NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Vicenza, stasera Unesco

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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UNESCO

Com'è nata questa collaborazione artistica?

Pupillo: «Le idee migliori nascono dal dialogo, dal confronto. La Società del Quartetto di Vicenza, pur avendo 102 anni di vita, non è un'istituzione vecchia, un circolo privato di musicofili, ma è parte attiva della città e della comunità, collaborando con altri enti e associazioni del territorio. Olimpico OpeNights nasce da una chiacchierata con Stefano Soprana, noto commerciante del centro storico, che ci ha dato lo spunto per un'iniziativa nuova che avesse come obiettivo far vivere più da vicino la città ai vicentini, ma anche ai turisti. Pur con un budget ridotto, siamo convinti di aver dato vita ad un ottimo programma in collaborazione con gli assessorati alla Cultura ed al Turismo, i Musei Civici e coinvolgendo anche altre realtà come la Scuola di Musica Thelonious, la Cooperativa Sociale I Berici e parecchi esercizi commerciali della città».

UNESCO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Presotto: «L'idea di Silent Play nasce in quel grande laboratorio di idee internazionale che è stato Napoli Teatro Festival. Dopo l'esito positivodella Tempesta di Shakespeare nel 2008, per l'edizione successiva proposi un'opera collettiva in cui diversi artisti si confrontavano con lo spazio urbano e con le visioni del futuro, Parole per la Terra. Esperimenti che restituivano il forte desiderio dello spettatore di prendere parte attiva alla rappresentazione, decidendone punti di vista, durata, ritmo e interagendo con i performer in modo diverso da quello classico. Al Festival Biblico del 2011 debutta Silent Play, realizzato da un collettivo di artisti vicentini, Carlo Presotto, Paola Rossi e Matteo Balbo. Una passeggiata per 30 spettatori tra voci, memorie, disturbi e visioni del futuro del quartiere San Lazzaro attraverso una colonna sonora di interviste agli abitanti, testi sacri e letterari. Originale, perché ogni spettatore diventa coautore di una esperienza su diversi livelli sensoriali e coinvolge pensiero, corpo ed emozione».

UNESCO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Pupillo, com'è andato il primo weekend all'Olimpico?

«L'esordio di OpeNights è stato lusinghiero. Venerdì 20 alla serata inaugurale con la band di quattordici elementi Thelorchestra c'erano più di duecento persone. Sabato 21 per il duo Francesca Bertazzo Hart e Beppe Pilotto ce n'erano di meno, complice però anche il tempo instabile ed un programma musicale più intimo. Sono andate molto bene anche le visite guidate agli interni del Teatro programmate il sabato in due turni: alle 18.30 e 19.30, con 90 presenze, fra le quali parecchie famiglie. Con OpeNights, grazie al Jazz e alla prestigiosa location all'aperto, volevamo raggiungere un pubblico diverso e più ampio rispetto a quello che frequenta le nostre stagioni di concerti. E in effetti, nelle prime due serate, abbiamo visto con piacere tante facce nuove, dai 20 anni agli over 70, cittadini e gente venuta apposta da fuori Vicenza».

Presotto, perché il nome Silent Play? Cosa sono le "Pietre che parlano, Palladio tra le righe e le Geometrie palladiane"?

«È una forma di spettacolo teatrale in cui gli spettatori sono dotati di cuffie che trasmettono una colonna sonora di suoni, testi, frammenti musicali e citazioni. Gli spettatori si spostano in gruppo seguendo una attore, Matteo Balbo, che fa da guida, compie azioni sceniche e dà il ritmo al percorso. Il filo conduttore di Pietre che parlano sono I quattro libri dell'architettura di Palladio, che però trovano riscontri imprevisti in discorsi e dialoghi che immaginiamo ascoltati e restituiti dalle pietre di strade, ponti e palazzi. Si tratta in realtà di spezzoni di film, trasmissioni tv o telegiornali. Palladio fra le righe è un percorso fra opere di dubbia attribuzione o incomplete, inglobate in altri edifici o completate da altri: un invito a giocare con lo sguardo e con l'immaginazione per individuare ciò che è di Palladio e ciò che non lo è. Geometrie palladiane si chiama così perché è un percorso che va dall'Arco delle scalette alla Rotonda. È il percorso più poetico e narrativo, ma con un finale in vista del cantiere del nuovo tribunale, che ci porta a riflettere sull'attuale assetto della città e sul suo futuro urbanistico. In tutti e tre i percorsi un ruolo fondamentale è rivestito dalle citazioni musicali, frammenti da Mozart al Chillout, da Charlie Parker alla musica Bollywood».

Pensate che iniziative come queste possano rivitalizzare il centro storico e a fare in modo che i mesi estivi siano un periodo vivo anche per chi resta in città?

Pupillo: «Se parliamo di musica classica e jazz, che sono poi gli ambiti che conosciamo meglio, Vicenza può essere considerata la capitale musicale del Veneto. A parte l'attività dei due Enti Lirici regionali, Arena di Verona e Fenice di Venezia, le altre città non riescono ad offrire, in tutto l'anno, una quantità e soprattutto una qualità di proposte musicali paragonabili a quelle di Vicenza. Anche queste iniziative estive, poco formali, hanno la loro importanza perché fanno spesso scoprire angoli nuovi, poco conosciuti della città. Fanno uscire la gente di casa, contribuiscono a vivacizzare Vicenza anche nel periodo delle ferie, alzano la qualità della vita. Con cinque euro si può ascoltare per un paio d'ore buona musica dal vivo sorseggiando un drink in una location raffinata, unica».

Presotto: «Ho la sensazione che in agosto le città non si svuotino più come una volta, ma resta certamente il mese ideale per vivere in modo diverso la città e fare un po' i turisti in casa propria».

UNESCO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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