NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Quel correre in auto che non perde di fascino

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Quel correre in auto che non perde di fascino

L'attualità del rally sembrerebbe appartenere ai grandi appuntamenti internazionali, ma in realtà di che cosa stiamo parlando anche dal punto di vista degli interessi economici che vengono smossi? E che cosa attira sulla strada decine di migliaia di persone ancora e sempre nonostante la crisi dell'auto e tutto quel che ci va dietro?

Mauro Peruzzi (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)MAURO PERUZZI- La stagione è iniziata. L'ultima gara sarà la Ronde Palladio il 28 di ottobre ma abbiamo cominciato con la Ronde Grifo ad Arzignano; poi due gare storiche delle mitiche, le barchette storiche, a Bassano, e la rievocazione a Bagnolo, e poi ancora la gara a Schio, nazionale quest'anno, quindi tutto il resto. Arriviamo praticamente a fine anno dato che il memorial Dal Grande sarà a fine novembre; speriamo di riuscire a farle tutte queste gare perchè qualcosa sta saltando e salterà il rally del Veneto a meno che l'organizzatore non riesca a fare il miracolo. Rimane il fatto che il rally continua ad attirare la gente, è uno spettacolo gratuito e fantastico, se ha flessioni sono dovute non alla formula, ma a questioni oggettive, economiche o anche di strategia generale rispetto alle attività sportive, in Italia.

FRANCO CUNICO- Il segreto del rally perlomeno vecchia maniera è che in auto ci può andare chiunque, le auto di oggi sono quelle che vediamo in giro per la strada tutti i giorni, tra la realtà di gara e quella della strada normale c'è uno scarto modesto. Su quella stessa strada uno va in ufficio e magari il giorno dopo ci passa il rally. Mi occupo adesso di sicurezza e perciò dico che bisogna capire determinate cose e vedere come fanno i rallisti può essere utile a capire quali sono i margini di pericolo; per quello che riguarda la crisi dell'auto è indubbia, c'è una vendita ridotta a un quarto rispetto al peggior momento del passato, cioè il 98. È una cosa momentanea ma certo che la crisi c'è. L'altro aspetto da analizzare è quello delle auto: le nostre mie Battistolli ecc. erano irraggiungibili, potentissime, mentre oggi guidiamo macchine che sono dello stesso segmento piccolo che utilizziamo tutti i giorni, che sono di produzione di serie. Se ci sono Ferrari o Porsche oggi sono nettamente superiori, un tempo non era così perché le auto preparate per i rally erano davvero le più forti in assoluto, le migliori. Incongruenze determinate dai costi che sono saliti moltissimo, le federazioni tendono a tenere i costi bassissimi, eccetera. Particolari tecnici anche troppo complicati per esser4edescritti adesso in questa sede. La differenza insomma c'è e si vede, ma non tutto è determinato dalla crisi dell'automobile...

GIGI BATTISTOLLI- La mia stagione è partita prima degli anni 80, l'approccio tecnico del pilota alla sua macchina è molto differente, è cambiata la gamma della specialità che una volta era quasi una avventura; i famosi Montecarlo che partivano da dove non si sa e dopo migliaia di chilometri entravano in gara vera fatta di altre migliaia di chilometri con un numero di prove speciali importantissimo; oggi il Montecarlo è al livello di un campionato italiano di quell'epoca mentre quelle nostre di allora oggi sono ridotte nel percorso, molto tese per eccessiva brevità, ecc. Oggi c'è una attività piuttosto marginale rispetto a quella che prima era una avventura. Non sono cambiate le persone che vanno a vedere: le poche curve su cui si può assistere sono affollatissime. È cambiata la comunicazione: una volta c'era discussione su televisio0ni e stampa, oggi no, manca questo supporto. Per avere un articolo devi ricorrere a mezzi piuttosto originali, stabilire accordi per avere un giorno per settimana un inserto a tema per cui si perde il gusto della cronaca che va fatta quando c'è l'avvenimento così come chi ha visto vuole sapere subito che cosa ha visto e che cosa è successo. Oggi i rally mondiali hanno spazi miseri, pari a un trafiletto dove si dice il risultato delle tappe e il risultato finale in modo molto laconico. Infine è mancato l'obbiettivo riconoscibile; sono partito per fare il professionista come Gianfranco e come altri, siamo stati fortunati perché abbiamo raggiunto il traguardo. Oggi un ragazzo che è parte e spende tutto quello che ha quando finisce i soldi non arriva, non c'è nessuno che lo nota, non aggancia uno sponsor per continuare e il sogno finisce.

Walter Bizzotto (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)WALTER BIZZOTTO- Mi interesso di automobilismo sportivo da molti anni. Credo che ci sia un problema di base: una volta i piloti come Gigi, come Gianfranco, come Biasion, venivano scoperti dai trofei, quelli messi in moto dalle grandi case automobilistiche; chi usciva da lì poi si affermava. La Fiat ha fatto l'errore gravissimo di abbandonare le corse su strada e da quel momento non si sono più creati campioni. Non essendoci prospettive per chi non ha moneta per cominciare ci si riduce a fare qualche rally per puro piacere. Chi ha possibilità sue magari vince un campionato italiano che peraltro è diventato una specie di deserto con una cinquantina di auto dove prima ce n'erano più del doppio. Il sintomo preciso è questo, di un fallimento dello sport automobilistico. Come organizzatore e anche come ACI mi sto accorgendo che esiste ancora una possibilità ed è legata ai Kart da cui possono arrivare nuovi piloti, ma certo che è difficile costruire campioni senza i mezzi, senza una scuola e senza una programmazione vera che abbia un vero traguardo da raggiungere. Abbiamo qualche ragazzo di talento ma se non si hanno i mezzi per competere con livelli di valore mondiale è chiaro che ci si deve accontentare di dove si è e cosa si fa. Il discorso della gente che viene a vedere è diverso, il rally continua ad essere amatissimo, ma come Veneto abbiamo avuto poco dall'autorità automobilistica. Tutto questo alla fine pesa ed il risultato non può che essere questo che vediamo: da patria di campioni il Veneto offre ora solo poche briciole.

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