NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Un esercito preoccupato solo di donare

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Un esercito preoccupato solo di donare

Qual è il ruolo delle associazioni che raccolgono i volontari e formano così un insieme disponibile al servizio degli altri

vanni poli (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)VANNI POLI «La mia esperienza al centro di coordinamento volontariato è stata positiva per come abbiamo risanato la situazione critica precedente, ma non positiva per altre ragioni che non sto qui a descrivere oggi, non è la sede; semmai potremmo farlo parlando proprio del centro. Le associazioni di volontariato spaziano dalla cultura al servizio vero e proprio, è un mondo vastissimo dove capita anche che chi fa volontariato se e stia al di fuori dalle associazioni che a volte sono manipolate dalla politica e diventano centri di potere vero e proprio. Gli esempi negativi ci sono in abbondanza. So però di certo che forse per una provenienza da un’educazione cattolica già degli oratori e delle parrocchie si è creato anche un importante modo di essere e di porsi nella società in termini di solidarietà e comunque di sensibilità verso gli altri. Un passato che evidentemente ha seminato qualcosa. Tutte le associazioni almeno all’inizio nascono da quel tipo di cultura, dal servizio nella società: da qui a cadere in certe situazioni di difficile sopportabilità il passaggio può essere anche breve, ma chi fa volontariato aderendo o meno alle associazioni lo fa molto seriamente e svolge effettivamente un ruolo che non è esagerato definire sociale. La normativa a volte appesantisce l’attività delle associazioni ma ciò non toglie che il risultato sia generalmente quello che si vuole proporre ed ottenere. Del resto le iniziative spontanee di aiuto sono molto comuni, anche nelle scuole, dappertutto. Le risposte sono sempre o quasi sempre positivissime perché la gente scopre di essere disponibile. Vengo dagli scout e rivedo certe cose, come le rivedo a scuola di mia figlia dove i genitori una volta invitati e invogliati a fare qualcosa per un obbiettivo comune a tutti si offrono per aiutare e lavorano con molta energia».

alghisi (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ALBERTA ALGHISI «La situazione tecnicamente è la seguente: i dipartimenti provinciali che ci sono in regione raccolgono i centri delle varie province, dai centri più piccoli fino a noi che nel nostro caso siamo a Vicenza. Siamo attualmente in grado di supportare altre province come capita per Sardegna, Lazio, Padova, ecc. Siamo abbastanza forti. Il meccanismo produce ad esempio 63mila donazioni fatte e prevede la donazione differita; abbiamo cinque associazioni che afferiscono al nostro centro e con le quali facciamo gli accordi nel comitato di partecipazione e stabiliamo i progetti comuni; il donatore quando arriva da noi compila un questionario anamnestico e fa esami, provette, al cui seguito con elettrocardiogramma e parere medico viene data l’idoneità che permette da un mese dopo in poi la prima donazione. Quattro volte l’anno per uomini e donne, due volte l’anno per le donne in età fertili per il sangue interno. Il plasma si può invece donare fino a 20 volte l’anno. Da parete dei donatori c’è massima disponibilità e possiamo contare su di loro per una grande collaborazione; ora abbiamo però una nuova sfida da affrontare cioè la nuova difficoltà economica rappresentata dalle ristrettezze finanziarie del momento e che si devono confrontare con la necessità di continuare a dare un buon servizio, un servizio di alto livello come è quello odierno per noi. Stiamo anche cercando di venire incontro ai donatori che fanno fatica a prendersi la giornata di riposo prevista, magari se ci sono problemi sul lavoro. Tutto va conciliato con le difficoltà del personale e stiamo anche cercando di razionalizzare al massimo. Il personale che c’è è il massimo che si possa pretendere e naturalmente abbiamo da conciliare anche domanda e offerta di sangue per evitare il rischio della scadenza. Cerchiamo perciò di regolarizzare i flussi in funzione dell’andamento della necessità per evitare che magari un donatore se ne stia tre ore in attesa del suo turno e poi arrivi l’ora che lo esclude perché oltre non si può andare».

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