NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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“Il PdL? Un partito che non esiste”

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

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“Il PdL? Un partito che non esiste”

Andrea Pellizzari, lei tempo fa è passato dal PdL alla Lega Nord: quali sono stati i motivi principali che hanno dettato la sua linea?

«In realtà è stato un ritorno, visto che avevo già aderito alla Lega nel 1993. Ritengo il federalismo l'obiettivo unico e irrinunciabile per riprendere il cammino di sviluppo della nostra società e per garantire il benessere della nostra comunità anche nei prossimi decenni. Non mi sembrava che questa esigenza fosse molto sentita da una parte del PdL, anzi. Purtroppo il Presidente Silvio Berlusconi, per mantenere il consenso anche al Sud, si è attorniato di troppi personaggi che ostacolano in tutti i modi le riforme economiche e federali indispensabili per salvare l'Italia. Oggi però l'alleanza Lega-PdL è l'unica che può governare l'Italia e gli elettori evidentemente lo hanno capito confermandolo anche nelle ultime elezioni. Dare maggior forza alla Lega all'interno della coalizione significa accelerare il processo riformatore in senso federalista».

E quali sono le differenze principali che ha notato tra i due partiti?

«Nella Lega ho trovato più partecipazione da parte dei semplici cittadini, molto più entusiasmo e più disponibilità a confrontarsi sui temi concreti del vivere quotidiano».

Si aspettava che le divisioni interne al PdL sfociassero poi in una spaccatura così netta con i finiani?

«Sì, era inevitabile e prevedibile. A mio avviso la ragione fondamentale è proprio la paura del federalismo da parte della maggior parte dei politici del Sud, quelli che temono di perdere quella che chiamano "solidarietà nazionale" sulla quale evidentemente basano il loro consenso e che invece è solo spreco di denaro pubblico (quello del Nord) e assistenzialismo. Il federalismo invece può innescare anche al Sud un processo virtuoso per razionalizzare e controllare la spesa pubblica e responsabilizzare gli amministratori pubblici».

Ma il PdL è un partito o non è mai davvero nato? E c'è qualcuno all'interno del PdL che ha cercato di farle cambiare idea?

«Il PdL, almeno finché c'ero io, in realtà non è mai esistito. Forse era una Forza Italia allargata. Dopo che sono uscito nessuno mi ha mai chiamato».

La Lega Nord è partito radicato sul territorio, il PdL ancora no: pensa che sia questo il motivo primo della crescita costante del Carroccio?

«No, il motivo principale è che la Lega ha un obiettivo chiaro, comprensibile e comune a tutti mentre nel PdL i cittadini evidentemente non trovano punti di riferimento precisi e la linea politica a volte resta lontana dai problemi reali della gente. Le riforme liberali si invocano, ma non si vedono e senza la Lega nessuno parlerebbe di federalismo che è l'unica alternativa al fallimento italiano. All'interno di Forza Italia (o PdL) convivono elementi liberali, socialisti, cattolici, laici, centralisti e federalisti. Un coacervo di forze tenute insieme solo dall'innegabile carisma di un leader che però non sta preparando nessun successore. Quando non ci sarà più Berlusconi non so su quali basi queste forze potranno stare ancora insieme».

Le correnti nel PdL sono destinate a stabilizzare il partito o a dividerlo ulteriormente? E parlando di vicentino, che ne pensa della presa di distanze di Galvanin, Zocca e amici da Sartori e Berlato?

«Le correnti di solito dividono. Ma non è più un mio problema e non giudico in casa d'altri».

Anche la Lega Nord ha i suoi riferimenti: lei è più vicino alla Dal Lago o a Stefani?

«Mi sembra che l'On. Dal Lago e il Sen. Stefani lavorino entrambi per gli stessi obiettivi».

Secondo lei la Dal Lago è il candidato sindaco che serve al centrodestra per vincere?

«L'On. Dal Lago ha dimostrato di avere ottime capacità di amministrare, in ogni caso si deciderà al momento opportuno».

Che ne pensa del "pasticciaccio" Meridio? Perché a suo modo di vedere non è stato difeso da Zanettin, il segretario provinciale del PdL, che ha invece parlato di provvedimenti da prendere per quello che pare solo un fraintendimento?

«Non so molto su questo argomento e preferisco non esprimere opinioni in merito».

Non trova la linea politica della Lega Nord un po' debole in città nella contrapposizione alla giunta Variati?

«Purtroppo la maggioranza appare molto forte e la giunta è costruita personalmente sul Sindaco che è stato molto abile a non chiamare nessuno che abbia il carisma per poterlo mettere in difficoltà. Se non ci sono incrinature nella maggioranza dove far leva è difficile fare opposizione. La Lega sta comunque lavorando sui temi che interessano i cittadini e non sui giochi politici».

Quali sono i punti caldi sui quali avete intenzione di lavorare in città nei prossimi mesi?

«I temi amministrativi si ripetono costantemente: sicurezza, qualità della vita, sviluppo economico, occupazione, gestione del territorio. Io cerco sempre di proporre modelli che possano andare anche al di là della semplice contingenza e che disegnino una Vicenza per i prossimi decenni, sul modello delle città del nord Europa. Anche qui se con il federalismo riuscissimo a mantenere le nostre risorse sul territorio potremo rivoluzionare in meglio la città».

Che ne pensa del probabile ampliamento della giunta Variati a UdC e Cicero?

«Penso che gli elettori di UdC e soprattutto di Cicero non sarebbero d'accordo».

L'obiettivo di dotare Vicenza di un polo fieristico di livello europeo è ancora attuale o è una ipotesi ormai tramontata?

«Ho sempre sostenuto che la Fiera è un'eccellenza internazionale per Vicenza. Sostenerla, ampliarla e svilupparla è interesse di tutti. Se si riesce anche ad inserirla in un contesto regionale bilanciato e coordinato con gli altri poli fieristici veneti resterà una risorsa fondamentale per la nostra economia».

La bozza dello statuto regionale del Veneto fa discutere un po' tutti, dopo la presentazione da parte di Luca Zaia, presidente della Regione Veneto. Il principio che ha sempre sostenuto Zaia, già in campagna elettorale, è stato quello di privilegiare i veneti. Per avere un'idea basta leggere l'articolo 4, il quale dice che la Regione favorisce soprattutto chi dimostra un forte legame con il territorio, che tradotto significa corsia preferenziale nei bandi per la casa, nei concorsi, e così via. Lei pensa che sia questa la strada giusta da intraprendere?

«Il nostro obiettivo è quello di tenere nel territorio la maggior parte possibile delle nostre risorse, lasciando ai Veneti il diritto-dovere di amministrarle. Se vi riusciamo, considerando la generosità e il senso di solidarietà del popolo veneto, possiamo garantire a tutti, non solo ai veneti, servizi di livello nord europeo. Con le risorse attuali è giusto privilegiare chi dimostra di avere un forte legame con la nostra terra: prima il Veneto».

 

nr. 32 anno XV dell'11 settembre 2010

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