NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Gli anziani e la fantasia del tempo libero

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ANZIANI

Ecco cosa fanno le associazioni per rispondere alla domanda di essere attivi che emerge dagli anziani.

NICOLA_CARRARINI (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)NICOLA CARRARINI- Il nostro gruppo è composto di 5000 soci perlopiù artigiani di cui un migliaio ancora attivi, fatto significativo del ruolo di queste persone; l'anno dell'invecchiamento attivo cade a fagiolo per spiegare le attività che vengono fatte. Si valorizza il momento dello stare assieme, il momento delle relazioni che nel periodo di lavoro si rischia sempre di perdere, e poi nella pura evasione come quelle straordinarie escursioni guidate da Tarcisio Bellò, con grande successo. Da qui passiamo ad attività più sociali per cui i nostri fanno attività di volontariato, con un progetto di prossimità e vicinanza agli anziani e ai loro problemi anche in collaborazione con il Comune. Diciamo che c'è una varietà tale di attività che non esiste pericolo di lasciare insoddisfatte le aspirazioni delle tante persone che convergono su di noi dell'Anap. Per noi l'anziano è protagonista delle attività, partecipe e protagonista su che cosa fare per cui le scelte vengono sempre costruite assieme e mai calate dall'alto.

REMO_SEGANFREDDO (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)REMO SEGANFREDDO- Per la 50&più posso dire anche a nome del presidente Marcato che si tratta di un gruppo di amici, commercianti attivi e anche in pensione, circa seimila soci in provincia di Vicenza ed oltre trecentomila in Italia. La nostra idea di base è che non ci si debba chiudere o in casa o al bar, ma anzi aprire tante finestre disponibili per tutti come lo sport che non è agonismo da noi, ma è lo spirito della vita, pulizia, capacità di diventare rappresentanti anche a nome e per conto di altre persone, per tutti, come stile di vita, senza subire le varie cose che ci danno assuefazione o noia. Lo sport rende vivi anche quando si attraversa una crisi come quelle di oggi. Meno chiusi dentro il cemento delle nostre case e delle nostre strade e più invece all'aria aperta. Come gruppo è questo che ricerchiamo partecipando a tutte le manifestazioni che hanno un significato particolare e convincente. Sono tutte esperienze che si ripetono e che ci confermano ogni volta quanto sia utile fare e organizzare.

Tanti iscritti significa anche una forza contrattuale non piccola, ne sa qualcosa Ferrin quando a nome di tutto il movimento va a trattare con la Regione...

LINO_FERRIN (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)LINO FERRIN- Siamo 5milioni in campo nazionale in rappresentanza di tutte le associazioni che raccolgono pensionati da lavoro autonomo e siamo oltre cinquemila qui. Grandi numeri, di sicuro. Domando: se non ci fossero gli anziani attivi chi accudirebbe i bambini dei figli? E come si potrebbe evitare la uscita dal lavoro di almeno la metà delle donne? Sarebbe un disastro se non ci fossero gli anziani a proporre un rimedio. Il Cupla ha preso molto piede in questi ultimi anni mettendo assieme un patrimonio che ci testimonia di un potere contrattuale di assieme molto importante. Da soli non faremmo niente, assieme siamo accreditati di una forza che ci viene riconosciuta, compreso il momento del tavolo tecnico sulla riforma sanitaria regionale dove sediamo a titolo pieno con gli altri interlocutori. Il progetto specifico della Regione è stato esaminato per dieci giorni, abbiamo aggiunto qualcosa, c'è stata qualche modifica, ma è stato poi approvato dal consiglio regionale oltre che dalla giunta. Però ancora oggi siamo a rischio: quando abbiamo discusso sui medici di famiglia le cose non sono più andate come previsto dal testo della riforma. I medici fanno anche altro rispetto al loro lavoro e sappiamo che se bisogna riorganizzare è proprio sulla base dell'esperienza vicentina, è una delle migliori. Bene, la fase sperimentale entro il 2013 deve finire e produrre la medicina di base integrata con 12 ore al giorno di presidio sul territorio, dalla cronicità agli esami specialistici, con 80 milioni già stanziati e disponibili. Il guaio è che una leggina ha aggiunto a questa realtà la medicina in rete: è un rallentamento per la medicina integrata, tant'è vero che la maggioranza dei medici ha subito scelto la rete.

I rilievi di Ferrin chiamano direttamente in causa il carico di lavoro che converge sull'ospedale al quale ancora una volta viene ritardato il ritorno al suo ruolo vero che sarebbe quello di rispondere alle necessità dei casi acuti, non ad altro.

VINCENZO_RIBONI (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)VINCENZO RIBONI- Senza voler entrare in conflittualità con la realtà esistente, in alcune aree ci sono gruppi anche a Vicenza che funzionano bene e con questi abbiamo potuto creare scambi di informazione, diventare loro alleati per un processo formativo che serve a tutti; il che ha voluto anche dire creare unità di intenti con la nostra struttura di pronto soccorso e ottenere risultati molto positivi. Questa proposta di legge regionale ha trovato due diversi modi di calarsi nella realtà, nella medicina di gruppo e nella medicina messa in rete. Più facile lavorare in un contesto di medicina in rete, nel proprio ambito, connessi con le altre realtà; il fatto però è che non è quella l'offerta proposta e che difatti aveva ricevuto molti consensi. La strada su questo percorso è molto impegnativa, le cose non si debbono dissolvere ma anzi bisogna continuare a lavorare con i molti medici di base che soni disponibili e ricchi di iniziative, ricollocando nella giusta misura quella che era la proposta iniziale. Superate le difficoltà organizzative e anche logistiche ci si deve impegnare a perseguire quegli obiettivi. Pensiamo che se si verificassero quelle condizioni in cui la medicina di base funzionasse davvero i pazienti al pronto soccorso diventerebbero un quarto di quanto sono oggi: molti di quelli che arrivano necessitano indagini specifiche e rapide che potrebbero essere risolte in ambulatorio. In pronto soccorso, detto che per il paziente qualsiasi sia la cosa che lamenta è importante, dovrebbero convergere quelli che hanno vera necessità di un ospedale. Bisogna restituire all'ospedale la dimensione e la specificità che deve avere. Questo è fare medicina moderna, dentro e fuori dall'ospedale.



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