NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La siccità imporrà altre scelte agli agricoltori?

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La siccità imporrà altre scelte agli agricoltori?

Tempo quindi di investimenti oltre che di programmazione. Veneto Agricoltura è il braccio tecnologico e strategico della Regione, lavora proprio su questo terreno. Vediamo come.

giustino mezzalira (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)GIUSTINO MEZZALIRA- Noi siamo un osservatorio abbastanza privilegiato, oltre a guardare le cose nel loro divenire con l’evoluzione tecnologica dall’altra parte abbiamo la peculiare caratteristica della gestione di vasti territori; circa 17mila ettari di territorio fatti di foresta, laguna, valli, aziende agricole, eccetera. Tante delle cose che in teoria si possono suggerire noi le mettiamo in pratica direttamente. Salta fuori immediatamente che stiamo dicendo della nostra fortuna di avere tanta acqua e di avere uno sviluppo economico e sociale incredibile, mai pensabile per le generazioni del primo Novecento. L’acqua è stata una delle componenti della ricchezza. Così tanta e così buona, così tranquilla per un così lungo periodo. Da un po’ di anni i colpi di pendolo si sono intensificati da un tempo relativamente breve, dall’85 con la grande nevicata. Il nostro mondo è cambiato da allora e si sono cominciati a vedere gli effetti del cambiamento. La domanda è che cosa possiamo fare a questo punto, soprattutto la parte che gestisce il territorio cioè l’agricoltura che pur non essendo più settore primario della produzione è sicuramente prima nella gestione del territorio. Sul tema della siccità abbiamo il di consigliare gli agricoltori e di sapere da loro che cosa vogliono fare per contribuire al risanamento. Teniamo presente che per noi vicentini il problema della siccità è davvero nuovo e forte mentre quello inverso, delle alluvioni, è assolutamente normale in quanto è la nostra storia di secoli fatta essenzialmente di alluvioni anche devastanti che hanno segnato il territorio. Ora ci sono sperimentazioni molto interessanti per l’agricoltura seguendo il principio della strategia della genesi, riprendendo un antichissimo uso: quando hai qualcosa la metti via per quando ne avrai più bisogno. Non abbiamo e non avremo a breve grandi bacini nuovi per cui nel prossimi dieci o vent’anni avremo bisogno di creare i presupposti per rifornire il bacino naturale della falda. Possiamo incidere lì? La risposta è sì. Quando abbiamo l’acqua possiamo usare come già sperimentato superfici agricole piccole, un ettaro al massimo, le strutturarle in modo da disperdere verso la falda portate importanti che deriviamo dai fiumi quando di acqua ce n’è tanta. L’acqua per l’agricoltura ha cento giorni di vita circa, da maggio a agosto; ma gli altri 265 giorni? C’è in quel periodo la dispersione dei fiumi verso il mare senza poterla bloccare. Blocchiamola con questi appezzamenti strutturati e restituiamo alla falda la sua acqua. Grattando via 50 centimetri di terra fino alla ghiaia faccio andare un milione di metri cubi d’acqua per ettaro in direzione della falda e la rigenero. Parlo della fascia pedemontana dove sarebbe facilissimo realizzare tutto ciò tra il bacino del Brenta e l’ovest della provincia. Stiamo sperimentando. L’agricoltura, con la giusta remunerazione può fare tutto questo in una direzione precisa ed utile per tutti.

Giusta remunerazione vuol dire anche contrattare e allineare l’interesse privato a quello più generale pubblico…

ANTONIO NANI (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)ANTONIO NANI- Il 28 firmiamo una convenzione con la Regione per il bacino di Trissino e questa è un’opera che gestiamo noi come consorzio e a fine anno partirà con circa 4milioni di metri cubi disponibili. Il Timonchio credo sia avanti come progettazione e anche lì entro l’anno dovrebbe partire. Certo che bisogna verificare con i proprietari e gli espropri. Si può dire che le norme dovrebbero prevedere gli interventi precisi quando la situazione richiede il rispetto dell’interesse pubblico. Credo che la situazione si stia sciogliendo anche se è normale che ciascuno cerchi di ottenere il massimo. Come consorzio con Mezzalira e la Provincia abbiamo fatto varie opere, ad esempio tra Cornedo e Sarcedo con otto impianti: tutto quello che ci era possibile fare lo abbiamo fatto. Cerchiamo altre zone per altri pozzi cosiddetti bevitori che contribuiscono a immettere l’acqua nel sottosuolo. Resta ancora la diga di Meda, dieci milioni di metri cubi che se avessimo avuto la possibilità di fare riempimento a tempo debito avremmo almeno un metro cubo da passare all’Astico contro circa la metà di oggi. Certo che stiamo verificando una verità: la siccità vale una alluvione, non c’è differenza dal punto di vista del danno economico per il territorio. A noi la protezione civile ha suggerito a suo tempo di immettere nel sottosuolo ed è quanto abbiamo cominciato a fare. L’attuale capacità di rifornimento è sovrastata dal consumo.

LORENZO ALTISSIMO- Sulla diga di meda dico che stiamo assistendo a una leggera diminuzione delle precipitazioni in tutta Europa mentre dall’altro sui allunga l’intervallo di tempo tra una pioggia significativa e quella successiva, da 30/40 giorni di 50 anni fa a molto di più oggi. Occorrono interventi che sostituiscano la regolarità che la pioggia non ci dà ovviamente. La diga di Meda era stata prevista come cassa di laminazione per la zona cosa poi non fatta e in quelle aree si è costruito per cui quell’invaso non ha più la capacità di risolvere la questione. Si è poi costruito dove c’era una naturale vocazione a permettere invasi o a infiltrare nel sottosuolo. Il primo passo è proprio di individuare le parti del territorio dove si può fare infiltrazione e quelle vanno vincolate a uso agricolo, dove cioè si può esclusivamente infiltrare acqua nei periodi utili.

 

La siccità imporrà altre scelte agli agricoltori? (Art. corrente, Pag. 4, Foto generica)

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