NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Lą dove muore il fiume

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Gastner

In che modo questa nuova opera si inquadra nel filone e nei temi sviluppati con i precedenti libri?

Gastner (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)"Si può dire che sia il sigillo finale di tre libri precedenti I racconti del Canal di Brenta, Sul fiume tra gli argini e Il sentiero dei passi perduti. Lo scrittore si allontana dalla Valle del Brenta (con a destra l’Altopiano dei Sette Comuni e a sinistra il Massiccio del Grappa) e dal Pedemonte vicentino-trevisano, per seguire il percorso di un fiume che lo condurrà alla odierna meta finale, nel mare appena sotto Chioggia. Non era stato sempre così, però. I veneziani nel Seicento, costruendo un lungo canale, deviarono il fiume per un motivo molto semplice: perché il Brenta nel Cinquecento, sfociava proprio di fronte a Venezia e le sue piene mettevano a rischio la navigazione interna per il continuo depositarsi di materiale che interrava le vie d’acqua della laguna. Il collegamento quindi tra il fiume, la laguna e Venezia, è perciò più che ovvio. L’autore inserisce nei suoi racconti anche Caorle in quanto a pochissima distanza da quella laguna in cui un grande scrittore americano, innamorato di Venezia, andava a pesca e a caccia".

Cosa rappresenta per lei il Brenta e quanto è importante per il territorio che attraversa?

Gastner (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)"Da ragazzo, sul Brenta ho imparato a nuotare e a catturare, con una forchetta e anche con le mani, piccoli pesci (i marsoni) che poi si friggevano alla sera. Dopo il servizio militare alpino della Cadore, ho lavorato come stilista di calzature in tre aziende situate proprio nel Canal di Brenta. Era ancora il tempo del tabacco e dell’emigrazione… Ogni giorno, per molti anni, il fiume mi è stato vicino, un corso d’acqua quanto mai imprevedibile: l’ho visto ingrossarsi dopo qualche acquazzone, in secca e durante certe piene da brividi: quella del '66 su tutte le altre. Lo considero un amico molto particolare che va amato, rispettato e difeso, una bellezza della natura con un’anima tutta da scoprire. In quanto al territorio che attraversa, è uno dei più belli d’Italia. Bagna le province di Trento, Vicenza, Padova e Venezia. Nei secoli d’oro della Serenissima è stato una specie di cordone ombelicale, assieme al Piave, che ha permesso alla Città di San Marco e ai suoi celebri “legni”, di primeggiare nel Mediterraneo per secoli".

Lei riflette sul viaggio verso l’ignoto che fa parte della vita di ognuno. Cos’è per lei questo viaggio?

Gastner (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)"Ho voluto, per una volta, lasciarmi trasportare dalla corrente del fiume, seguirne il percorso, lo sguardo attento ad ogni particolare che si lasciava scoprire: paesaggi splendidi e situazioni davvero uniche ed emozionanti. Dall’ampia valle che parte dai laghi di Levico e Caldonazzo, al canyon che inizia poco dopo Primolano per finire poi appena prima di Bassano, dalle ampie distese di ghiaia che dal ponte tra Nove e Cartigliano accompagnano il corso d’acqua per chilometri, fino alla Riviera del Brenta e poi verso la meta finale, l’Adriatico. Un percorso che, nei miei intenti narrativi, doveva portarmi verso la fine, cioè Là dove muore il fiume. È stato invece un viaggio che mi ha lasciato molto perplesso. Ho scoperto infatti che il fiume muore e rinasce in un continuo rinnovarsi nel tempo, non è mai sempre lo stesso. Sono certo che, se dovessi rifare il medesimo itinerario, nascerebbero altri racconti e si svilupperebbero altre situazione diverse da quelle narrate finora".

Anche il fiume viaggia, dai laghi trentini alla laguna veneziana: forse quel viaggio di acque è una metafora anche per noi uomini?

"Come le acque di un fiume, la nostra vita scorre dentro argini ben definiti ma, come ci insegna proprio il Brenta con le sue Brentane, anche noi ogni tanto usciamo, sfondiamo gli argini, cercando forse una libertà che sia diversa da quella in cui stiamo vivendo, che non basta mai, che non è mai troppa: la si vorrebbe su misura. Può succedere che, nel rapporto con gli altri, l’eccessiva libertà può essere deleteria: è pericoloso sfondare certe barriere. Basta una parola di troppo o un semplice gesto e anche un’amicizia di lunga data può andare a rotoli. Inoltre, ribellarsi, uscire dagli argini, non cambia molto la situazione. L’uomo, come il fiume, non ha scelta: prima o poi andrà a finire in una laguna e nel mare. E, con il mare, arriverà anche quella che io chiamo la resa dei conti".



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