NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La mensa pubblica spia del disagio sociale

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La mensa pubblica spia del disagio sociale

Le mense sono evidentemente una spia di disagio sociale e lo testimoniano prima di tutto i numeri delle due gestite da Caritas e Ozanam/Mezzanino, complessivamente frequentate da circa cinquecento persone ogni giorno...

FABIO DE LUZIO- Certo che sì, il mangiare è uno dei beni primari della persona per cui... In questi ultimi anni di recessione i numeri sono aumentati e sono cambiati di tipo gli ospiti che continuano peraltro a cambiare dandoci così il polso della situazione che viviamo.

DANIELE_SAVERINO (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)DANIELE SAVERINO - C'è una crescita generale e la mensa pubblica testimonia con i suoi numeri; basiamoci su stime dell'anno scorso che dicono che per esempio al Mezzanino abbiamo circa 200 assistiti al giorno, dopo di che facciamo ed offriamo altre cose, compreso l'ascolto per chi ha bisogno di parlare semplicemente.

RENATO RIVA- La Cisl ha questa stessa sensazione anche se la nostra spia di rilevamento è diversa, più legata alla mancanza di lavoro; la gente viene da noi per fare la fila per la disoccupazione, è così che vediamo e analizziamo. I nostri sindacalisti oggi più di ieri sono impegnati a contrattare gli strumenti di ammortizzazione sociale. Per vari motivi ci sono anche persone che semplicemente non sanno dove andare, fosse anche solo per carenza di informazione su dove trovare un aiuto; è un'altra pagina della nostra attività che testimonia come si debba fare da punto di riferimento per tutto. L'orientamento è una delle questioni chiave da affrontare per poter affrontare il problema.

LUCA BERTOLDO- Parliamo di fornire alle persone una cosa primaria, cioè il pasto caldo; le persone sono in difficoltà ma non chiedono solo di venire a mangiare perché dentro trovano tanti servizi, molto diversi e trovano anche tante altre persone nelle stesse condizioni con cui si può creare una rete di relazioni. È un modo per uscire dai margini, trovare accoglienza e naturalmente trovare un po' di cibo. I numeri sono aumentati indubbiamente, in un anno serviamo circa 19mila pasti in quattro giorni alla settimana più tutti i giorni festivi. Aumentano anche le persone che vengono da noi pur avendo una casa, sono quelli che non hanno più i mezzi minimi per procurarsi l'essenziale di una spesa di famiglia.

GINETTA_CAPPON (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)GINETTA CAPPON- Io sto in cucina ma non me ne resto chiusa: ci occupiamo sia dei pasti che della distribuzione ai nostri ospiti. Aggiungerei che oltre al pasto caldo serviamo anche un approccio umano che personalmente è la cosa che mi soddisfa di più e alla gente serve veramente. Poi c'è da parte loro il desiderio di un po' di calore umano, di sentirsi parte di qualcosa che esiste, non parte del nulla. Ho cominciato un anno fa o poco più perché sentivo di dover fare qualcosa e vedo che è stata una scelta giusta...

Non si tratta solo di fame o povertà, ma il problema va oltre, pare di capire ormai abbastanza chiaramente:, emarginazione e anche autoemarginazione: o no?

FABIO DE LUZIO- Sì, non è più solo questione di difficoltà economiche che impediscono l'accesso alle cose essenziali della vita, ma c'è anche altra povertà, la carenza delle informazioni corrette ad esempio, per cui queste persone diventano invisibili, scompaiono. Il volontariato va controcorrente e in una società capitalistica fa qualcosa gratuitamente, riscopre i valori più vicini all'essere umano come la dignità della persona. I volontari non sono più quelli di una volta, ora serve non solo la indispensabile e preziosissima buona volontà, ma serve la consapevole adesione dopo diverse esperienze; i volontari diventano tali non solo con buona volontà ma anche preparandosi e formandosi perché i problemi da affrontare sono immensi e se uno non è preparato si fa carico di qualcosa che al suo ritorno a casa potrebbe semplicemente schiacciarlo. Dal nostro punto di vista vedo la povertà di valori solo nella classe dirigente, la società è invece reattiva, ben coinvolta, dà aiuto, fa donazioni, capisce quello che fai e ti sta vicino.

Capitale che è il lavoro mentre il profitto è il ritorno di questo vostro lavoro per la società. In fin dei conti il volontariato entra e lavora dove l'organizzazione sociale finge di non vedere o dice di non poter vedere

FABIO DE LUZIO- Evidente che il volontariato agisce dove rileva un terreno su cui è necessario impegnarsi. C'è un problema, ci sono tensioni, c'è sofferenza: prima che lo Stato dia una risposta noi tamponiamo il problema e forniamo all'amministrazione o allo Stato il segnale opportuno per affrontare il problema. A quel punto magari vedono il nostro sistema, i risultati e possono poi se intervengono misurarsi anche sulla base nostro progetto di lavoro. Dovrebbe essere così.

La mensa pubblica spia del disagio sociale (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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