Che cosa spinge le persone a diventare volontarie e a mettersi al servizio degli altri in modo del tutto gratuito? Partiamo da donatori di organi e donatori di sangue.
BRUNO ZAMBERLAN «Aido è una buona realtà i 60mila arrivano dal molto lavoro dei volontari, quelli che lavorano gratuitasmernte, intendo; arriva dal 1. settembre del 72 quando il friulano Giorgio Brumat durante una vacanza ad Asiago prima di tornare a Bergmo fondò la sezione di Vicenza dell’AIDO. Questa iniziativa ci porta oggi alla tessera numero 60mila realtà che vuol dire avere un punto di riferimento certo e visibile in ogni contrada dove ci sarà sempre qualcuno in grado di dirti che cosa devi fare per iscriverti. All’inizio parlare di questi argomenti era difficilissimo, ma a poco a poco il molto lavoro e l’evidenza della bontà di certe scelte ha aiutato e oggi siamo a questo punto. Ora siamo tanti e siamo molto soddisfatti del risultato, Aido Vicenza è la realtà più importante in Italia in rapporto alla popolazione. Due volte all’anno comunichiamo con gli scritti tramite il nostro notiziario e rimaniamo così sempre agganciati perché solo l’iscrizione non sarebbe sufficiente. Lo scorso anno in Italia si sono raccolte 3500 cornee con circa altrettanti trapianti; il Veneto ha dato contributo per il 50 per cento. Ormai per noi si tratta di un rapporto e di una disponibilità così radicati che sono gli stessi parenti a segnalare la possibilità di avere un donatore ed un trapianto».
MARIANO MORBIN «Anche noi siamo un piccolo grande esercito, 22.600 iscritti di cui 19.500 attivi; i numeri che ci danno grande soddisfazione sono anche quelli dei nuovi donatori, in continuo movimento, grazie anche alle sinergie con tutte le altre associazioni del dono; andiamo con loro in tutte le scuole e facciamo conoscere l’attività ed il suo significato, a partire dalle scuole elementari. Cerchiamo di dare un senso etico e sociale alla nostra attività facendo capire che il valore del dono è altissimo ancora di più oggi visto che ci accorgiamo di una certa caduta riscontrabile per alcuni valori. Nell’associazione trovano motivo di fare gruppo anche i giovani e questo vuol dire evidentemente avere un piano verso il futuro e quindi vederci chiaro. Siamo partiti naturalmente su precedenti robustissimi e sani e li abbiamo rafforzati. Siamo la terza federata Fidas in Italia e questo dimostra l’entità del fenomeno per quanto ci riguarda. Per quanto riguarda i giovani, per noi sono un investimento vero e proprio, il futuro assicurato».
SIMONE MASCHIO «La prima idea del donare nasce da occasioni vicine e riscontrabili: mia nonna aveva bisogno di trasfusioni e mi sono subito chiesto come si poteva fare a diventare donatore; poi sono entrato nel coordinamento giovani di Vicenza dentro un gruppo di ragazzi che fanno attività in tutta la provincia in cerca di nuove adesioni possibilmente giovani che vuol dire dai 18 ai 28 anni mentre il tetto definitivo è fissato a 65 anni per legge. Ora siano una quarantina in attività per riunioni tra noi e per il proselitismo. I ragazzi ci rispondono in vario modo e dipende principalmente dal momento in cui li avviciniamo. Se si convincono, il meccanismo prevede che firmino la promessa cosiddetta per poi andare al centro per le analisi necessarie, dopo di che su parere medico può cominciare l’attività. Ci sono corsi di formazione sia provinciali che nazionali per adeguarsi alle tecniche psicologiche di avvicinamento alle persone che vogliamo convincere a diventare donatori. A Vicenza siano fortunati perchè i consigli di presidenza hanno sempre investito molto nei giovani, non per niente sono i giovani la linfa del futuro. Oggi il coordinatore giovani è una figura prevista in statuto per cui un terzo delle persone deve essere formato da consiglieri in età tra i 18 ed i 28 anni. Per la Fidas è stato anche questo un grande passo».