NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Crisi imprevedibile 30 anni fa: nemmeno un mago...

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Crisi imprevedibile 30 anni fa: nemmeno un mago...

Tornando ai diritti e alle richieste, il sindacato di oggi quanta capacità ha di rispondere in modo realistico alle esigenze nuove che Pasetto ha appena descritto facendone in pratica un bilancio europeo in rapporto col mondo e non altro?

BRUNO OBOE- Partiamo da due dati; in Italia avevamo all'epoca grandi aziende con migliaia di lavoratori; solo la Fiat ne faceva con l'indotto più di trentecentomila, qui c'erano Marzotto con quasi cinquemila, Pellizzari, Ceccato, Cotorossi e Lanerossi, eccetera. Oggi non è più così tanto l'unico settore che sviluppa occupazione è il terziario. Gli altri hanno avuto caduta di occupazione e di mercato quindi di aziende. In questa situazione i gruppi dirigenti, sia del sindacato che della politica che governa, debbono avere la consapevolezza della realtà, non ci si trastulla sui risultati ottenuti magari vent'anni prima. Un gruppo dirigente deve avere in mente una prospettiva di lungo periodo, dieci o venti anni, altrimenti non è dirigente. Invece abbiamo avuto un governo che tutto ha fatto tranne che progettare il futuro. Berlusconi che negli ultimi dieci anni è sempre stato al governo, dopo due giorni di un governo nuovo appena insediato tira fuori la questione Imu e non si occupa di altro. Bisogna invece cominciare a lavorare. Il problema vero è che perché vada bene il paese deve andare il lavoro, che va se c'è l'impresa che va. In questi anni nel sindacato non abbiamo avuto posizioni unitarie, la Cgil ha manifestato ritardi storici; dopo cinque anni per fortuna si sono riuniti gli esecutivi nazionali delle tre confederazioni e a Treviso ad esempio la manifestazione del 1. maggio è stata fatta con sindacati imprenditori e associazioni tutti assieme. Bisogna remare tutti nella stessa direzione, questo è il fatto. Che poi a Treviso la Fiom abbia dichiarato che la manifestazione era sbagliata e se ne dissociava perché si erano mischiati assieme sfruttati e sfruttatori mi fa pensare che qualcuno è veramente ancora molto indietro tanto da usare queste formule vecchissime per criticare una iniziativa unitaria da considerare invece e finalmente del tutto rasserenante.

Crisi imprevedibile 30 anni fa: nemmeno un mago... (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)PIETRO BARTOLOMEI- Certo che queste dichiarazioni non aiutano, ma i tre sindacati Cgil compresa stanno ricominciando a parlare con la stessa preoccupazione. La settimana scorsa sono stati firmati finalmente due accordi unitari sulla rappresentanza e la detassazione sul salario di produttività per dare un po' di respiro ai lavoratori. Cose importanti, il fenomeno della povertà sta diventando così ampio che se ne uscirà difficilmente. Bene che si torni a parlare unitariamente di tutto come investimenti e disoccupazione, impegno per il rilancio delle attività produttive e legislazione. Se non si esce da questa situazione si provocano danni irreparabili.

EGIDIO PASETTO- Sono d'accordo ma tendo a dire che secondo me non si può scaricare su uno la responsabilità di tutto. Non c'è consapevolezza della dimensione del concetto di crisi, mancano i fondamentali. Se i dati che ho detto prima sono veri e noi ragioniamo sui diritti nello stesso modo del 66/70, i quattro anni di maggiori conquiste come giusta causa, statuto, riforma pensionistica, prima riforma sanitaria, più i nuovi contratti con le 40 ore eccetera, ci limitiamo ad un ambito che non è più attuale. Il debito pubblico di allora era il 28 per cento del pil, si lavorava a magazzino, si produceva senza bisogno di cassa integrazione e quel che era in magazzino si vendeva dopo. Oggi questo mondo non c'è più, nemmeno lo stato sociale, che ora è in crisi irreversibile perché il ruolo del welfare ha generato la crisi fiscale dello Stato e l'internazionalizzazione dell'economia ha prodotto tutto questo. Lo Stato non genera più risorse o quasi. Oggi quindi c'è necessità di trasformazione perché i modelli di prima non esistono più ed occorre invece una nuova accumulazione per tornare a dividere qualcosa, diritti e salario: occorre pubblica amministrazione e capacità di innovare i processi produttivi. Occorrono insomma altri paradigmi di riferimento che ora francamente non vedo all'orizzonte.



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