno più le risposte per finanziare l’offerta formativa. Un po’ più di coerenza occorrerebbe. Nella sua autonoma rispettata e anche nel rispetto delle competente degli organi collegiali non si può parlare di chiusure ma di scelta fatta dalle singole scuole perché al centro c’è il sistema educativo cioè il ragazzo l’apprendimento l’offerta formativa. Tutto questo passa attraverso una situazione diversa per il docente che per trasmettere le sue conoscenze al meglio deve avere come interlocutore un ragazzo che è a proprio agio. Possibile e funzionale stare a casa il sabato? Ho un sistema didattico che mi permette di realizzare un’offerta formativa di qualità? Bisogna ragionare sull’obiettivo di una scuola di qualità che funziona. Negli ultimi 16 anni siano uno dei pochi paesi europei che nella spesa pubblica complessiva ha tagliato maggiormente proprio nella scuola: purtroppo quando la scuola come in questo caso diventa momento di taglio di costi la cosa non mi sta più bene.

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