NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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In nome del bacalà 8000 chilometri di viaggio

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In nome del bacalà 8000 chilometri di viaggio

Parliamo prima di tutto del bilancio di questa spedizione?

LUCIANO_RIGHI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)LUCIANO RIGHI- Non si può che essere felici di quanto abbiamo ottenuto e dei contatti o aperti ovvero approfonditi che hanno accompagnato questo viaggio diventando quindi un vero punto di riferimento alla stregua di un patrimonio. Già in occasione del ventennale quando abbiamo avuto la prima idea della crociera fino a Rost avevamo capito che si trattava di un'ottima idea. Non si trattava e non si tratta nemmeno oggi, dopo questo ritorno sulle piste di Pietro Querini attraverso 12 Paesi europei, di andare a fare qualche brindisi. Al contrario, ci siamo resi conto del fatto che i legami dell'Europa con il Veneto e la sua cultura sono così forti che tutto favorisce ulteriori iniziative, e ci siamo anche resi conto di un'altra cosa: tutto quanto si fa e si costruisce su questo terreno, peraltro fertilissimo, alla fine ha un riversamento anche di natura pratica, economica, nel senso che la nostra cucina è una potentissima arma di attrazione nei confronti degli stranieri che del resto ci sono tanto vicini e che quindi è il turismo di maggiore qualità quello che alla fine del discorso ne trae i maggiori benefici. Non è un caso se la Regione Veneto non è stata a guardare e promette di esserlo ancora di più.

ANTONIO CHEMELLO- Sono d'accordo col presidente, è stata una grande esperienza, diciamo un'aggiunta molto preziosa, una conferma, rispetto a quanto avevamo visto ed ottenuto cinque anni fa nel viaggio di andata sull'itinerario di Querini. Debbo dire che la cosa che più mi ha colpito ed anche inorgoglito come cittadino del Veneto e quindi erede di una storia lunga e gloriosa è stata la constatazione di quanto sia apprezzata la nostra terra e di come rimangano ben vivi dappertutto i segni del passaggio dei veneti: il leone di pietra alato si vede veramente ovunque e questo testimonia direi non soltanto la forte presenza di Venezia nel mondo, ma anche il forte rispetto che dovunque si trovi il leone viene mantenuto saldamente nei confronti della storia della Serenissima. Dopo di che c'è tutto il resto, tutto positivo e con ripercussioni e prospettive che adesso si fanno ancora più interessanti. Abbiamo fatto insomma un buon lavoro di promozione portando a destinazione tra l'altro oltre cinquemila opuscoli a colori con tutte le motivazioni, gli obiettivi, i nomi degli sponsor.

CARLO PEPE- Naturalmente non è la parte del tesoriere quella che conta di più in un'avventura del genere. La Confraternita si autofinanzia e conta poi su alcuni punti di riferimento del territorio che aiutano a realizzare determinate cose nella consapevolezza che si sta promuovendo in blocco un patrimonio che appartiene a tutti. Il nostro stesso modo di viaggiare testimonia come tutto venga fatto all'insegna dell'autofinanziamento e della semplicità più rigorosa. Non abbiamo soltanto cucinato per gli altri, per tutti, ma lo abbiamo fatto anche per noi stessi. È stata una esperienza per me bellissima e sono sicuro che avrà ripercussioni importanti in futuro, anche nel futuro più vicino.

Da questo quadro emerge che si è trattato di un viaggio dentro un percorso anche storico e culturale. Ripartiamo da Fabris, bassanese, storico del gruppo.

OTELLO_FABRIS (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)OTELLO FABRIS- Proprio da bassanese posso dire ad esempio che il luogo comune di Bassano staccata da Vicenza va superato. Un conto è dire che storicamente il bassanese segue il Brenta che va verso Padova, ma diciamo anche che la voglia di autonomia della mia città è dovuta a difficoltà che coinvolgono ancora varie aspetti del vivere economico e civile della provincia. Il bacalà è molto più gradito alla vicentina, per cui seguendo questo concetto posso dire che questo viaggio ha dimostrato alcune cose. Volevo capire perché i vicentini hanno scelto questo prodotto per nutrirsi. Il bacalà è all'origine un pezzo di legno puzzolente: eppure se ne ricava qualcosa di altamente commestibile. Merito dell'arte della cucina e dei cuochi, ma anche del fatto che qualcuno ha insegnato ai vicentini come si tratta questo materiale così insolito e strano. Chi? Nel mio studio realizzato anche grazie alla Confraternita, 400 pagine di storia nuova sul bacalà, ho esaminato la storia all'origine delle ricette. Come mai i vicentini usano il latte per cucinare il pesce quando in tutto il Mediterraneo si fa diversamente? È perché come i viaggi alle Lofoten mi hanno rivelato i nostri maestri sono stati i norvegesi che ci hanno dimostrato con la zuppa di pesce, cotta nel latte e nella panna, che il pesce si può fare così. Noi usiamo l'olio al posto della panna, ma il principio rimane rispettato. Ho cercato di capire le connessioni con la ricetta vicentina. C'è un percorso europeo di questo criterio di cucinare il merluzzo che parte dalle Lofoten, arriva fino all'Estonia, passa alle Fiandre, all'Inghilterra, e attraverso la Germania arriva fino a noi, tenendo presente che il Reno era una via di passaggio del trasporto del bacalà al punto che era chiamato anche “fiume del pesce”. I veneti hanno ricevuto questo messaggio attraverso Querini per la prima volta e a lui viene riconosciuto il merito di avere introdotto i veneti al bacalà. Naturalmente quando Querini arrivò a Londra la prima volta tutto per loro era già noto perché nell'ambito della Lega Anseatica si trattava di un uso corrente. Ho esaminato 300 libri e più dell'epoca tra il 600 e l'800 e mi sono accorto che nei ricettari del Novecento il bacalà ad un certo punto, quasi improvvisamente, non fa più parte della tradizione culturale della Germania.

ANTONIO_CHEMELLO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ANTONIO CHEMELLO- Quello che Fabris è riuscito a recuperare come segni culturali corrisponde a quanto abbiamo verificato nel nostro viaggio: ci siamo accorti che ad esempio in Germania non ne esiste più neppure il ricordo, è una tradizione perduta nonostante fosse fortemente in voga nei secoli precedenti. E questa è una cosa curiosa perché dimostra come anche una tradizione perduta può essere ripescata una volta che con il contributo esterno, in questo caso il nostro, si portano segni e documenti dimostrativi di un passato che ha avuto la sua evidente importanza.

LUCIANO RIGHI- Aggiungo un particolare: non tutti sanno che Cristoforo Colombo prima della sua avventura con le caravelle ha fatto a lungo la spola tra Portogallo e Spagna, più probabilmente il resto della fascia europea del Mediterraneo, trasportando prodotti tra cui c'era sicuramente il bacalà, perché i più importanti esportatori e importatori di questo prodotto sono stati per molto tempo gli spagnoli. Per dire come certe correnti di tradizione e cultura tendono a spostarsi anche fisicamente da un itinerario all'altro, magari trasformando dalla stessa base il risultato finale.

FRANCO_PEPE (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)CARLO PEPE- Diciamo anche un'altra cosa per quanto riguarda la organizzazione del viaggio. Abbiamo fatto ricorso agli amici del territorio, come ho detto, partendo dall'assessore regionale Roberto Ciambetti e poi chiedendo proprio al territorio di sostenerci. Se guardiamo le nostre pubblicazioni con gli sponsor vediamo che enti, associazioni, istituti di credito, assicurazioni hanno capito che stavamo preparando qualcosa di importante per tutti. In più ci sono i marchi norvegesi, tutti coinvolti e interessati e in più i riflessi turistici. I conti li faremo alla fine, forse non riuscirò a quadrare tutto fino in fondo, ma è certo che stiamo parlando di una operazione comunque in forte attivo per i risultati che ci ha portato.

DIAG (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)

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