NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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A caccia di risorse energetiche: biomasse?

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A caccia di risorse energetiche: biomasse?

Cominciamo con Walter Formenton: quali sono i costi e benefici di una scelta come questa in direzione delle biomasse? Le chiediamo un quadro tecnico dello stato attuale in provincia e fuori.

walter_formenton (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)WALTER FORMENTON- Si parla di biomasse da secoli, poi ovviamente sono state dismesse e c'è una ripresa più recente da qualche decennio; le fonti rinnovabili di cui le biomasse sono una fettina hanno ripreso fiato e se ne parla di nuovo. Se parliamo in generale andiamo dalle biomasse al fotovoltaico, all'eolico, alle deiezioni animali o alla biomassa coltivata, anche se c'è da dire che l'apporto di queste fonti è una frazione di quanto serve in totale qui e anche nel mondo per avere energia. Nel futuro questa fetta diventerà però sempre più rilevante perché fa fronte al problema ad esempio del riscaldamento planetario e la biomassa difatti disperde il carbonio. L'altra cosa da ricordare è che attraverso la biomassa l'apporto attuale è trascurabile. In provincia abbiamo tre quattro impianti; a parte quello di Asiago, gli impianti sono pochi, ci sono diversi progetti per farne altri, ma di fronte a diverse obiezioni e prese di posizione provenienti dai vari comitati ci si è sempre fermati.

A caccia di risorse energetiche: biomasse? (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Vediamo le quantità attraverso queste tabelle, quattro in tutto, dove si leggono le proporzioni tra energia prodotta e risorsa naturale biologica da trasformare per arrivare a questo risultato.

PIETRO FURLAN- L'unità bovina di cui si parla in questo primo cartello ci mette di fronte al seguente ragionamento: gli animali presenti in una stalla ma in possibile produzione rappresentano più o meno la metà dei capi utilizzabili in quanto l'altra metà è in crescita. Trecentomila bovini da latte in provincia di Vicenza di cui la metà sono quindi in questa condizione.

WALTER FORMENTON- Qui guardiamo il consumo del Veneto di energia e siamo con la biomassa al 5%; non vale poco, le biomasse debbono essere viste non come concorrenti dei depositi fossili ma come risorsa intelligente da non buttare via e sfruttare sempre più.

VANESSA GALLO- Il problema di fondo è che si parla sempre di energia elettrica e non termica e la tendenza del governo italiano è quella di focalizzare l'attenzione su questo versante contrariamente a quello che si dovrebbe fare. Ora questa tendenza sta cambiando perché in Europa gli Stati dovranno promuovere impianti che utilizzano risorse locali cioè legna, rifiuti organici, ecc. Qui debbo dire anche che bisogna distinguere tra biomassa e altra biomassa: possono essere tante cose, gli impianti che consideriamo come Fiper sono di teleriscaldamento e alimentati da materiale legnoso. Le emissioni ovviamente cambiano se si brucia altro materiale e cambia tutta la questione. Finisco dicendo che l'Italia dovrà entro il 2020 produrre il 17 per cento dell'energia proprio con questo sistema. La fonte rinnovabile va a incidere sulla bolletta. Non costa troppo, per una unità di tonnellata equivalente di petrolio dà proporzioni diverse a scalare a seconda di che cosa si usa come biomassa. Finora c'è stata una visione fortemente elettrocentrica per cui è stata privilegiata questa parte del discorso mentre l'orientamento sta cambiando a causa delle nuove disposizioni europee che cambieranno necessariamente la situazione.

WALTER FORMENTON- Lo svantaggio principale della biomasse anche legnosa è quello del terreno che serve. La trasformazione richiede coltivazioni. Se ci mettessimo a tagliare tutti i boschi e coltivare tutto per poi bruciare e produrre energia elettrica o riscaldare, comunque non basterebbe. Ma il discorso non è questo. Ci sono paesi dove si riesce a lavorare in questa direzione con punte dell'80%; accade soprattutto nel nord, ma la popolazione è molto inferiore di numero e le necessità sono evidentemente diverse così come i termini della questione.

La federazione dei produttori di impianti per il recupero energetico sta lavorando a quale strategia e secondo voi con quali risultati rispetto alla capacità degli enti pubblici di capire il messaggio fino in fondo?

vanessa_gallo (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)VANESSA GALLO- Sulle proporzioni indicate dalle tabelle debbo dire che il fabbisogno elettrico prevale ancora e sempre. Per quanto riguarda il patrimonio boschivo bisogna vedere che cosa si intende. L'università di Torino ci dice che viene utilizzato il 25% dell'accrescimento del patrimonio boschivo e cioè senza manutenzione e gestione del territorio finisce che progredisce solo il degrado e quindi sfugge di mano ogni possibilità di controllo del grande potenziale forestale di cui siamo titolari. A parte l'Alto Adige, la gran parte delle regioni italiane non utilizzano il patrimonio boschivo, non evitano che si spopoli la montagna, non tagliano i boschi dove ci sono stati incendi o ci sono parassiti. Bisogna capirsi bene quando si parla di boschi che non vogliamo abbattere ma al contrario curare. L'altra questione ancora è sulle possibili biomasse residuali di un territorio: c'è la novità di riconoscere incentivi sulla produzione di elettricità da biomasse. Ad esempio tutte le quantità utilizzabili a fini energetici vengono in questo momento destinate al puro rifiuto, alla spazzatura, mentre al contrario avrebbero la possibilità di essere alla base di un importantissimo recupero di energia. Ci sono 2milioni e 300mila tonnellate di massa utilizzabile che invece non sono sfruttate a causa anche delle leggi anacronistiche e farraginose che ci governano e che non vengono cambiate. Tutto questo cambiar pagina, se si facesse, eviterebbe tra l'atro alluvioni e dissesti e ai Comuni darebbe la possibilità di risparmiare grandi risorse finanziarie.

In provincia di Vicenza c'è un solo impianto importante ad Asiago, però ci sono tentativi in atto per creare altri impianti, uno è come in sospeso a Torri di Quartesolo: che possibilità ci sono perché si arrivi a fine percorso?

PIETRO FURLAN- Varrebbe la pena ogni tanto di introdurre il criterio di ragionevolezza anche nelle risorse. Se ho il metano che mi dà 2000 gradi e serve a lavori anche nobili ma lo uso per fare il bagno provoco uno spreco incredibile. la legna per produrre energia elettrica è un nonsenso, perché non utilizzarla per scopi termici evitando di sprecare una fonte nobile e importante come il metano per fini termodinamicamente irrilevanti? È quanto continuiamo a fare anche in questo momento, mentre invece bisogna adoperare le cose giuste per un impiego giusto.

WALTER FORMENTON- Per completare diciamo anche che quando parliamo di biomasse parliamo di un impiego specifico per determinati scopi, per ogni metro quadro di territorio si ottiene una certa energia, ma nei boschi se ne otterrebbe molta di più se solo si curassero; realizziamo perciò impianti di teleriscaldamento come ad Asiago concentrando questi punti di produzione senza disperderli nel territorio. Riscaldiamoci in una maniera più intelligente, questo bisogna fare. Il totale della domanda di energia richiede naturalmente altro, ma questo non vuol dire certo non sfruttare le biomasse perché quella frazione che ci danno produce benefici oltre che alla coltivazione boschiva anche al risparmio sulla CO2 e utilizza infine risorse che altrimenti sarebbero sprecate. Bisogna insomma allargare l'alternativa.



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