NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

La falda è alta: quali i tempi per la normalità?

facebookStampa la pagina invia la pagina

La falda è alta: quali i tempi per la normalità?

Ai sindaci chiedo in che modo potrebbe influenzare su questa situazione la presenza di quelle vasche di laminazione progettate e non ancora realizzate per contenere le alluvioni e le piene dei fiumi.

marcello_vezzaro (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)MARCELLO VEZZARO- Per la falde il fatto che ci siano o no i bacini di laminazione non fa differenza perché la falda si ricarica comunque a monte; un controllo del territorio sul problema della sicurezza idraulica però si ottiene anche sui fenomeni che vanno a interferire verso le case e le aziende. I bacini miglioreranno la situazione ma chi ha interrati su falda alta continuerà ad avere acqua. Poi occorre un esame complessivo: le abitazioni fatte molti anni fa sono una cosa, quelle recenti sono altra cosa. Con falde molto alte e senza fare protezioni verso il futuro secondo metodi scientifici si provoca evidentemente quel che vediamo e cioè una vulnerabilità accentuata ai fenomeni. Oggi le tecniche di costruzione sono ottime, non per niente hanno fatto un tunnel sotto la Manica, ma è chiaro che le costruzioni debbono tener conto delle nuove tecniche senza più lavorare pericolosamente al risparmio. Le zone più a rischio ricevono ora acqua non solo dalla falda ma anche dai campi e se c'è uno scivolo a bocca di lupo la quantità si aggiunge e ci sono allagamenti. Accanto al bacino vanno presi provvedimenti di normativa adatti alle necessità, le indicazioni dei piani idrogeologici sono precise e influenzano i piani di assetto del territorio, per cui si capisce meglio il grado di rischio e la necessità di proibire interrati soprattutto nelle zone in cui il piano di sicurezza lo sconsiglia. Facciamo che si costruisca senza interrati, magari con incentivi come il bonus di Caldogno che invita la gente a non costruire interrati in cambio di nessun onere da pagare per costruire fuori il garage, 30 metri cubi che non vanno più di sotto. Abbiamo visto che si tratta di un buon modo per affrontare il problema.

imerio_borriero (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)IMERIO BORRIERO- La nostra situazione a Montecchio Precalcino è non così difficile. Il bacino che ora è all'inizio dei lavori servirà solo al suo obiettivo, cioè laminare i picchi di piena ed evitare che a Vicenza il Bacchiglione torni a superare quei fatidici sei metri che provocano alluvioni. Per la falda invece il bacino di laminazione non ha alcuna utilità; direi invece che dobbiamo fare tesoro dell'esperienza dei nostri nonni che sotto terra e sotto le case non andavano mai, non conosco una sola casa vecchia che abbia locali interrati; a Caldogno quando c'è stata la rotta dell'argine le vecchie case infatti non hanno avuto problemi. Meglio un garage fuori terra, dunque, dato che costa anche meno. Noi abbiamo attività produttive collocate prima del 2010, anno del cambiamento radicale, che prima si pensava di poter difendere con quattro metri di rialzo del fondo mentre per tre volte si è andati sotto e si è capito che il livello dovrebbe avere alla fine una quota superiore a sei metri, lì forse sarebbe tutto più sicuro. Per dire che i fatti sono davvero eccezionali e tra l'altro difficili da quantificare nel tempo perché non si sa quanto dureranno. C'è da capire quali sono gli interventi utili per evitare i danni che la falda provoca alle abitazioni e alle attività economiche a cominciare da quelle agricole. Nel 1966 c'è stata una alluvione che poi non si è più vista per anni, oggi in compenso tra Natale e la fine di febbraio abbiamo avuto cinque eventi eccezionali, il che naturalmente cambia di molto le cose.

MARTINO CERANTOLA- La saggezza dei nostri nonni nel costruire è ancora molto evidente. Le nostre case sono ovviamente rinnovate, ma sono per la maggior parte sull'impianto della vecchia casa. I danni li abbiamo avuti su allevamenti e orti. Ci colpisce soprattutto la parte del contraccolpo economico che compromette la produzione; chi ha seminato in settembre e ottobre a giugno raccoglierà con difficoltà perché la saturazione del terreno è forte e frumento e orzo saranno difficili da salvare. Per le colture orticole ci sono gli asparagi che si potrebbero anche raccogliere tra poco, ma il terreno non può essere lavorato per cui il problema principale è proprio quello del non poter entrare praticamente in nessun campo. Non parliamo poi delle macchine, praticamente impossibile farle muovere in questa situazione. Quanto ai mezzi per rimediare gli aiuti si chiedono a tutti, alle amministrazioni e alla regione; il fatto è che arriviamo da un abbandono colpevole del settore agricolo andato avanti per anni. Ora ci si sta accorgendo che per l'agricoltura vale ancor la pena di fare qualcosa, solo che i grandi spazi occupati da zone industriali e artigianali hanno in qualche modo violato l'equilibrio naturale oltre i limiti che si potevano supporre; la natura ovviamente presenta un conto che alla fine bisogna pagare ed è quanto sta succedendo proprio in questa fase della storia che ci appartiene.

 



« ritorna

continua »

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar