NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il sentiero dei passi perduti

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Il sentiero dei passi perduti

Come ha detto Giolo durante la presentazione, il suo nuovo libro affronta il tema del viaggio umano. Dunque per lei la vita è un viaggio?

«In un certo senso è così, sia in senso metaforico sia in quello pratico, di tutti i giorni. Nella mia lunga esplorazione del territorio dell’Alto Vicentino, dal Canal di Brenta al Massiccio del Grappa, dall’Altopiano dei Sette Comuni alla Pedemontana che va da Thiene ad Asolo e oltre, mi sono trovato di fronte a situazioni e a personaggi che hanno influenzato notevolmente il mio modo di scrivere la vita. È stato come camminare nel tempo passato e in quello presente, alla scoperta di paesaggi davvero unici e incredibili, di protagonisti involontari colti nei momenti della loro esistenza di tutti i giorni… Emozioni che ho cercato di immortalare, nero su bianco, in un susseguirsi di descrizioni vergate in fretta, brevi note e appunti di viaggio e poi, più ampiamente e profondamente, nella stesura dei racconti. A volte, molte volte, i miei personaggi sono senza nome o, se hanno un nome, è sempre un nome molto comune. Non ho dato mai molta importanza a questo particolare: ciò che conta è il carattere, il modo di fare e dire, di un interprete dei miei lavori. E, soprattutto, le emozioni che trasmette ai lettori, ultime foglie di un albero che tende i suoi rami al cielo».

Il sentiero dei passi perduti (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Il libro è una raccolta di dodici storie, ognuna preceduta da una citazione di scrittori famosi: Baudeleire in Amore in libera uscita, Emily Dickinson in Albergo per soli uomini solo per citarne un paio. Un omaggio ai grandi della letteratura o uno spunto di riflessione?

«È senz’altro uno spunto di riflessione e soprattutto anche un anticipo del tema che verrà poi ampliato nei dettagli più minuti. I grandi della letteratura sono grandi anche e proprio per questo: a volte, con una breve frase, riescono a condensare una lunga serie di pensieri. Enzo Biagi scriveva testualmente “Sono un giornalista che ricorre, con una certa frequenza, alle citazioni: perché ho memoria e perché ho bisogno di appoggi: c’è qualcuno al mondo che la pensava e che la pensa come me, perché spesso in una battuta c’è la sintesi di una situazione o di un carattere; si può passare alla storia anche con una sola parola o con una sola frase felice”. Ecco, anche per me vale questa considerazione. Con il passare del tempo ho scoperto che non è con le lunghe e pesanti dissertazioni sul carattere di un personaggio che il lettore riesce a farsi un’idea precisa del personaggio stesso, ma soprattutto con i dialoghi e le azioni che, suo malgrado, lo coinvolgono o, altra condizione essenziale, come reagiscono agli imprevisti e alle avversità della vita».

Non sono solo racconti di fantasia. Nel primo, che dà il titolo al libro, scrive di un anziano che vive ancora in Valbrenta e che ogni giorno cammina per dieci chilometri... e in Ondata di piena della tremenda alluvione di un paio d'anni fa, raccontando la storia vera di un contadino.

«Miscelare realtà e fantasia fa parte del gioco che, di volta in volta, lo scrittore inventa per se stesso e per i suoi lettori. Nonostante tutto, sono convinto che la realtà a volte superi di gran lunga ogni fantasia. In Sul fiume tra gli argini, il primo racconto del volume che porta lo stesso titolo, la vicenda narrata, assolutamente vera, va al di là di ogni immaginazione: a ulteriore conferma di ciò, va detto che i protagonisti non si conoscono e che l’azione si svolge durante la Seconda Guerra Mondiale, il giorno prima dell’arrivo degli americani! Nel caso dell’alluvione che ha colpito il vicentino un paio d’anni fa, la forza dell’acqua ha portato via le cose, distrutto le case, ma non la volontà della nostra gente di riprendere a sperare, lottare e rivivere. È forse questo il miracolo più grande, nonostante la tremenda realtà che la Tv ha mandato in onda: mi è capitato di vedere persone con le lacrime agli occhi, ma incapaci di stare con le mani in mano, subito pronte a darsi da fare per rimpossessarsi della loro vita e del loro futuro. Questo è, per uno scrittore, lo stimolo per continuare a scrivere e raccontare proprio la vita».

Quanto c'è della sua terra in questo libro e in generale in tutta la sua opera letteraria?

«È alla base di quasi tutti i miei progetti letterari. Più che parlare della mia terra, direi che si tratta della nostra terra in cui vive la nostra gente, il Veneto. A causa del mio lavoro ho cominciato presto a conoscere il Canal di Brenta e, in seguito, tutta la parte nord della provincia di Vicenza. E stato amore a prima vista, nato lungo un fiume dalle mille voci e dai mille personaggi; sono stato coinvolto senza quasi accorgermene e, una volta in mezzo alla corrente, non ho potuto far altro che lasciarmi trasportare. Ma, oltre che nei miei libri, collaborando attivamente da molti anni con il magazine Bassano News, ho potuto sviluppare ulteriormente la mia conoscenza di un territorio che ha delle potenzialità culturali, storiche e turistiche davvero uniche. Assieme ad Andrea Minchio e avvalendoci della preziosa collaborazione della Guardia Forestale di Bassano, ho potuto rendermi conto di quanto sia importante far conoscere non solo le bellezze della natura, ma anche i problemi che ad essa sono collegati. Problemi che dovranno essere risolti coltivando e diffondendo l’amore e il rispetto per un territorio che un giorno dovremo lasciare a chi verrà dopo di noi».

 

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