NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Cinghiali: ora si sta davvero giocando col fuoco

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Cinghiali: ora si sta davvero giocando col fuoco

Cinghiali: ora si sta davvero giocando col fuoco (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"APRIAMO LA CACCIA AL CINGHIALE"- Di cacciatori parla ovviamente Giancarlo Bonavigo, già capo delle Guardie provinciali e presidente di Federcaccia. Dice che bisogna togliere le limitazioni e le protezioni che impediscono di arrivare ad una soluzione almeno accettabile. L'esempio da seguire è Verona: "Il Parco della Lessinia ha problemi perfino peggiori di quelli degli Euganei o dei Berici. A Verona stanno sperimentando una formula che prevede tra gennaio e febbraio l'autorizzazione ai cacciatori. Sono divisi un squadre ed autorizzati dopo un corso speciale; hanno la possibilità di sparare ai cinghiali come in qualunque battuta di caccia autorizzata. Non essendoci più in quel periodo lo stato di protezione si ottengono anche risultati visibili. Quel che si può fare oggi qui da noi è praticamente inutile perché una ventina di animali abbattuti all'anno non significano niente perché non mettono al riparo dalla moltiplicazione continua della specie. Credo che se seguissimo il metodo di Verona e aprissimo la caccia con tutte le garanzie di tempi e di modi si otterrebbero risultati importanti. Qui da noi non ci sono boscaglie impenetrabili per cui credo che gruppi di cacciatori scelti tra le gente del posto, che conosce bene il territorio, ci farebbe arrivare ad un risultato. Faccio l'esempio dei Colli Berici: una volta stabilita la strategia migliore per intervenire nelle varie zone credo proprio che i cinghiali non avrebbero scampo per il semplice fatto che sono sostanzialmente isolati in quel territorio e non hanno alcuna possibilità di sottrarsi al contatto con i cacciatori. L'unica soluzione da seguire è quella di autorizzare i cacciatori in periodo di caccia a sparare contro i cinghiali, con le modalità più opportune, si capisce, e seguendo un calendario preciso".

"ALLEVAMENTI SOTTO MONITOR O…” - Molto distanziata da quella di Bonavigo è la posizione di Renzo Ricci, capo delle guardie dell'Enpa (ente protezione animali) e portavoce del coordinamento provinciale Enpa: "Stiamo assistendo ad una escalation provocata dall'immissione continua di nuovi animali. Dare la caccia al cinghiale, posto che ci si riesca, a che cosa servirebbe se tra gennaio e febbraio di ogni anno vengono rilasciati sul territorio altri animali, specie femmine gravide che non fanno che moltiplicare ancora il numero della specie? Il vero problema è provocato dall'uomo che ha portato i cinghiali sul nostro territorio per poterli poi cacciare ed è successivamente arrivato ad allevarli. Basta vedere la realtà di oggi e si capisce che siamo di fronte ad un altro salto di qualità in questa operazione: i cinghiali non sono più soltato i derivati dagli incroci dei primi anni quando c'erano soggetti provenienti dalla Maremma e poi dal centro Europa; ora gli animali che si possono intercettare vedendoli anche per un momento non sono più di quella provenienza, hanno perfino cambiato colore, sono più chiari, molto spesso sono incroci con i maiali nostrani ovviamente favoriti dall'uomo. Per tutto questo pensiamo che si stia verificando quel salto ulteriore di cui ho appena parlato. I cinghiali che vengono rilasciati oggi vanno ad una destinazione certa cioè ai cacciatori. Molti soldi sono stati spesi ad esempio per i fagiani: 800 quelli messi in statistica nel 2011, ma i cinghiali sono molti di più e soprattutto sono animali da combattimento con una capacità riproduttiva enorme. C'è un piano regionale per mettere un vero blocco, scade a luglio del prossimo anno. Sempre che nel frattempo non abbiano cambiato orientamenti e che ci si ritrovi ancora una volta al punto di partenza. La soluzione non può essere quella pensata attualmente con i cacciatori per protagonisti: c'è qualcosa che non funziona nel dare al cacciatore come rimborso spese il cinghiale abbattuto. La strada deve essere diversa, bisogna arrivare a controllare gli allevamenti con la sterilizzazione per evitare che quando avviene la messa in libertà di un animale si tratti di un soggetto che può ancora riprodursi".



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