NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La potenza del luogo comune (e quant’altro)

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La potenza del luogo comune (e quant’altro)

La discussione comincia esplorando il terreno della tollerabilità ad oltranza al luogo comune, totem autoreferenziale del nostro lessico quotidiano che lo accetta forse un po' troppo acriticamente

UCCIO CAVALLIN (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)UCCIO CAVALLIN- Credo che il luogo comune provoca un sottile piacere perché usarlo è rassicurante, mi sento come i più che dicono le stesse cose; il luogo comune sottende una mancanza di pensiero critico, non ho la forza di sostenere l'affermazione con il ragionamento per cui uso queste modalità, è comodo. Resta il fatto che il sottile piacere c'è e rimane, è come andare al bar che è il luogo dei luoghi comuni ed è anche una metafora del luogo comune, ci piace cazzeggiare, è rassicurante, dà piacere, e lì tutti dicono le stesse cose che sono state dette in televisione per cui c'è consacrazione. Spariamo stupidaggini e siamo contenti perché tutti lo dicono...

ANTONIO STEFANI- Proprio perché sono luoghi comuni un fondo di verità lo hanno. Nell'epoca contemporanea il padre di tutti i luoghi comuni è non ci sono più le mezze stagioni; nata 25/30 anni fa, parodia del trio Lopez Marchesini Solenghi: rifletteva un andamento climatico che abbiamo poi sempre più drammaticamente verificato nei fatti. Adesso sullo stesso argomento assistiamo al luogo comune mediatico dell'emergenza permanente compresa la televisione: siamo passati dall'allarme gelo all'allarme siccità quindi diciamo che è vero che faceva freddo, ma d'inverno fa freddo,. È vero che poi è piovuto poco, ma capita. Tutto però si traduce in formule che ci scambiamo dappertutto, bar compreso. Il problema è quando di queste formule vivono coloro che ci debbono comunicare qualcosa perché anche loro vivono e propagano luoghi comuni; chi ha contato gli otto milioni di auto in vacanza? Nessuno, mal è rassicurante perché sappiamo che qualcuno in vacanza ci va.

UCCIO CAVALLIN- Mi viene in mente una cosa sentendo Stefani: i titoli dei giornali sono ad effetto, vanno per iperboli. Slavina uccide, la curva assassina ecc. Nessuno pensa che se lo sciatore e l'automobilista fossero andati un po' meno forte...

STEFANO FERRIO (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)STEFANO FERRIO- Viviamo talmente prigionieri del luogo comune, pensa solo all'italiano medio che si divide tra calcio e politica e alla sera potrebbe essere da ricovero, in questo panorama autoreplicante basta arrivi Marchionne col maglioncino e tutto è liquidato: a prescindere dal giudizio sull'uomo l'uomo è un outsider, porta messaggi misteriosi, si presenta in maglione dovunque, dice cose più o meno pensate centrate e comprensibili, come il personaggio di Peter Sellers di oltre il Giardino Molti scambiano Marchionne per un inquietante genio del male, per me è Peter Sellers in quella funzione che sarà anche studiata a tavolino, ma che non gli impedisce di irrompere dappertutto con la sua aria naif, pare appena uscito dal barbiere a metà del servizio, e dice cose su cui poi si arrovella il mondo senza che se ne vada a capo: è come interrogarsi sul giardiniere di Sellers...

ETTORE BEGGIATO- Siamo colpevoli di questa tolleranza? Sì' nel senso che c'è un uso smodato del luogo comune, che fa moda ed è così facile e comodo che non ci si pone il problema del significato, no nel senso che forse non ce ne accorgiamo neppure perché si tratta di una delle grandi realtà del nostro tempo, senza necessità di analisi critica. Luogo comune per me che faccio il pendolare per Venezia e ritorno è la valutazione della città: la più bella del mondo, si dice, ma non ci vivrei mai...

UCCIO CAVALLIN- La più bella del mondo, se te sì un pantegan...

ETTORE BEGGIATO- Vero, e nessuno va oltre valutandone la bellezza, la mancanza di macchine, la dimensione umana; neanche l'ombra di un giudizio critico. Più luogo comune di così...

ANTONIO STEFANI- A proposito di Venezia, ci ho scritto un libro cercando di parlarne in altro modo, rompendo gli schemi di Kuna oleografia perfino troppo collaudata dal tempo. Marchionne fa un po' la stessa cosa,. Rompe con la giacca e cravatta e si presenta a dire cose che magari nessuno digerisce, ma che comunque sollecitano una pausa: giusto per capire cosa ha detto.

UCCIO CAVALLIN- Aggiungiamoci che l'apparente trascuratezza dell'uomo è come una divisa ed ha la forza del potere: senza il potere nessuno si presenta a un matrimonio o a qualunque altra occasione pubblica vestito come Marchionne. Lui può... Come gli artisti: si permettono qualsiasi strappo solo perché sono personaggi dello spettacolo. Celentano è un esempio, imperatore del luogo comune, con cui ha fatto la sua fortuna usando il luogo comune come luogo comune. Cos'ha detto Gianni Morandi quando gli hanno chiesto un giudizio sul pandemonio causato da Celentano? Ha detto, Celentano è un artista. Che non vuol dire niente, però in questo caso vuol dire tutto perché libera da un vero giudizio dato con riflessione.

STEFANO FERRIO- È Celentano il luogo comune, tutto gli è permesso anche se obbiettivamente è un animale antitelevisivo, non ha ritmo, si perde per strada, guarda quasi mai in macchina, sproloquia, si mangia le parole, ciononostante è un sacerdote a cui viene affidato questo spazio come fosse un Walter Chiari che era tutt'altro e sapeva riempire qualsiasi spazio. Il festival di Sanremo del resto è una specie di tabernacolo del luogo comune.

ANTONIO STEFANI- Sanremo rispolvera cantanti che per tutto l'anno sparisce e magari va lì due giorni, a vincere e diventa un vip anche se non vince, per la verità...

La potenza del luogo comune (e quant’altro) (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)L'origine vera del luogo comune qual è? Ignoranza, pigrizia mentale e culturale, conformismo o che altro ancora?

ETTORE BEGGIATO- Torno un attimo su Marchionne: l'immagine è diretta derivazione di quella dell'avvocato Agnelli, non ce lo dimentichiamo. Il rampollo Lapo si è fermato senza benzina in autostrada con Ferrari e ha creato un ingorgo tremendo perché tutti volevano vedere la Ferrari di Elkan, di colore mimetico, e volevano “rifarsi gli occhi”.

UCCIO CAVALLIN- Ignoranza pigrizia o altro, per me si tratta forse anche di poco allenamento ad esprimere un giudizio critico che per questo vada oltre la superficialità di un momento. Non so quanto c'è una colpa di qualcuno o nostra, preferisco credere che è un sistema di cose che per velocità, facilità, superficialità ci porta a convivere ritenendo i luoghi comuni merce normale. Il linguaggio diventa uno slang per argomenti, tutto strepitoso, fantastico, oppure il gergo sportivo e altro ancora.

ETTORE BEGGIATO- Anche tutto questo è figlio di una certa vocazione culturale e linguistica; parlando la stessa lingua è pacifico che ci sia questa forma di pigrizia da assorbimento, mentre la cosa sarebbe più complicata se ognuno parlasse la propria lingua: come si omologherebbe il linguaggio? Le ricadute delle formule sarebbero diverse per la stessa idea o espressione: così invece siamo più portati ad assimilare quel che sentiamo tra tv, cinema, sport e tutto il resto ci danno.

ETTORE BEGGIATO- Torno un attimo su Marchionne: l'immagine è diretta derivazione di quella dell'avvocato Agnelli, non ce lo dimentichiamo. Il rampollo Lapo si è fermato senza benzina in autostrada con Ferrari e ha creato un ingorgo tremendo perché tutti volevano vedere la Ferrari di colore mimetico e rifarsi gli occhi.

La potenza del luogo comune (e quant’altro) (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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