NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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“Quelle case sono un patrimonio”

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Lovato – Sulle Case

Da cosa è nato questo progetto rimasto poi chiuso in un cassetto per tanto tempo?

Lovato – Sulle Case (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)"Nel 1975 frequentavo il liceo artistico a Valdagno. Una classe andò in visita culturale ad Amalfi, lì alcuni ragazzi comprarono della carta fatta a mano e me ne vendettero alcuni fogli che conservai per utilizzarli con speciale cura ed economia. Su quei fogli trovai pertinente disegnare e colorare le tavole sull’architettura rurale che avevo in mente. Affrontai l’esame di maturità nel 1976 con materia centrale Architettura, che per me della sezione Accademia risultò una sfida. Disegnai le tavole d’esame sul tema di una architettura rurale possibile per il futuro: disegni a mano libera, tracciati con il pennino inchiostrato di mordente color seppia, senza stecca né squadra. Nei due anni successivi, per sei mesi all’anno frequentavo l’Accademia di belle arti a Venezia, negli altri mesi lavoravo nei campi e nella stalla di famiglia. Mentre zappavo o mungevo pensavo a come impaginare le immagini che poi la notte tracciavo nel mio studiolo nel vecchio 'granaro': ero l’ultima lampadina che si spegneva in contrada. Volevo illustrazioni che spiegassero ai contadini perché le loro case erano costruite in quel modo e li convincessero che sarebbe stato imperdonabile e 'sacrilego' distruggerle o modificarle".

Lovato – Sulle Case (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)Quale importanza hanno le immagini che lei ha disegnato?

"Volevo che le mie immagini avessero una qualità estetica tale da sorprendere il contadino sulla bellezza della sua vecchia casa, tanto da renderlo orgoglioso quando avesse compreso tutti i perché ai quali io rispondevo con queste tavole illustrate e con le spiegazioni in dialetto. A molto doveva servire la materialità del mio disegnare e dipingere, usando quelle mani che tutto il giorno si applicavano nelle stesse mansioni dei contadini: erano quotidiani strumenti di lavoro. Mettere in evidenza il processo tecnico era un modo per parlare uno stesso linguaggio, facilmente comprensibile nel messaggio, vale a dire la salvaguardia della casa rurale. Sulla carta amalfitana, giallina e butterata, disegnavo prima con la matita e poi con il pennino, utilizzando la polvere di mordente in uso ai falegnami per oscurare il legno. La scioglievo nell’acqua e con l’inchiostro ottenuto procedevo a marcare il disegno nei particolari e a scrivere i testi, costava poco e durava tanto… Volevo ottenere delle tavole con colorate illustrazioni e chiare parole, dove il contadino si sentisse protagonista e si fidasse di chi lo istruiva perché si trattava di uno di loro: il dialetto era lo stesso, così come il sapere che vi era trasmesso perché raccolto dalla voce dei cavatori, dei 'taiapiera' e dei muratori e falegnami del Cao de là".

Quei disegni hanno anche una lunga storia da raccontare...

"I disegni, con molte fotografie, mi furono acquistati nel 1979 dalla lungimirante Vittoria Rossi che mi diede 500 mila lire, soldi che mi permisero di vivere a Venezia un anno accademico. I fogli disegnati vennero conservati nella neonata biblioteca di Brendola che io stesso avevo contribuito a fondare anni prima. La biblioteca di Brendola conserva come donazione della professoressa Vittoria Rossi, la seconda versione di questi disegni che realizzai a Venezia nel 1985 con l’architetto Daniela Zentilin. Avevo bisogno di avere gli originali con me perché speravo sempre di poterli pubblicare e mostrare. Recentemente i disegni sono stati visti da Pier Giovanni Zanetti, studioso dell’architettura rurale che mi ha spronato alla pubblicazione. Ho tenuto varie conferenze utilizzando queste immagini proiettate: a Venezia, Valdagno, Sossano, Ceggia e, naturalmente, a Brendola, e li ho esposti nella bella casa agricola dell’architetto Antonio Brunello, a Ceggia. Le fotografie pubblicate, scattate tra il 1976 e il 1980, sono concentriche alla mia contrada Mulin, che sta nel mezzo e nel punto più basso dell’anfiteatro di colline, e riguardano solo case e contrade illustrate nei disegni, coprendo un raggio di circa un chilometro".

Lovato – Sulle Case (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)

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