NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Quando a Vicenza si disputava il palio

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Stefani

Tutto iniziò in età medievale, quando anche a Vicenza c'era il Palio... facciamo una panoramica rapida, dal primo del 1259 all'ultimo del 1857?

Stefani (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Le corse per il ‘pallio’, ovvero per un drappo di stoffa, o una pelliccia, o una borsa di danari, erano parte integrante dell’Italia medievale, basti pensare a Siena o alla corsa a piedi che si svolgeva nella vicina Verona, citata anche da Dante nella Divina Commedia. A Vicenza la tradizione iniziò in segno di ringraziamento per la sconfitta e la scomparsa del ‘tiranno’ Ezzelino da Romano, e poi proseguì sotto varie forme, non sempre replicate con continuità, specie in occasione di ricorrenze religiose. E non mancò nemmeno un 'palio delle donne’. Interessante è anche la presenza di un ‘circo’ per le corse e i tornei dei cavalli a partire da metà ‘500 in Campo Marzo, su iniziativa dell’Accademia Olimpica e con il coinvolgimento progettuale di Palladio. Ad ogni modo, il tragitto del Palio vicentino divenuto canonico fu quello che andava da San Felice e arrivava alla chiesa di San Gaetano, percorrendo la strada principale cittadina che ancora oggi, guarda caso, conosciamo come Corso. La manifestazione proseguì anche durante il dominio francese, mentre fu il governo asburgico a decretarne la fine, per questioni di ordine pubblico e per ragioni che oggi definiremmo di sensibilità animalista, dato che i cavalli in gara non avevano un fantino ma venivano pungolati da palle chiodate che erano state applicate sui finimenti, provocando la lacerazione delle carni".

Tradizioni antiche che si sono protratte nei secoli... dal Corpus Domini alla Rua. Che legame avevano con il Palio di Vicenza?

"C’era un legame diretto proprio nella giornata del Corpus Domini, che nel suo svolgimento ‘canonico’ prevedeva la processione religiosa al mattino, il giro della Rua intorno al mezzogiorno e la corsa del palio nel pomeriggio. Più avanti si sarebbe innestato anche un quarto momento, ovvero il ‘corso delle carrozze’ animato dalle famiglie nobili con il meglio delle loro scuderie. Quello che più caratterizzava quella data di festa era il mescolarsi di vari strati della società, dal popolino all’aristocrazia, era il suo essere una giornata di ‘licenza’ dagli affanni e dagli affari quotidiani, una ricorrenza che calamitava comitive provenienti da tutto il territorio provinciale. Dal Corpus Domini, a fine Ottocento, tutto questo si sarebbe trasferito al Settembre Vicentino, legato cioè alla festa dei Oto per la Madonna di Monte Berico e alla fiera in Campo Marzo. Sacro e profano intrecciati assieme, con corollari quali la rassegna del bestiame e/o di prodotti, spettacoli d’opera nei teatri Verdi ed Eretenio, sfilate militari, baracconi, fuochi d’artificio".

Stefani (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Nel frattempo a Vicenza arrivano ospiti illustri: prima Napoleone, poi, con l'intermezzo della medaglia d'oro alla città, anche Garibaldi. Come visse la città quegli eventi storici?

"Con curiosità e partecipazione… variabile, a seconda cioè del gradimento che l’ospite riscuoteva. Gli spiriti laici e patriottici esultavano per Garibaldi o per il re Vittorio Emanuele II, mentre non risulta che Napoleone abbia riscosso entusiasmi, visto quello che combinavano in giro le sue truppe. Ma sono altri i personaggi di cui è (e sarà sempre più) interessante parlare, quelli meno legati alla storia o alle istituzioni quanto, piuttosto, a eventi davvero straordinari. Come fu, ad esempio, il doppio spettacolo del circo del ‘Selvaggio West’ di Buffalo Bill in Campo Marzo nel 1906, che richiamò migliaia di persone dalla città e dall’intera provincia. Roba del genere, qua da noi, non s’era mai vista, e anticipò – dal vivo - le pellicole avventurose dei vari Tom Mix".

Oggi Vicenza ha riscoperto la tradizione della Rua con la sfilata in centro storico. Qual è a tuo avviso il valore attuale di queste celebrazioni?

"Quello di ricordare quale è la tradizione che sta alle nostre spalle, perché senza conoscere le proprie radici non si è attrezzati per confrontarsi con il presente e con il futuro. La società attuale è enormemente cambiata rispetto a quella di appena dieci o vent’anni fa, ci sono centinaia di ‘nuovi vicentini’ che sono arrivati e arrivano dai quattro angoli del mondo, e anche chi nasce qui non viene dotato di quella ‘naturale’ trasmissione della memoria che le generazioni passate conoscevano, basti pensare al dialetto. Per questo è importante ricordare il passato, perché lo imparino i cittadini di oggi e di domani, non tanto per insulse questioni di ‘campanile’, ma perché si tratta di una ricchezza capace di insegnarci ancora qualcosa. E che si tratti di una materia affascinante, lo dimostrano la curiosità e la partecipazione con cui vi si avvicinano, quando viene loro proposta, proprio gli stranieri, o i bambini. Del resto, quando noi ci rechiamo all’estero anche solo per turismo, andiamo alla ricerca delle tipicità locali, non certo dei prodotti che troviamo anche a casa nostra".

Stefani (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)

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