L'attualità del rally sembrerebbe appartenere ai grandi appuntamenti internazionali, ma in realtà di che cosa stiamo parlando anche dal punto di vista degli interessi economici che vengono smossi? E che cosa attira sulla strada decine di migliaia di persone ancora e sempre nonostante la crisi dell'auto e tutto quel che ci va dietro?
MAURO PERUZZI- La stagione è iniziata. L'ultima gara sarà la Ronde Palladio il 28 di ottobre ma abbiamo cominciato con la Ronde Grifo ad Arzignano; poi due gare storiche delle mitiche, le barchette storiche, a Bassano, e la rievocazione a Bagnolo, e poi ancora la gara a Schio, nazionale quest'anno, quindi tutto il resto. Arriviamo praticamente a fine anno dato che il memorial Dal Grande sarà a fine novembre; speriamo di riuscire a farle tutte queste gare perchè qualcosa sta saltando e salterà il rally del Veneto a meno che l'organizzatore non riesca a fare il miracolo. Rimane il fatto che il rally continua ad attirare la gente, è uno spettacolo gratuito e fantastico, se ha flessioni sono dovute non alla formula, ma a questioni oggettive, economiche o anche di strategia generale rispetto alle attività sportive, in Italia.
FRANCO CUNICO- Il segreto del rally perlomeno vecchia maniera è che in auto ci può andare chiunque, le auto di oggi sono quelle che vediamo in giro per la strada tutti i giorni, tra la realtà di gara e quella della strada normale c'è uno scarto modesto. Su quella stessa strada uno va in ufficio e magari il giorno dopo ci passa il rally. Mi occupo adesso di sicurezza e perciò dico che bisogna capire determinate cose e vedere come fanno i rallisti può essere utile a capire quali sono i margini di pericolo; per quello che riguarda la crisi dell'auto è indubbia, c'è una vendita ridotta a un quarto rispetto al peggior momento del passato, cioè il 98. È una cosa momentanea ma certo che la crisi c'è. L'altro aspetto da analizzare è quello delle auto: le nostre mie Battistolli ecc. erano irraggiungibili, potentissime, mentre oggi guidiamo macchine che sono dello stesso segmento piccolo che utilizziamo tutti i giorni, che sono di produzione di serie. Se ci sono Ferrari o Porsche oggi sono nettamente superiori, un tempo non era così perché le auto preparate per i rally erano davvero le più forti in assoluto, le migliori. Incongruenze determinate dai costi che sono saliti moltissimo, le federazioni tendono a tenere i costi bassissimi, eccetera. Particolari tecnici anche troppo complicati per esser4edescritti adesso in questa sede. La differenza insomma c'è e si vede, ma non tutto è determinato dalla crisi dell'automobile...
GIGI BATTISTOLLI- La mia stagione è partita prima degli anni 80, l'approccio tecnico del pilota alla sua macchina è molto differente, è cambiata la gamma della specialità che una volta era quasi una avventura; i famosi Montecarlo che partivano da dove non si sa e dopo migliaia di chilometri entravano in gara vera fatta di altre migliaia di chilometri con un numero di prove speciali importantissimo; oggi il Montecarlo è al livello di un campionato italiano di quell'epoca mentre quelle nostre di allora oggi sono ridotte nel percorso, molto tese per eccessiva brevità, ecc. Oggi c'è una attività piuttosto marginale rispetto a quella che prima era una avventura. Non sono cambiate le persone che vanno a vedere: le poche curve su cui si può assistere sono affollatissime. È cambiata la comunicazione: una volta c'era discussione su televisio0ni e stampa, oggi no, manca questo supporto. Per avere un articolo devi ricorrere a mezzi piuttosto originali, stabilire accordi per avere un giorno per settimana un inserto a tema per cui si perde il gusto della cronaca che va fatta quando c'è l'avvenimento così come chi ha visto vuole sapere subito che cosa ha visto e che cosa è successo. Oggi i rally mondiali hanno spazi miseri, pari a un trafiletto dove si dice il risultato delle tappe e il risultato finale in modo molto laconico. Infine è mancato l'obbiettivo riconoscibile; sono partito per fare il professionista come Gianfranco e come altri, siamo stati fortunati perché abbiamo raggiunto il traguardo. Oggi un ragazzo che è parte e spende tutto quello che ha quando finisce i soldi non arriva, non c'è nessuno che lo nota, non aggancia uno sponsor per continuare e il sogno finisce.
WALTER BIZZOTTO- Mi interesso di automobilismo sportivo da molti anni. Credo che ci sia un problema di base: una volta i piloti come Gigi, come Gianfranco, come Biasion, venivano scoperti dai trofei, quelli messi in moto dalle grandi case automobilistiche; chi usciva da lì poi si affermava. La Fiat ha fatto l'errore gravissimo di abbandonare le corse su strada e da quel momento non si sono più creati campioni. Non essendoci prospettive per chi non ha moneta per cominciare ci si riduce a fare qualche rally per puro piacere. Chi ha possibilità sue magari vince un campionato italiano che peraltro è diventato una specie di deserto con una cinquantina di auto dove prima ce n'erano più del doppio. Il sintomo preciso è questo, di un fallimento dello sport automobilistico. Come organizzatore e anche come ACI mi sto accorgendo che esiste ancora una possibilità ed è legata ai Kart da cui possono arrivare nuovi piloti, ma certo che è difficile costruire campioni senza i mezzi, senza una scuola e senza una programmazione vera che abbia un vero traguardo da raggiungere. Abbiamo qualche ragazzo di talento ma se non si hanno i mezzi per competere con livelli di valore mondiale è chiaro che ci si deve accontentare di dove si è e cosa si fa. Il discorso della gente che viene a vedere è diverso, il rally continua ad essere amatissimo, ma come Veneto abbiamo avuto poco dall'autorità automobilistica. Tutto questo alla fine pesa ed il risultato non può che essere questo che vediamo: da patria di campioni il Veneto offre ora solo poche briciole.