NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Che cosa spinge un laico a farsi pellegrino?

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Che cosa spinge un laico a farsi pellegrino?

Continuiamo su questa falsariga: come incide su tutto credere o non credere e come vengono coinvolte le persone che si trovano in questa condizione separata rispetto al messaggio mistico del luogo e anche nonostante l’evidenza del percorso stretto tra i negozi, la fase che non esiterei a raffrontare all’episodio dei mercati nel tempio?

Che cosa spinge un laico a farsi pellegrino? (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)GIUSEPPINO SCANFERLA- Diciamo che i banchetti li avevamo anche noi a Monte Berico e ora non ci sono più. Non è un’eccezione. Diciamo che fa parte del fenomeno in se’, nessun luogo si sottrae a questo fenomeno. Un non credente che passa attraverso questo percorso ad un certo punto arriva al limite della grotta. Lo stato d’animo personale è molto complesso; io mi baso su quel che vedo, ma per noi il pellegrinaggio è un’altra cosa. Portiamo giornalmente i malati alla grotta o nei santuari vicini per le varie cerimonie. La prima cosa è questa, il fatto di lavorare in questo modo ci porta a dialogare con le persone e le persone hanno voglia di parlare; così succede che il contorno sfuma, si dissolve, non ha mai un ruolo di qualche peso rispetto a quanto stiamo facendo; i ricordini me li prendo anche io dato che ho tanti nipotini, ma non è questo che conta, riesco a farlo negli ultimissimi spiccioli di tempo disponibile prima di ripartire e tornare a casa. Insomma, siamo molto presi, al punto che ciò che non riguarda direttamente le persone del nostro pellegrinaggio lo vediamo poco e ci disturba poco. Ovviamente chi va a Lourdes per proprio desiderio può invece essere distratto da questa situazione esterna peraltro caratteristica del fare commercio come è lecito che sia. Ma noi, ripeto, non ne siamo distratti.

VINCENZO RIBONI- È vero: la situazione esteriore interessa poco. Non ho mai colto in tanti anni questo elemento come elemento di disturbo. Capisco che possa riguardare invece uno che non va a Lourdes per pellegrinaggio o per devozione. Molto più rilevante invece ritrovarsi alle soglie della grotta e all’uscita con la sensazione di essere in un silenzio totale mentre ci sono centinaia di persone lì accanto che recitano il rosario con altoparlanti. Chi va lì a lavorare e ne è coinvolto non può non essere completamente estraneo alla questione del bazar né si può sottrarre al mistero di questo silenzio…

Che cosa spinge un laico a farsi pellegrino? (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)GIANNI CELI- Io sono nella posizione di quelli che partono per un pellegrinaggio particolare, in bicicletta, fino a Santiago di Compostella dopo un percorso di circa 900 chilometri e da lì poi fino a Finisterre, dove è nata la conchiglia simbolo del cammino. Tutto è nato per curiosità e da letture. In quattro abbiamo pensato di fare questa esperienza che per me è alla quarta ripetizione. È stata una esperienza esaltante: parti pensando solo al fatto del pedalare e alla molla vera che è quella di voler vedere, della curiosità; dopo di che come è capitato a noi su quel percorso che si chiama dei camminanti, dove centinaia e centinaia di persone si muovono a piedi e dove magari per un intero giorno non incroci nessuno, cominci a capire che su quel sentiero ci sei proprio per quello, per incontrare qualcuno. Alla sera ti ritrovi negli ostelli, nelle pensioncine. Senti racconti che più diversi non possono essere. Ho trovato una professoressa di matematica che si era presa un anno di sosta totale e dalla Germania andava a Santiago; diceva che non stava tanto bene con se’ stessa e cercava di viaggiare da sola per interrogarsi e per ritrovare poi a Santiago qualche cosa di essenziale da riportarsi a casa; un altro di Schio ci ha raccontato che era in pellegrinaggio perché voleva capire prima di sposarsi dove stava andando la sua stessa vita. E il viaggio ha portato consiglio tanto che al ritorno, ci ha detto, avrebbe detto no al matrimonio. E poi decine e decine di racconti e di persone, giovani e non giovani, perfettamente a posto fisicamente oppure no, come un trevigiano senza gambe che si faceva mille chilometri con una bici a pedali a mano. Tutto questo non può non colpire fortemente: nella piazza di Santiago di Compostella ho assistito alla messa del pellegrino che ha avuto momenti molto particolari; dopo tante fatiche eravamo lì a scambiarci il segno di pace e a sentire una forte commozione. Le due settimane e più di grande fatica fisica sono risarcite in un momento, sia per la semplicità della vita di viaggio e del contatto con la natura, sia per questa conclusione che ti emoziona indipendentemente dal fatto che uno sia credente o no. È un momento autentico, sentito, con niente di fasullo, questa è la verità.

Che cosa spinge un laico a farsi pellegrino? (Art. corrente, Pag. 4, Foto generica)

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