NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Vicenza quanto conosce le lingue straniere?

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Vicenza quanto conosce le lingue straniere?

Ragioniamo prima sul concorso per traduttori e vediamone i particolari a partire dalle motivazioni che peraltro sono ripetute da anni a questa parte.

Vicenza quanto conosce le lingue straniere? (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)GIULIANA SCHIAVI- Da vent'anni ci occupiamo del settore degli interpreti e abbiamo deciso di allargare questo di formazione e farlo conoscere alle scuole superiori considerato che i corsi di lingue straniere si sono moltiplicati; pochi però si rendono forse conto che la conoscenza delle lingue serve a uscire da se stessi, serve a mediare culture, mondi, testi. Per questo ci siamo rivolti alle quinte classi delle superiori di tutta la provincia e abbiamo avuto 108 iscritti avendo posto limiti per 100 iscrizioni che si sono esaurite rapidissimamente nel giro del primo giorno di annuncio del bando. Le lingue erano tre su cui scegliere: tedesco inglese e spagnolo che sono poi quelle più studiate nelle scuole. I testi erano di tipo giornalistico, l'uso del dizionario era possibile e la destinazione era poi quella della selezione finale effettuata da docenti universitari. I ragazzi hanno reagito benissimo, sono stati serissimi e soprattutto hanno espresso una qualità di elaborati davvero buona. La provenienza dei partecipanti al concorso era soprattutto di Vicenza ma anche di Bassano Schio Asiago ecc. ed i premi sono stati distribuiti nelle varie direzioni. Ripeteremo questa esperienza l'anno prossimo magari facendolo un po' prima perché ci siamo accorti di essere andati in po' troppo a ridosso del periodo della maturità. L'anno prossimo aumenteremo il numero dei partecipanti e anche quello dei premiati. Tradurre vuol dire affrontare un'operazione molto seria: se le lingue volessero dire la stessa cosa parleremmo tutti la stessa lingua, ci sono zone di silenzio che non si possono sovrapporre e che il traduttore per forza di cose deve colmare perché si tratta di vuoti veri e propri.

MARCO CAVALLI- Io traduco dal francese ma anche ho tradotto dall'italiano antico perché la nostra situazione italiana per me che sostengo il multilinguismo e l'internazionalità dei rapporti tra i popoli è quanto meno deficitaria e bisognosa di qualche analisi seria. Il rapporto con la lingue nazionale è da sempre un problema perché il tema è soprattutto letterario, da Boccaccio a Manzoni e Collodi passando per Leopardi. Tra un friulano e un lucano il rapporto reciproco è stato quindi un problema insolubile finché la televisione non ha riunificato l'italiano in modo più o meno omogeneo. A scuola nelle prove di composizione o tema per noi cominciava il dramma di esprimerci per iscritto in una lingua di modello letterario che non corrispondeva alla lingua normalmente parlata. Se avessimo avuto negli insegnamenti una prospettiva di tipo europeo dando agli studenti la lettura di grandi autori in prosa francesi inglesi e tedeschi anche in traduzione l'affezione degli studenti sarebbe anche ora molto diversa. Quando gli studenti parlano della letteratura nella propria lingua scappano, se invece lo devono fare nell'altra lingua allora lo fanno molto correttamente. Boccaccio tradotto in inglese corre, mentre nell'originale in italiano di Boccaccio non si va oltre le quindici righe. Lo sfoggio di pensieri forzatamente snob non è altro che un modo per svicolare, per scegliere l'oscurantismo linguistico, come fanno i medici, gli avvocati, ecc. Un medico inglese in un simposio parla il linguaggio di categoria intellegibile solo dai colleghi, ma se è di fronte a un malato non dice che uno ha l'epistassi, ma gli spiega che ha sangue dal naso... L'uso del linguaggio ufficiale in Italia è intimidatorio, a partire dalle domande sul motore nell'esame per la patente: perché lo spinterogeno non si chiama accenditore come in francese e se ne resta dietro una non trasparenza con una parola che significa generazione di scintilla, ma è così perché arriva dal greco e non tutti sanno il greco.

GIULIANA SCHIAVI- È evidente che ci sono diversi modi di rapportarsi con gli aspetti pragmatici della lingua e succede che i committenti italiani vogliono trovare nella traduzione le stesse strutture dell'italiano che nell'altra lingua sono invece assolutamente risibili perché il meccanismo è sostanzialmente diverso e non è possibile davvero mantenere questo stare al parallelismo preciso delle due versioni linguistiche.

Meccanismi complessi, dunque, per riversare lo stesso concetto e la stessa proposizione in altra lingua: come vede la questione un liceo linguistico?

Vicenza quanto conosce le lingue straniere? (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)MARIA ROSA PULEO- Il Fogazzaro ha deciso che non si possono non sapere le lingue e abbiamo privilegiato un apprendimento vivo; uno dei motivi per cui abbiamo partecipato poco al concorso SSML è stato perché gran parte dei nostri erano coinvolti nel teatro in inglese che stiamo praticando e che è un grande mezzo per imparare la lingua. Anche il francese abbiamo, e naturalmente lo spagnolo, abbiamo scambi culturali e lettori di lingua madre, e proprio sul francese abbiamo il concorso Esabac che è la doppia maturità possibile nei due paesi. Siamo insomma ad un buon livello e crediamo che anche il francese abbia una grossa importanza tant'è vero che abbiamo 230 accordi di cooperazione, un partenariato commerciale nazionale molto forte ed è anche una delle lingue della ricerca, per cui ci pare che si sia ad un buon punto complessivamente. Poi ci sono le lingue del FAI con gli aspiranti ciceroni che frequentano corsi aperti dal Fogazzaro anche alle altre scuole per ragazzi che possono imparare a presentare monumenti e in genere situazioni culturali in lingua, con schede ed un lavoro che attira molto perché anche la storia dell'arte può non essere noiosa ed è preparata in tutte le nostre lingue. Poi ci sono gli immigrati che portano la propria lingua, dai serbi ai rumeni, i quali presentano le proprie culture nella propria lingua. Non è facile chiaramente, ma l'attenzione ce la mettiamo: grammatica letteratura sintassi eccetera, ma estrema attenzione anche alla lingua viva. Penso che le varie prove dell'esame di Stato si sono molto distanziate dai vecchi tempi e cambieranno ancora dall'anno prossimo, la sollecitazione per i ragazzi è evidente e si approfondirà ulteriormente perché la scuola si muove, la sua ricerca la fa. Ai miei tempi la lingua scritta anche da noi a scuola era veramente come dice Cavalli, staccata da quella parlata, adesso però credo che le cose stiano molto diversamente con sollecitazioni diverse che arrivano dappertutto, da qualsiasi fonte di comunicazione anche dalla televisione che per altri versi non sarebbe secondo me molto consigliabile.

GIULIANA SCHIAVI- Voglio aggiungere a quanto dicevo prima sul nostro concorso che non è che non abbiamo il francese perché non lo vogliamo, ma semplicemente perché ne è caduta la richiesta fino ad annullarsi sostituita soprattutto dallo spagnolo e poi nell'ordine dal tedesco, il che corrisponde alla situazione reale dei programmi universitari. Sull'italiano debbo dire come formatrice che c'è una grossa resistenza a svincolarsi da una idea rigida dell'italiano scritto tanto che il linguaggio parlato resta quello che diceva Cavalli...

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