NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Sindaco, un mestiere sempre più a rischio

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Sindaco, un mestiere sempre più a rischio

Primo tema in discussione: perché è tanto faticoso fare il sindaco e magari ancora di più in un piccolo paese?

Sindaco, un mestiere sempre più a rischio (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)SILVIA COVOLO- Vero che l’elezione diretta del sindaco mette la cittadinanza nelle condizioni di votare quel nome, tuttavia non è facile far squadra all’interno di giunta e consiglio; occorre un rapporto costante con i consiglieri per tenerli al corrente di quanto succede all’interno dell’ente perché sindaco e giunta vivono la quotidianità del rapporto diretto con gli uffici ei problemi che invece i consiglieri non vivono e potrebbero sentirsene esclusi o tagliati fuori. Le dinamiche sono diverse e per questo se non c’è la cura di informare tutti esiste il rischio di compromettere gli equilibri della maggioranza. In più abbiamo il problema della crisi economica su cui non voglio soffermarmi troppo, ma è un fatto che dal 2009 c’è stato un continuo calo di possibilità per le amministrazioni, meno trasferimenti dallo Stato che non sono mai compensati dalle entrate. Raggiungere equilibrio di bilancio e quindi di conti diventa sempre più utopistico. Il fatto di essere una giovane donna non pesa sulla mia situazione personale nel lavoro di sindaco anche se al momento del mio insediamento ho trovato parecchi pregiudizi sia da parte di chi non mi aveva votato sia da parte delle minoranze. Ho percepito una certa diffidenza allora; ora mi pare che le cose siano un po’ cambiate e la situazione migliorata ed anche io mi sento più sicura perché conosco di più l’ente le sue problematiche ho un ottimo rapporto con gli uffici e non sono più nella condizione iniziale. Oggi non pesa sicuramente più né essere donna né essere giovane.

FRANCO PERLOTTO- La realtà di Breganze la conosco e conosco anche Silvia Covolo; siamo in situazioni leggermente diverse. Quello che sto pagando io è la rissosità dei partiti, il fatto di comunicare ai consiglieri come dice Silvia tutto ciò che si può, cosa che in passato succedeva meno, è un impegno che ho cercato di mantenere anche io fin dall’inizio. Ma non è bastato perché c’è una politicizzazione molto forte nel territorio, non tanto per quanto riguarda la gente, ma alcuni gruppi di potere di Recoaro, gli uni da una parte, gli altri dall’altra, spesso tutti contro tutti; ho cercato di coinvolgere i due gruppi preponderanti, ma la rissosità nel consiglio comunale è nata all’interno di ciascun movimento: prima è cominciata nel PD e a ruota sono arrivati due della lega che se ne sono andati con altri due che invece sono restati. Spaccature che ovviamente si pagano nei partiti, che rispecchiano poco quel che succede anche a livello nazionale, che è soprattutto originata da interessi e posizioni personali, ma che alla fine riescono a scardinare il lavoro intero di una amministrazione come è successo nel nostro caso. Il fatto è che c’è un retaggio nel passaggio di generazione in generazione di fazioni contrapposte che s stanno confrontando addirittura dal dopoguerra, tenendo conto che tutto questo non riguarda minimamente la gente che se ne resta al di fuori. Quel che si deve comprendere è che la gente di Recoaro va assolta da tutto quanto è successo da fine ottocento ad oggi. Sono le classi dirigenti che non vanno assolte, cioè quei gruppi che si propongono legati alla partitica prima ancora che alla politica. La piccola realtà di Recoaro dimostra che sfracello possano produrre i partiti: le conseguenze non le subisco solo io dopo tre anni di lavoro sudatissimi e con risultati portati a casa: le conseguenze le subisce la gente di Recoaro che è gente di montagna e non di terme; magari il termalismo torna, ma la gente si è sempre poco interessata di terme preferendo soprattutto l’agricoltura montana, terra e bosco, anche perché sulle terme investivano capitali di fuori, non certo locali. Recoaro potrebbe essere un altro Alleghe o Caprile, dove si vive di montagna con un po’ di turismo montano e con effetti economici buoni. Ora il problema per la gente è riuscire a vivere della propria montagna perché la legge certo non favorisce questa soluzione che è la soluzione più naturale e immediata: se metti gabelle sul taglio degli alberi e sulla gestione del bosco scopri che la gente di montagna non può più nemmeno andare a raccogliere i pissacan sul proprio prato: è diventata una specie protetta. In pianura non lo è, ma in montagna sì. Queste sono le situazioni che ti fanno capire lo spopolamento e anche perché sono proprio i giovani ad andarsene più spesso.

Parlando di territorio il Comitato tecnico Conca Smeraldo ha disegnato un progetto che allarga lo sguardo ai vari aspetti: dal turismo al termale alle strutture di accoglienza, ecc.

Sindaco, un mestiere sempre più a rischio (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)DAVIDE LOVATO- Il progetto parte da AboutRecoaroLab come spirito associativo e nasce dalla necessità di un supporto innovativo al territorio; progettualità di eccellenza perché è lo stesso territorio ad avere caratteristiche di eccellenza con peculiarità non indifferenti eppure fino ad oggi congelate perché non trovano sbocco e modo di poter essere espresse. C’è un cambiamento molto forte nella società; ho avuto la fortuna di fare ottime esperienze internazionali per lavoro conoscendo persone e metodi e mi sono detto vediamo se in un paio di anni riesco a portare un supporto con le competenze, ma assieme ad altre persone che si mettono al servizio del territorio per analizzare quelle aree critiche e quelle mancanze che si ritrovano su qualunque terreno di analisi. È nato tutto con una associazione perché ho preferito che questo progetto avesse un taglio sociale: senza la gente ti puoi impegnare quanto vuoi ma non vai da nessuna parte perché lavori per niente con il rischio di creare del danno; Franco esprime una sorta di dolore che capisco, ma noi non creiamo illusioni o aspettative fuori luogo. Come associazione siamo diventasti un gruppo di persone di area tecnica che cercano di approfondire il ragionamento, creare comunità e laboratorio tecnico, strumenti che consentono di portare supporto alla progettualità e alle idee; gli incroci delle idee speriamo diano soluzioni possibili che saranno esaminate. Dopo di che ho anche un masterplan sulle terme su cui ho raggiunto una condivisione internazionale forte proprio del settore termalistico e ora vediamo se riusciamo a realizzare questo progetto. Gli investitori stanno esaminando la cosa e forse siamo vicini ad una svolta delle terme. È una soluzione economica non solo per Recoaro ma anche per tutto il complesso delle vallate qui attorno, dal Leogra al Chiampo. Molto importante riuscire a rendere questo discorso più largo possibile. Pensi con Franco che la cultura rurale ho probabilità di vittoria schiaccianti rispetto al turismo anche se so che si sta investendo in turismo. Di fatto quel che manca è la cultura del turismo, cosa che abbiamo cercato di dare fin dall’inizio con la nostra associazione anche in collaborazione con Veneto agricoltura parlando di sistemi ecocompatibili fino a passare all’interno delle terme dove si parla di termalismo integrato, di medicina integrale, quindi di ipotesi di sviluppo in una direzione che richiama nuove fasce di clientela. Tutto questo anche in presenza di una base alberghiera che sicuramente non è adeguata anche se si difende; per noi la mancanza di una infrastruttura e domandandosi perché c’è questa lacuna: perché ci devono essere gli alberghi se non c’è una base termalistica e turistica adeguata? Se ribaltiamo il discorso in questo modo scopriamo che la prima peculiarità di Recoaro è avere le terme, dopo di che si scopre anche che le acque hanno un senso, nove acque certificate, un nome di derivazione latina che significa “re delle acque”; se il termalismo è il volano latente, perché non lo devo sfruttare? Non ci sono tanti alberghi e nemmeno negozi adeguati perché sappiamo che i condimenti di una località di questo tipo rappresentano uno scambio anche culturale di elementi diversi e non solo estetici. Finché non c’è una politica specifica in questa direzione, finché comunità e operatori economici non capiscono qual è la missione di Recoaro e che cosa vuol divenire credo che non c’è ragione per cui un albergatore debba investire. Abbiamo incontri che si ripetono e in cui si parla del sistema di Recoaro, un progetto per un nuovo modello di sistema integrato che se non sta in piedi su basi solide, compresa quella politica e culturale oltre che tecnica, non creerà nemmeno ipotesi di sostenibilità di futuro e nuovi investimenti e quindi con il rischio di perdere identità. Un Comune non può progettare e sostenere un progetto del genere, ma al Comune si chiede come abbiamo fatto noi senza avere molta soddisfazione di aprire un confronto e analizzare le possibilità di lavoro. La logica è più larga, riguarda la Regione: al Comune rimproveriamo solo di non avere mai aperto il confronto con noi. Il confronto è aperto con i cittadini nelle assemblee che stiamo promuovendo. Il problema storico di abulia e di depressione va superato toccando i tasti giusti e questo credo che sia compito dell’amministrazione che deve promuovere gli incontri.

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