NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il patrimonio "dimenticato" di collezioni e musei

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Il patrimonio "dimenticato" di collezioni e musei

Passiamo ora a un altro museo, Crosara, che si occupa di raccogliere ed esporre i prodotti e gli strumenti della paglia, un settore che tra il primo 900 e l'inizio della seconda guerra mondiale, sia pure attraverso alti e bassi, ha dato un contributo imponente all'economia agricola della zona, prima poverissima.

LUIGI_CHIMINELLO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)LUIGI CHIMINELLO- Il museo è decentrato rispetto a Marostica, ma ha numeri tutto sommato contenuti che riguardano persone soprattutto interessate alla lavorazione della paglia. La gente ci chiede il modo di lavorare la paglia e perché la paglia veniva lavorata prima nella nostra campagna pedemontana e poi in alcune industrie di pianura. È stato all'inizio un lavoro esclusivamente manuale, dalla coltivazione del grano alla mietitura, poi però è diventato qualcosa di più. La materia prima arrivava direttamente dalla fonte che la produceva, cioè dai contadini. Avevano un terreno così magro che per renderlo florido dovevano portare su per la collina il letame per concimare. Questa situazione fece sì che si accorgessero che mentre la spiga di grano era molto piccola e dava veramente poco, proprio a causa delle caratteristiche del terreno il gambo risultava invece molto lungo e robusto. Da lì nacque l'idea che poi si sviluppò: la semina continuò, il raccolto anche, ma si imparò a sfruttare bene il fastugo, cioè il gambo, a creare l'affinamento del materiale, l'intreccio e così via. In questo modo entrò nella vita economica dei contadini, da sempre molto povera, anche un reddito nuovo determinato dal fatto che tutta la famiglia ci lavorava integrando il lavoro nei campi, dal piccolo di una decina di anni fino ai nonni. Alla fine questa attività è andata così avanti e si è così affinata che dopo la nascita di alcune fabbriche in pianura a Marostica si arrivò a produrre sia trecce ben preparate, sia oggetti finiti, come sporte e cappelli. Tutto era diventato tanto ben fatto che si cominciò a fare concorrenza a Firenze. Teniamo presente che questa produzione diventò importante al punto da trasformarsi in esportazione, dalla Germania alla Francia all'Inghilterra alla Svizzera. Dopo di che il mercato si è allargato ulteriormente e coi primi del Novecento la Camera di commercio di Vicenza contava addirittura 12mila persone impiegate in questo settore, una parte che lavorava in casa e un'altra parte, sempre più importante, che lavorava in fabbrica con conseguente evoluzione dei mezzi di produzione e quindi della tecnologia. Pensiamo solo a un dato: in un anno si fece un valore prodotto equivalente a 1,5milioni del tempo, uno sviluppo da agricolo a artigianale o industriale davvero imponente per l'epoca.

Il piccolo museo vive dunque una situazione di per se stessa difficile. La Regione dà contributi ai musei che fanno parte dell'elenco che nel caso di Vicenza ne contiene una novantina. Ma è comunque una ripartizione di risorse fatta di briciole, il che per una iniziativa culturale tanto fondamentale dovrebbe poter essere superato.

MAURO_PASSARIN (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)MAURO PASSARIN- Le situazioni sono diverse. C'è chi ha poco patrimonio e chi ha invece una ricchezza enorme di patrimonio come il museo del Risorgimento che può essere considerato con i suoi 50mila pezzi conservati uno dei più importanti d'Italia se non il più importante. Non solo di quantità parliamo ma anche di qualità, parliamo di raccolte come la raccolta Fanton che consta 30mila pezzi e che è stata considerata al tempo la più importante in campo nazionale. La dimensione dunque l'abbiamo. Che poi queste potenzialità in taluni casi e in momenti particolari come questo che stiamo vivendo possano risultare anche inespresse è un dato di fatto. Tanta ricchezza di patrimonio meriterebbe di essere valorizzata con ben altri mezzi e spazi, anche se per quanto riguarda la parte didattica e la collaborazione con vari partner come sovrintendenze Regione, ecc, siamo perfettamente in linea con una grande lavoro. Ora che arriva il centenario della Grande Guerra cercheremo di fare altro: il recupero dei luoghi e dei forti in montagna intanto ha portato un contributo importante per la realizzazione del progetto che ora continua. Debbo dire che il museo del Risorgimento e il suo personale hanno giocato verso questo progetto finanziamenti importanti, il che non è poco.



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