NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Bilancio alle porte e il piatto piange

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Bilancio alle porte e il piatto piange

Che cosa rappresenta questa scadenza annuale col bilancio? Non si sono troppo confuse le carte da parte dello Stato con le date diverse e le situazioni diverse?

luigi-dalla-via (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)LUIGI DALLA VIA- L'incertezza è il guaio che ci perseguita; giusto che i Comuni siano attenti alle risorse, ma l'incertezza ad esempio è quella di essere autorizzati a approvare il bilancio del 2013 anche in novembre del 2013; dal 2004 facciamo bilancio nel dicembre dell'anno prima ma nel 2012 c'è stato il cambiamento legato all'Imu; quest'anno invece siamo arrivati al giugno causa IMU e TARS. Comunque potevamo aspettare fino a novembre, un'assurdità. L'incertezza rende difficile qualsiasi cosa a partire dal poter programmare. L'importante è la stabilità e solo con quella si può presentarsi alle elezioni e promettere un programma che poi si manterrà. A parte la crisi mondiale siamo in preda a questa incertezza che è tutta nostra e questo provoca disservizi; l'auspicio è che i Comuni abbiano stabilità e entrate distinte da quelle dello Stato non con le divisioni di competenza che esistono a esempio per l'IMU; il cittadino come farà mai a capire e a scegliere e come farà a decidere se chi fa danni è il Sindaco o invece lo Stato. Intanto noi abbiamo subito tagli grandi pur facendo riduzione delle spese e nessuno ci ha rifuso un soldo.

ANTONIO MONDARDO- A Grancona pareggiamo su una spesa corrente di circa 800mila euro; dare servizi è pura alchimia economico-finanziaria, una operazione non da poco, ma non è questo che ci spaventa quanto invece ci spaventa affrontare le difficoltà senza la certezza di una nostra vera autonomia gestionale; non si può non poter calibrare i propri servizi e dover rispondere alle esigenze del paese che amministriamo, in situazione di crisi anche di lavoro i cittadini vengono a chiederci interventi che aspettano risposte, le emergenze sociale, sanitaria e sociale rappresentano non un punto fisso e continuo ma una vera e propria situazione variabile, cosicché vincolarla alla rigidità di questo attuale modo di concepire i rapporti tra Stato e Comuni è davvero assurdo; oggi arrivare a giugno per fare il bilancio di previsione dello stesso anno vuol dire avere già fallito i primi sei mesi di gestione. Se il privato facesse così sarebbe obbligato a chiudere. Il sindaco è quindi non più solo amministratore ma anche bersaglio mobile per conto terzi, cioè per conto dello Stato: detta leggi che non sono le sue e in compenso chi ha fatto queste stesse leggi non si vede e ci lascia in mezzo al guado.

ALBERTO TOLDO- Più o meno a Valdastico siamo nella stessa situazione di Mondardo e di Grancona. Sono completamente d'accordo sulla pesantezza determinante dell'incertezza in cui siamo costretti a muoverci; la fiscalità locale è ora argomento di dibattito politico, sull'IMU si sono cambiate le regole sei o sette volte sempre sulla pelle dei nostri bilanci. Il sindaco di Limone sul Garda che ha contribuenti alberghieri in prevalenza mi ha detto che l'impatto dell'IMU sul capitolo capannoni -equiparato appunto agli alberghi- è stato devastante per le casse del Comune. La politica litiga sulla fiscalità locale, allunga i tempi dei bilanci, mette noi in condizione di fare brutte figure quando non ce le meritiamo. Mettere i puntini sulle i è necessario: il bollettino della Tarse arriva con il logo in alto e ben chiaro del Comune che deve fare trattenute o stabilire imposte; come lo spieghi alla gente? L'imposta non contiene e non dà niente all'autonomia o al federalismo però la dobbiamo far gravare sui cittadini e c'è poco da ragionare.

MARCELLO_VEZZARO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)MARCELLO VEZZARO- Caldogno pareggia sui 6milioni di Euro, ma anche per noi l'incertezza è il problema, non sappiamo spiegarci con i cittadini perché lo Stato non si spiega con noi; abbiamo subito un taglio di un milione e più, se non hai i soldi devi tirarli fuori da qualche altra parte, tipo la seconda casa o i capannoni o altro ancora. Nessuno paga volentieri senza capire perché e senza sapere quale ne è la ragione. Nel 2014 tutto si complica, ci sarà una tassa sui servizi che va da 1x1000 a 3x1000: dovremmo così costruire il nostro bilancio su un valore che non conosciamo per niente perché semplicemente il catasto non ci fornisce i valori veri degli immobili, e guardate che non sappiamo perché non ce li dia. Si dice che ci daranno la gestione di tutto anche potendo sforare oltre il 3, ma le detrazioni non le potremo calcolare se persiste questa situazione. Vorremmo che anche qualcun altro ci facesse vedere che fa sacrifici come noi, quando parliamo di costi standard, tipo la sanità, sarebbe meglio metterci le mani e razionalizzare tutto perché altrimenti non c'è verso di uscire da questa situazione.

Il sindaco ci mette la faccia, magari ha un aiuto dalle associazioni di volontariato, però egualmente il problema persiste e non c'è sussidiarietà possibile...

LUIGI DALLA VIA- Per l'assistenza spendiamo 5/6 milioni su 34, senza i volontari non quadrerebbe niente. Dalle cooperative abbiamo servizi sociali anche molto interessanti perché oltre al nostro risparmio c'è la vicinanza alla società e alla gente che si fa più importante. Il volontariato era e sarà insostituibile, aiuta a rivalutare la comunità locale, a dare risposte di vicinato, di contrada, di tipo umano. Non c'è dubbio che le istituzioni debbono essere attente a tutto questo da ogni punto di vista a partire da quello fiscale. Ci sono settori dell'assistenza particolarmente bisognosi e però anche particolarmente esposti

ANTONIO MONDARDO- Le conseguenze di quanto non viene fatto anche dalla Regione ricade su di noi, tipo la sospensione degli assegni di accompagnamento. Dagli slogan elettorali quando si diceva "prima il Veneto" ora che non ci sono più elezioni io so che ricevo lettere dal Prefetto che mi dice che cosa devo fare e quando e come, pena sanzioni; poi parlando di volontariato, anche di quello spontaneo, che venga penalizzato la dice lunga sullo stato di salute sia dello Stato che delle Regioni. Probabilmente siamo al capolinea di un sistema di gestione pubblica che ha fallito in tutto l'impianto e che adesso occorre ripensare: ci vuole un nuovo Stato organizzato diversamente, l'amministrazione dovrebbe partire dal basso, ma anche debbo aggiungere che purtroppo siamo così in ritardo che questo tipo di politica rischia di non potersi più applicare per mancanza di opportunità e quelli che pagano di più sono naturalmente i più fragili, quelli che hanno più bisogno di assistenza domiciliare o agli anziani o ai più giovani. Per dire, a Grancona la distribuzione della mensa è stata cambiata perché mi mancavano perfino i mille euro che servivano: per fortuna sono intervenute le mamme che ora distribuiscono al posto del personale, in cambio di qualche buono pasto. Come il terzo mondo e ora ci siamo arrivati anche noi...

 



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