NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Cisl, nella società tra storia e modernità

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Cisl, nella società tra storia e modernità

Partiamo dal congresso e dalle indicazioni che ha dato e che cosa vi aspettate ora…

GIANFRANCO_REFOSCO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)GIANFRANCO REFOSCO- Previsioni difficili. Partiamo però da un dato di fatto, dalla crisi che è al quinto anno, ma parliamone in modo diverso guardando in avanti e superandola. Non aspettiamoci che il tempo ci riporti al 2008, qui non è questione di ciclicità, ma di redistribuzione mondiale della ricchezza, di una nuova normalità in cui bisogna progettare il futuro. Tutto dipende da come questi protagonisti del nostro territorio, a partire da noi, si capisce, progetteranno il futuro. La fase di emergenza consideriamola passata e costruiamo condizioni per far ripartire il territorio. Due o tre anni in cui bisogna subito chiedersi tutto questo.

BRUNO_OBOE (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)BRUNO OBOE- La relazione di Refosco l’ho seguita con attenzione ed è stato un gran lavoro, frutto di più d’un anno di impegno con i consigli di categoria e gli operatori. Anziché piangerci addosso, è la sintesi, ci mettiamo assieme alle forze sociali politiche economiche per un progetto dei prossimi dieci anni che crei una nuova condizione. È in linea con la storia della Cisl, difesa del lavoro, ricchezza da creare per creare il lavoro, l’azienda come bene sociale e non solo privato. A fronte di questa crisi occorre una forte capacità progettuale e da quel che ha detto Refosco in queste giornate so che siamo in linea anche con il nostro passato.

EGIDIO PASETTO- Per me il punto di novità del congresso è l’atto unilaterale della Cisl nei confronti del sistema economico produttivo politico e amministrativo: la Cisl decide responsabilmente di proporre in autonomia un suo progetto originale di sviluppo e lo porta alla conoscenza degli elementi produttivi sociali e anche politici, a tutto il sistema che forma la rete complessiva dentro cui viviamo tutti. La Cisl aggiunge che non intende ripartire da prima, ma dalla realtà di adesso, dal fatto che dal 1. gennaio 2013 la gente è un po’ più povera, dal fatto che c’è più disoccupazione, più tutto il resto. La base è questa ed è originale; secondo me dentro tutta la relazione di Refosco al congresso quello che emerge di più è proprio questo atteggiamento determinato e rivolto a proporre un nuovo dialogo. Si parla di un progetto che non può avere spazio oltre i prossimi dieci anni e anche questo è un particolare importante perché vuol dire che documenti alla mano gli interlocutori dovranno rispondere alla Cisl e dire quel che vogliono o non vogliono fare da subito.

PAOLO GURISATTI- Questo è l’elemento di novità. In questa provincia c’è necessità di spostare la contrattazione verso altri scenari. Qui la manifattura ha capacità di esportare, ha efficienza vere nelle imprese; ma se le relazioni industriali potessero riprendere il bandolo del ragionare con i lavoratori sulle strategie di investimento sarebbe rilanciato un discorso che produce qualcosa in più. C’è davvero una possibilità da sfruttare, tutta l’Italia senza equivoci si aspetta che il nordest dia un messaggio preciso, una società che coinvolga le persone, regole precise, modelli di funzionamento utili al resto del paese. Nella relazione ci sono riferimenti precisi a tutto questo.

GIANFRANCO REFOSCO- Quando parlo di società multiple di servizi che sono comunque e sempre troppe intendo anche questo. Lo snodo fondamentale di questo lavoro è di un sindacato che ha forza associativa precisa. Il messaggio che diamo però è anche che nessuno esce da solo dalla crisi, c’è bisogno di una regia che oggi manca: noi mettiamo contributi sul tavolo, il patto per Vicenza, ma serve anche un sistema di governance che metta assieme tutto il resto e tutti gli altri, compresa la politica. È il sistema che si deve resettare e chiediamo che si faccia un tavolo di regia complessiva. Da noi sono venuti tutti i rappresentanti delle associazioni datoriali accogliendo il nostro invito. È un passo importante.

EGIDIO_PASETTO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)EGIDIO PASETTO- L’esempio è proprio questo: 5 aziende dell’acqua, 17 aziende di trasporto pubblico fanno sì che si voglia invece fare aziende uniche. La Cisl dice questo e dice che si vuole confrontare con chi ci starà. In passato c’è stato chi si è assunto il ruolo di progettista dello sviluppo del sistema provinciale: Danilo Longhi ha disegnato un percorso dello sviluppo che dà un contributo formidabile anche oggi. C’era quella sua regia, ma oggi non c’è più. Il rischio di queste proposte e di queste energie impegnate e che tutto si anneghi nel nulla. La Cisl mette tutto questo sul tavolo della proposta e chiede a chi può rispondere che cosa ci vuole mettere da parte sua e come contributo… Siamo alla vigilia del rinnovo della Camera di commercio: se invece di discutere di nomi si cominciasse a discutere su quale dovrebbe essere il progetto da promuovere ed il ruolo di questo ente ecco che ci sarebbe un coordinatore di livello provinciale e anche un interlocutore per le proposte che la Cisl rinnova oggi nel suo congresso.

La visione larga e chiara di Danilo Longhi non ha avuto eredi a livello alto e quindi si sono verificati quei disastrosi eventi che abbiamo visto: un aeroporto perduto, un centro servizi nato praticamente morto, una politica di infrastrutture oggi inesistente…

BRUNO OBOE- Il regista non lo vedo. Con Longhi ho lavorato a lungo dall’83 al 91, molto tempo. Longhi era un grande, i suoi progetti li ha anche scritti e ancora oggi sono attuali. Dopo c’è stato il vuoto: gli enti ci sono ma la capacità progettuale e del sollecitare iniziative credibili alle categorie è sparito. Bisogna ricreare tutto anche se io non vedo figure precise ora. La proposta della Cisl è con i piedi per terra, mette in luce il fatto che manca l’istituzione politica e che per questo imprenditori e sindacato debbono fare supplenza; la Cisl dà un progetto di spinta, si fa locomotiva, propone di invertire tutto, non aspettare più e incita le altre forze sociali ed economiche a diventare promotori, a cercare le risorse e non aspettare più. Creiamo una proposta di sviluppo per i prossimi dieci anni. Tornando a un’altra riflessione posso dire che il passato ci rimanda anche altri messaggi. Dalla fine anni 70 giovani come Ilvo Diamanti, Paolo Gurisatti, Beppe Nardin, Daniele Marini, giovanissimi, furono parte dell’ufficio studi e formazione appena costituito: non volevamo limitarci alla contrattazione, ma invece pensare e progettare. Si sono infatti studiati e proposti progetti che poi noi abbiamo fatto nostri portandoli nelle sedi istituzionali. Refosco sta facendo quello stesso percorso, ma naturalmente adattato ai tempi. La visione di progetto serve a tutti; anche se è il sindacato a farsene protagonista serve anche agli imprenditori. Quando ci sono gli uomini, come si sa, le idee camminano; il potere senza uomini che camminano invece non serve a niente.

PAOLO_GURISATTI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)PAOLO GURISATTI- Un elemento di sofferenza per me come cittadino di questa provincia è di non avere avuto più a disposizione elementi di riferimento come Longhi o come Bruno Oboe per creare lavori di assieme e di progetto. Allora c’erano importanti incubatori di competenze fondamentali, grandi aziende che creavano società, competenze che si riversavano nei distretti, Non c’è più tutto questo, ma bisogna ricostruire, c’è bisogno di quelle esperienze. A livello provinciale ma anche a livello territoriale. Refosco dice ed ha ragione che bisogna restituire identità a tutto il sistema: perché non ricostruire ad esempio una decina di comunità territoriali anzichè continuare a marciare su questi 121 comuni che non possono neppure respirare? C’è tutto un disegno da costruire trovando non solo quelli che guidano ma anche la base di giovani che si facciano avanti a aiutino a realizzare anche la politica che verrà.

EGIDIO PASETTO- I gruppi di studio della Cisl hanno fatto proposte come l’azienda unica nel settore dell’acqua e dell’igiene urbana. Da uno studio della Cgil esce che i costi degli organi di gestione sono al 5,6% del totale dei costi delle aziende: lì si recuperano molti soldi, solo l’unificazione darebbe un incremento del 12,5 per cento di produttività. Che cosa ci impedisce di realizzare una cosa così semplice? Logica spartitoria ma non solo, bisogna anche ragionare meglio, non continuare a credere che il piccolo serve a risparmiare, creare forme di partecipazione dei lavoratori a queste società pubbliche e dentro coinvolgere anche altre risorse che ci sono e si possono trovare. Il fondo pensionistico ho sentito che ha rendimenti ridicoli (sotto l’1%); ebbene, investendo in utiliy e investimenti pubblici darebbe un incremento tra il 3 e 4% offrendo nuove risorse finanziarie che darebbero impulso a livello territoriale: investire in ricerca, in ingegneria, dare occupazione qualificata non solo ai lavoratori ma anche agli ingegneri e ai professionisti delle università. È questo che bisogna fare. Dobbiamo diventare vera ricchezza aggiuntiva e finirla di essere solo elemento trasformatore di quel che fanno i tedeschi.

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