NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Da Righetti o Ristorante Italia?

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Da Righetti o Ristorante Italia?

Perché ha scelto proprio Righetti per il titolo?

«Il libro è composto da 27 brevi capitoli, ognuno dei quali racchiude qualche “scena di vita dalla provincia veneta”. Ho scelto, per il titolo, il capitolo che parla del ristorante self service di Righetti perché è un ambiente particolare, un piccolo spaccato del nostro modo di essere, nostro nel senso di italiani, non tanto di veneti o vicentini. Da Righetti si arriva e per prima cosa bisogna conquistarsi il tavolo dove mangiare: come quando un giovane entra nell'età adulta e deve conquistarsi un posto nel mondo del lavoro. Da Righetti, conquistato il tavolo, devi occuparlo con tovaglietta e posate, meglio con l'aggiunta della giacca o di qualche oggetto, per assicurarti che nessuno te lo porti via: come quando andiamo in spiaggia, e occupiamo più spazio possibile con ombrellone, sdraio, asciugamani, canotto e quant'altro. Per queste ma anche per altre ragioni, da scoprire nel libro, Righetti è un posto emblematico, un piccolo microcosmo, specchio del nostro Belpaese. Infatti quel capitolo in un primo momento volevo intitolarlo “Ristorante Italia”...».

Da Righetti o Ristorante Italia? (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Quanta Vicenza (e provincia) c'è in un luogo come Righetti?

«Parecchia. Come ho detto: quelli che mangiano da Righetti siamo noi, sono anch'io. Righetti è un posto pieno di vita. Di cibo, naturalmente, ma anche e soprattutto di vita. Di gente che chiacchiera, stacca dal lavoro, si racconta i propri problemi sul lavoro o in famiglia, oppure discute di progetti, di sport, di automobili, di vacanze, di politica...».

Nel primo racconto descrive con acuta ironia quanti incontri interessanti si fanno senza navigatore satellitare in auto... una metafora dei tempi moderni?

«Prima di tutto un convinto “spottone” contro il navigatore satellitare! Per carità, certamente in certe situazioni torna utile, soprattutto in una grande città quando non sai dove caspita ti sei perso... Però personalmente ho davvero sempre avuto una forma di rifiuto per il tom tom e tutti i suoi parenti, e non l'ho mai voluto in auto. Quello che descrivo nel primo capitolo è davvero tutto successo al sottoscritto portando una persona a una festa a Carrè... Ecco, sveliamo qual è il paesino cui faccio riferimento nel testo. In un quarto d'ora di ricerca di un indirizzo, abbiamo incontrato abitanti siciliani e slavi, baristi cinesi, anziani giocatori di carte, mamme che organizzavano un torneo di pallavolo al palazzetto, stalle con cento mucche... Cercare un indirizzo in un paesino del nostro territorio senza ausilio di navigatore ma abbassando il finestrino e chiedendo alla gente è molto meglio: si fanno incontri interessanti; si capisce quanto la nostra società stia diventando meticcia, si comprende il ruolo fondamentale delle mamme per la buona salute non soltanto della famiglia, ma più in generale della comunità; ci si rende conto che in un piccolo paese vicentino se cerchi qualcuno è più utile partire dal nome della famiglia che cerchi, più che dalla via, perché la gente si conosce tutta, senza magari conoscere i nomi delle vie. Da questo punto di vista, dunque, forse alla fine l'episodio può anche apparire come una metafora dei nostri tempi».

In Un dinosauro sul Fracciabianca invece racconta del rapporto tra nuove tecnologie di lettura e libri tradizionali. Come vede il futuro del libro?

«Prenderà sempre più spazio il libro elettronico, l'ebook e l'e-reader, non ci piove. Lo dicono i dati, le tendenze, si va in quella direzione. Cerco di convincermi che ha ragione Beppe Severgnini: non conta tanto il supporto del libro, come lo leggi, se su carta o su ebook o in qualche altro modo, conta che i libri vengano letti. Del resto, già nell'Ottocento esisteva un modo per leggere i libri diverso dal libro stampato: molti giornali pubblicavano romanzi a puntate, un capitoletto al giorno, per fidelizzare i lettori. Fior di grandi scrittori, per portare a casa il pane, hanno pubblicato capolavori in questo modo. Dico anche che un po', francamente, questo cambiamento mi fa soffrire: credo che mi rifiuterò sempre di leggere un libro su un kindle o un altro aggeggio del genere: il libro è l'oggetto più bello in assoluto, toccare un e-reader non mi dà nessuna soddisfazione, ma toccare un libro, aprirlo, sfogliarlo, apprezzare la copertina se è bella, i caratteri di stampa, la consistenza e il profumo della carta, leggere un po' di pagine e poi chiudere con un segnalibro... tutto impagabile. Ben vengano gli ebook se servono a far leggere le nuove generazioni e se in un futuro fantascientifico il libro stampato fosse in pericolo di estinzione, farei di tutto per difenderlo».



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