NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Come eravamo quando eravamo campioni

facebookStampa la pagina invia la pagina

Come eravamo quando eravamo campioni

La discussione comincia appunto dalla sparizione a Vicenza dello sport che conta oggi ancora più aggravata dalla retrocessione della squadra di calcio.

Come eravamo quando eravamo campioni (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ALBERTO CERIONI- Argomento difficilissimo che richiederebbe tanto tempo per spiegare tutto. Questa retrocessione è sicuramente buia e brutta però ne ricordo un'altra con Francesco Farina, in anni in cui non c'era sala stampa, per cui si andava direttamente negli spogliatoi per le interviste; Francesco piangeva a dirotto e mi ricordo ancora questo episodio come un punto di svolta indipendentemente da quanto fatto o non fatto; si vivevano gli spogliatoi, il clima affettivo dei rapporti diretti. Si arrivava al punto che Giussi Farina ti aspettava sulla porta e ti chiedeva dove diavolo eri stato la domenica prima se non ti aveva visto. Era un clima tutto diverso con una società, con una squadra, con una bandiera e con giocatori che erano bandiera della squadra e della società. Ci siamo visti tutti due settimane fa a Insieme per Vincere quando ancora si doveva giocare lo spareggio con l'Empoli: pubblico, gente, umore, sensazioni, una città che è biancorossa dentro e chiede ancora cose comprensibili. Lo stato di questa società è diventato però quello che vediamo e ora bisognerà parlare di futuro, partendo dal concetto che davvero bisogna stare uniti. E anche di carattere sto parlando: a venti minuti dalla fine a Empoli non si dovevano prendere due gol, è stata mancanza di carattere e di voglia di lottare, poca energia...

FEDERICO FORMISANO- Sono stato fortunato come assessore allo sport perché ho vissuto quel momento mentre le cose andavano benissimo e non certo per merito mio: il Vicenza passava dalla C alla A, vinceva la coppa Italia, il basket maschile arrivava in A2, la pallavolo femminile arrivava in serie A vinceva coppa Italia e così via senza dimenticare il basket femminile che aveva già una storia immensa. La nostra provincia forte e industrializzata ha espresso al massimo del fulgore economico grandi manager e grandi sponsor. Un esempio per tutti: la pallacanestro maschile aveva come sostegno Trivellato Carraro Tombel, imprenditori importanti che avevano investito nel basket. La pallavolo aveva Coviello, uno che sa cavare sangue dalle rape e che fece un grande lavoro. Il problema di oggi è che nel momento in cui si è fatta sentire la crisi economica anche lo sport ha cominciato a non reggere più la concorrenza e sono emerse situazioni diverse, estranee al professionismo, dove lo sport viene vissuto più sul piano sociale e crescita dei giovani anziché sul piano economico e del successo agonistico. Il rugby di adesso va in perfetta controtendenza e sta proprio vivendo su un livello più modesto dal punto di vista delle spese e si nuove sul volontariato, sulla non esasperazione dell'agonismo, sul non eccesso dei conti.

Come eravamo quando eravamo campioni (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)UMBERTO NICOLAI- Anch'io vivo lo sport da tanti anni e posso dire che Vicenza continua ad essere numero uno per l'attività scolastica e quella giovanile, siamo i più premiati in Italia per queste attività, stiamo seminando molto bene negli sport individuali. Per quelli di squadra che sono legati a programmazione ma anche a quantità di risorse debbo dire che Vicenza al di là di alcuni personaggi che hanno creduto e lavorato, quei cinque o sei che sappiamo tutti, non c'è mai stato un gran credere nello sport come investimento; Vicenza non ha mai impegnato più di tanto, abbiamo visto la pallamano arrivare e sparire in un attimo, l'hockey on line e la pallacanestro in carrozzina che sono in A. Non altro. Gli altri sport sono decaduti, anche se ora c'è il basket femminile che tenta di ricrescere e la pallavolo che è sparita senza che ci sia stato qualcuno disposto a risollevarla. L'investimento nello sport o è di appassionati che si impegnano per amicizia e comunque come fenomeno isolato, oppure non c'è alternativa, non esiste l'imprenditore tipo Benetton che investe una valanga di denaro nello sport e dallo sport ha però ritorni effettivi e importanti. La maglietta del Benetton rugby è stata per anni la maglietta simbolo della produzione industriale Benetton, un veicolo anche pubblicitario che è andato in tutto il mondo. Il Vicenza l'ho osservato e mi sono scoperto perfino costernato: se avessero giocato come nelle ultime partite non sarebbero mai retrocessi. Ora comunque si deve trovare un nuovo modo di vedere lo sport: purtroppo gran parte della responsabilità è dei grandi manager sportivi che non esistono e dei grandissimi sponsor che siano disposti a investire, oppure enti, banche, eccetera. La Popolare investe nello sport ma da sola non può fare tutto e il resto difatti è puro volontariato. Tutto questo rappresenta un altro aspetto dei ritardi cronici che caratterizzano Vicenza come città? Può anche essere anche perché come nessuno investe nello sport nessuno investe nella cultura: senza una forte volontà del sindaco di Vicenza non avremmo la grande mostra che invece per fortuna avremo. Potremmo parlare anche di Olimpico e di tante altre cose, ma lasciamo perdere. Il fatto è che Vicenza non ha mai pensato in grande...

« ritorna

continua »

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar