NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il monumento può essere lo specchio della città?

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Il monumento può essere lo specchio della città?

Da Walter Stefani e Antonio Stefani mi aspetto un prolungamento del ragionamento anche considerando i mutamenti negli anni...

WALTER_STEFANI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)WALTER STEFANI- Neri Pozza a parte e con tutto quel che abbiamo vissuto assieme, debbo dire che sono convinto che se fosse vivo quel monumento non sarebbe lì e nemmeno sotto la statua di Quagliato ci sarebbe quel supporto cimiteriale. Dicono che guarda verso dove abitava ma invece guarda un libro su cui sta scrivendo. Pozza viveva a Ponte San Michele, come sappiamo. Vorrei invece dire di quelle cose indimenticabili che erano i vespasiani, i cessi pubblici cittadini, eliminati quasi tutto in un colpo proprio come le spade dei monumenti guerreschi, che venivano sottratte di notte per spostarle la notte dopo in mano a qualche altro personaggio meno impegnativo. I pubblici amministratori del tempo che fu aveva dotato la città di un bel numero di vespasiani, ben occultati, ben nascosti, di lamiera fuori e marmorina dentro. Erano sparsi nella città. Le signore si arrangiavano a meno di non andare negli esercizi pubblici allora obbligati a soddisfare la richiesta eventuale. Insomma i vespasiani erano presenti dal Duomo al Garofolinmo, da Piazzetta San Giacomo al Moresco in Campo Marzo, dal Cornoleo a Contrà delle Morette, a Monte Berico, a Ponte Pusterla e al termine della Stradella del Diavolo. Dopo di che arrivarono gli anni ruggenti, quelli del fascismo. Non si tolse ma si aggiunse, con altri otto esemplari, però prefabbricati a due posti contrapposti e una parte superiore e inferiore che restava allo scoperto. Altro modello, altra filosofia, ma la funzione era quella. Li misero a integrazione di quelli vecchi magari con qualche pianticella per adornare, stesso esemplare, modello unico di tutta Italia con anche qualche pubblicità. Li misero a Piazza Castello, alla stazione, in viale Eretenio, in viale Roma, in piazzetta di Sant'Ambrogio, in contrà Torretti, a Santa Libera, dietro il nuovo Caffè Moresco.

TONI VEDU'- Adesso tutto cambiato. La happy hour permette ai nuovi centristi di Vicenza di farla dove vogliono.

ANTONIO_STEFANI. (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ANTONIO STEFANI- È così. Qualche vespasiano per me poteva rimanere anche come monumento, superstite, come orizzonte ancora presente. Invece è stato cancellato. Personalmente sono cresciuto tra le statue di giardino Salvi o giocando intorno al monumento di Pigafetta. Per le statue ho un certo affetto, belle o brutte che siano; dopo gli anni 60 quel decoro è sparito travolto dall'impazzimento generale. Qualcosa va imputata alle varie sovrintendenze, alla commissione di ornato che non si sa se ci sia ancora o non so a chi altro. Con idea futurista tirerei giù tutto di brutto lasciando solo le testimonianze di scultura pop tipo il coccodrillo di viale Milano o la mucca di Ponte Alto che è una pubblicità, ma fa allegria. Salverei anche le cose di Quagliato ovviamente, come quelle alle poste o in piazza a Creazzo dove ce n'è una scultura altrettanto bella. L'altalena piace molto ai bambini ad esempio ma è su una vasca che spesso è vuota o sporca o malridotta, magari per colpa dell'happy hour. Questione di decoro che siamo andati perdendo perché dicendolo francamente in centro dopo una certa ora non circola più nessuno. Non so se i nostri concittadini si rendono conto del contesto urbano che attraversano. Guardano i telefonini. Neri Pozza diceva che dopo quella certa ora Vicenza è una necropoli. Oggi è cambiato qualcosa perché c'è una diversa frequentazione pensando anche però che è stato fatto di tutto per svuotare il centro storico, non solo di residenza ma anche di attività commerciali.

TONI VEDU'- In più molte cose sono fuori dal centro a partire dal teatro. Bar e altro non hanno impulsi per tenere aperto visto che lavorano già di giorno. Poi da dire c'è che la grandissima stagione dei monumenti ottocenteschi ha prodotto qui monumenti dedicati a Zanella Fogazzaro Lampertico e poi c'è anche Neri Pozza con Palladio. La proporzione dei propri uomini di cultura se ci pensate è dignitosa almeno in questo rispetto al resto. Consoliamoci così...

STEFANO FERRIO- Ci sono simboli immutabili come i cavalli di Giardino Salvi che sembrano in perpetua sofferenza, restaurati ma sempre cadenti, in ripiegamento su se stessi, senza una speranza, così pare, di riprendere fiato e ridiventare vivaci se mai lo sono stati.

Il monumento può essere lo specchio della città? (Art. corrente, Pag. 4, Foto generica)



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