NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Ma forse la scuola non vuole il week-end...

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Ma forse la scuola non vuole il week-end...

La discussione prende l'avvio dal commento all'intervento di apertura, quello di Cecilia Correale, rappresentante del collettivo studenti della scuola pubblica. E vediamo dunque che cosa dice la voce degli studenti...

cecilia correale (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)CECILIA CORREALE- Come Collettivo degli studenti della scuola pubblica siamo contrari all’ipotesi di tagliare il sabato per varie ragioni: prima di tutto a causa dell’esclusione che ha caratterizzato per quel che ci riguarda tutte queste decisioni: non siamo mai stati interpellati da nessuno e saremo invece costretti a subire le conseguenze di provvedimenti pensati e adottati sulla nostra testa; il secondo punto della nostra contrarietà riguarda la mancanza totale di risorse utili a creare i presupposti per mettere in pratica l’adozione della settimana corta: non ne hanno le amministrazioni pubbliche e non ne ha la scuola; come si può pensare ai rientri del pomeriggio senza una organizzazione completa fatta di mense scolastiche? Infine la valutazione generale sul futuro: noi pensiamo che sarà ben difficile realizzare questo progetto a meno di non scaricare tutto sulle famiglie, già abbastanza oberate e in difficoltà senza vedersi ancora peggiorata la loro situazione.

Al di là di questa posizione, il tema centrale costituito dal fattore organizzativo: nell'intervallo tra mattina e pomeriggio dove vanno i ragazzi e che cosa fanno? Di più: l'unico strumento davvero utile per non perderne le tracce sarebbe la mensa: quanti istituti ne dispongono in questo momento? Cosa dice la vostra esperienza?

ADRIANA CAMPESAN (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)ADRIANA CAMPESAN- Noi abbiamo da tre anni la settimana corta; ho fatto un sondaggio ed ho avuto tra il 93% ed il 95% di consensi tra studenti e personale. Se dovessi tornare indietro sono sicura che si vorrebbe ancora il sabato libero che è molto apprezzato. Facciamo cinque giorni sei ore e il venerdì sei ore, una pausa di trenta minuti e altre due ore al pomeriggio, che vuol dire in tutto 32 ore settimanali. Veniamo da esperienze in istituti tecnici dove c’erano fino a due anni fa 36 ore per cui siamo abituati tutti alle sei ore quotidiane. Non ne abbiamo risentito.

PIERANGELO PERETTI- Di quanto dice Cecilia Correale condivido le preoccupazioni; non mi riferisco in maniera precisa alla didattica, ma dico che comunque vada per le famiglie sarà un esborso, che in tempi di crisi come questi è già un dramma. Difficile chiedere ancora qualcosa alle famiglie: la storia del sabato è nata per recuperare risorse soprattutto nel settore dei trasporti. Il sabato è la soluzione in quanto se c’è non ci aumentano gli abbonamenti. Però se facciamo i pomeriggi non ci sono i mezzi sufficienti per il servizio. E allora? Inoltre e con la prospettiva di rientri a casa ad ore impensabili, ecco il costo della pausa che non si risolve con il panino. Prevediamo un costo di 25 a 35 euro mensili in più. Abbiamo ipotizzato una soluzione che potrebbe aiutare salvo sentire tutti gli addetti ai lavori per le decisioni: allungare di qualche giorno l’anno scolastico all’inizio con una rimodulazione del calendario scolastico.

EDOARDO ADORNO (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)EDOARDO ADORNO- Sono preside del Quadri e reggente del Lioy, 2300 studenti circa. Non è affatto semplice risolvere la questione. Questa possibilità c’era anche ieri e l’altro ieri; ora la spinta è economica, non è scegliere la cosa migliore possibile ma una esigenza: se ce ne sarà la necessità faremo gli sforzi necessari, ma bisogna sapere che cosa ci costa: non c’è risparmio economico, riduce la buona organizzazione dei servizi della scuola, non c’è più la prima fascia perché ci vanno tutti e infine la questione didattica: un ragazzo che sta a scuola per sei ore tutti i giorni ha sei volte la sesta ora e sappiamo benissimo che nelle ultime due ore i ragazzi sono stanchi come benissimo sanno anche gli insegnanti. Ultima riflessione sull’orario: con 32 ore le faccio per due giorni con orario ridotto di 30 minuti; per cinque giorni tutto l’anno significa ridurre 100 giorni di lezioni all’anno. Ci sono benefici, ma occorre una compensazione tra costi e benefici.

GIOVANNI ZEN- Noi cominciamo come tutti alle 7,40; al Rossi avevo tentato il sabato libero con 36 ore e ore da 50 minuti; ora le 32 ore sono modulate su 60 minuti. Organizzativamente dati alla mano è impossibile organizzare per il biennio e non per il resto; sarebbe più semplice avere a casa tutti i docenti a casa il sabato e dedicarlo alle attività extracurricolari. In Francia proprio ora c’è una forte polemica sui compiti a casa che dovrebbe far riflette anche noi; visto il crollo delle iscrizioni all’università e le prospettive occupazionali in un mondo ipercompetitivo per cui la scuola deve dare sbocchi possibili e reali, per me la scuola deve tornare ad essere tra gli investimenti prioritari dello Stato e non più luogo neutro dove si va a incidere dove è possibile tagliare: il primo investimento significa per me che debbo dire ai ragazzi la verità, debbono sapere che bisogna avere l’abitudine a lavorare il pomeriggio e a farlo a casa. Le opportunità scolastiche debbono essere di qualità al mattino e non occupare tempo al pomeriggio che deve invece essere dedicato allo studio.

La questione è quindi articolata attorno al monte ore: se sono 32 è praticabile la soluzione della settimana corta, in caso contrario no: le cose sembrano essere in questi termini e per ragioni obiettive di didattica e anche di organizzazione…

ANTONIO MINGARDI- Abbiamo la settimana corta da un anno. La nostra scuola non ha risentito del cambiamento, la scelta è stata della maggioranza di alunni genitori e docenti, pensiamo di continuare, non ci sono stati cali di rendimento; io sono reggente anche del Pigafetta, altri 12300 studenti, i quali dicono che vogliono la settimana lunga. Come diceva Zen hanno bisogno di pomeriggi liberi per studiare. Lo studio si fa a casa secondo il modello tradizionale. Al Pigafetta si può studiare al massimo di cambiare per il biennio, come già accade al Lioy: le 26 ore settimanali del biennio favoriscono queste scelte.

ADRIANA CAMPESAN- Dal punto di vista del profitto le scuole che hanno sei giorni hanno normalmente richieste di una sospensione di qualche tipo di lezioni e compiti il lunedì; naturalmente con a disposizione sabato e domenica questo problema non esiste più e si ha tutto il tempo per prepararsi anche per il lunedì. Altra cosa importantissima è avere per cinque giorni tutti i professori presenti per cui si ha nella formulazione dell’orario una possibilità di distribuire meglio le ore. Ci sono criteri didattici precisi che in questo modo vengono molto bene rispettati tenendo presente la differenza che passa tra le prime e le ultime ore per la didattica e per l’attenzione da parte degli studenti. Importante anche per l’organizzazione e riguarda anche i collaboratori scolastici che hanno una rotazione particolare per cui li ho a disposizione per sette ore anziché sei e la gestione della scuola diventa migliore fosse anche solo per la pulizia delle aule e di tutto il resto. Il collaudo è stato buono e lo stesso vale per esempio a Valdagno per l’istituto tecnico che o cinque giorni li fa da anni.

ANTONIO MINGARDI- Teniamo presente che siamo istituti tecnici dove la presenza dei laboratori favorisce la scelta dei cinque giorni; i licei sulle sei ore e senza laboratori avrebbero un carico impensabile di materie e impegno.

DIETRO (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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