NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La bacchetta del Mago Wiz per bloccare i ciclisti

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La bacchetta del Mago Wiz per bloccare i ciclisti

antonio_stefani (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Il dialogo della tavola rotonda è preceduto dal proclama di Antonio Stefani in direzione dei ciclisti: la prima metà di rimprovero, la seconda che si occupa molto attentamente del rischio di essere ciclisti in questo traffico e in questo mondo. Gas di scarico, rotatorie, inferno in terra, rapporti spericolati tra chi pedala e chi vorrebbe avere la strada un po' più libera, specie se non si trova in auto, ma al contrario sta passeggiando in centro storico. Proprio qui, dentro le mura antiche, maturano cose turche per il pedone normalmente inteso, quello che se ne va lungo i marciapiedi e non pensa di poter rischiare anche lì qualcosa, magari importante. Il proclama di Stefani, dopo aver considerato la pericolosa tendenza del ciclista a ritenersi al di fuori delle regole, passa gradualmente a considerare lo stato di reciproco pericolo in cui si vengono a trovare le persone quando si considerano appartenenti ad una qualsiasi categoria: da pedone a ciclista, da ciclista ad automobilista, da automobilista ad altro ancora, il guaio è che tutti ritengono di vantare diritti e pochissimi hanno invece in mente un qualsiasi dovere. Particolarmente interessante il riferimento alle rotatorie dove il ciclista rischia di ritrovarsi bloccato e isolato come un appestato, per cui Stefani propone la dotazione all'interno della rotatoria di mezzi di conforto, brandine, acqua e bevande varie. Non per ingannare il tempo, ma per aspettare i soccorsi ben protetti dal rifugio del luogo che potrebbe essere gestito dal CAI...

UCCIO_CAVALLIN (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)UCCIO CAVALLIN- Mi chiedo se esistono ancora i ciclisti perché la mia idea è di uno che fa della bicicletta una vera e propria protesi, la vecchietta che va a fare la spesa, ecc. Ora ci sono le tribù, i contromanisti, i griffati della domenica che invadono le strada a dispetto delle piste ciclabili, altre categorie tutte peraltro identificabili per qualche dato distintivo comune. C'è una fauna complessivamente eterogenea che si agita molto in giro e mi fa subito chiedere se, appunto, esistono ancora i ciclisti. Quelli di una volta. Per me non ci sono più.

TONI VEDÙ- C'è una mutazione genobioetica. I ciclisti si stanno trasformando in quello che in linguaggio diversamente pedoni. Sono un po' spariti gli skateboard, ora la contrapposizione è pedone/ciclista; i ciclisti non si considerano utenti di un veicolo, ma diversamente pedoni e come tali si comportano. Anche i pedoni, loro non si comportano bene, tagliano le curve sulle aiuole forse per risparmiare energie. Ma i ciclisti sono più pericolosi, non si fermano allo stop, si spingono anche oltre il rosso del semaforo se non arriva nessuno. Io come pedone o come automobilista strombetto sperando in una reazione educata. Al contrario, l'assuefazione a vedere la gente che si tira indietro per far passare la bicicletta produce convinzioni. Usiamo il marciapiede, dicono, perchè non ci sono piste ciclabili. È come dire che le auto vengono parcheggiate sul marciapiedi perchè non ci sono parcheggi.

STEFANO FERRIO- Sono personalmente ciclista per abitudine, pedone mancato o diversamente pedone; faccio presto a immedesimarmi in questo identi-kit perché tra l'altro lo sono da tanti anni. Nel corso del tempo sono aumentati gli estremisti della bicicletta peraltro messi a dura prova in questa città; per esempio vi invito a riflettere su quell'enigma della viabilità vicentina che è corso Fogazzaro, percorribile solo dalle auto, solo dalle auto e dalle bici, pedonalizzato, con cantiere o senza. Ogni giorno cambia. La città ti educa a un rischio permanente, ad una vera e propria incognita viabilistica. Non dico che sia un alibi ma un sottofondo ragionevole sì: viale Mazzini nella parte verso le mura è diventato una pista ciclabile permanente non si capisce se con l'avallo dei vigili urbani oppure no. Tacitamente se non c'è ufficialità viale Mazzini è di fatto concesso al ciclista in usufrutto. E non dimentichiamo che un po' per l'organizzazione della città un po' per la crisi le biciclette le useremo sempre di più e dovremmo cominciare a riflettere su un rapporto veramente serio con questo mezzo destinato ad essere utilizzato moltissimo in futuro.

ALBERTO_CERIONI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ALBERTO CERIONI- Tornano indietro nel tempo per ricordarmi la prima multa in Campo Marzo; me la diede il vigile Dante perché stavo pedalando e lì non si poteva. Si doveva andare a mano. Poi mi ricordo anche che c'erano le bici identificabili per mestiere: il prof. Peraro ne aveva una inconfondibile, l'ostetrica ne aveva un'altra, il professore un'altra ancora. Quella volta della prima crisi petrolifera ci siamo accorti che le domeniche senza auto erano una faccenda serissima, con tutta la gente che viaggiava solo in bici e la strada era affollata da famiglie, bambini. Oggi siamo diventati diversi, mi domando quanti di questi diversamente pedoni nel momento in cui diventano diversamente automobilisti si trasformano in esseri aggressivi e intolleranti.

UCCIO CAVALLIN- Qualsiasi sia la categoria si è portatori non di doveri ma di diritti e in quanto tali non si guarda in faccia nessuno. Se appartieni a una categoria puoi solo rivendicare diritti e hai quindi piena libertà di trasgredire la norma: il fatto che in piazza girino biciclette completamente impunite o contromano o sui marciapiedi significa che c'è una tacita concessione di diritto alla trasgressione mentre manca qualsiasi richiamo ad un qualsiasi minimo dovere.

ALBERTO CERIONI- In centro storico ci ho abitato a lungo: c'era corso Palladio interdetto alle bici, poi è stato aperto alle bici ma con il mezzo a mano; oggi tutto si può e se non stai attento il risultato è che uscendo da un negozio ti passa qualcuno sui piedi pedalando allegramente. Manca un controllo anche minimo.

La bacchetta del Mago Wiz per bloccare i ciclisti (Art. corrente, Pag. 4, Foto generica)

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