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Le pensioni d’oro e quelle (povere) di reversibilità

di Mario Giulianati
27 febbraio 2016

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Interventi

Il Corriere della Sera, a firma di Enrico Marro, mette ancora una volta in evidenza alcune notevoli contraddizioni del nostro sistema pensionistico. Nel mentre entra in qualche modo in discussione, ai livelli alti della Amministrazione Pubblica, la questione delle pensioni di reversibilità e un mondo di persone anziane e da un reddito minimo, rimaste spesso con il solo introito di una modesta pensione del coniuge defunto, ancora più ridotta proprio per il carattere della reversibilità che assegna solo una percentuale della pensione del titolare,, entra in fibrillazione, ecco che, lodevolmente, il Corriere della Sera riporta alla memoria di tutti gli italiani, ma amo pensare che soprattutto il messaggio sia stato diretto proprio a coloro che hanno pensato di recuperare fondi dalle pensioni della sopravvivenza, titolando “La politica li ha tenuti al riparo dalle riforme che negli ultimi 25 anni hanno invece tagliato la previdenza dei comuni mortali. Assegni che oscillano in media tra i 40 mila e i 200 mila euro all’anno”. Prosegue poi con l’elencare le categorie privilegiate, e scrive: Sono le pensioni del personale della Camera e del Senato; quelle degli ex deputati e senatori (ipocritamente definite «vitalizi»); le pensioni dei dipendenti della Regione Sicilia; quelle del personale della presidenza della Repubblica; quelle dei dipendenti della Corte Costituzionale e degli ex giudici della stessa; i vitalizi degli ex consiglieri regionali.” In pratica, non per tutti ma per molti, sono pensioni che interessano una classe dirigente particolarmente privilegiata e protetta che si auto protegge senza tener conto di un interesse superiore che è quello di tutti gli italiani. Va da se che motivi a sostegno di questo perpetuarsi di privilegi lo trovano e anche con elementi giuridici probabilmente corretti, se non gli interessati direttamente (ma è accaduto anche questo) le categorie, o corporazioni, alle quali sono appartenuti.

Le pensioni d’oro e quelle (povere) di reversibili (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica) In tempi di vacche grasse tutto è, seppur non sempre giustificabile, per lo meno non particolarmente indigesto, ma in tempi così difficili come questi è altrettanto difficile accettare queste situazioni e farsene una ragione. Il Corsera ci fa sapere che esiste un signore, Alberto Brambilla, ex presidente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale che, assai lodevolmente, sebbene che il Centro studi che presideva sia stato chiuso nel 2012 (ci sarebbe da chiedersi perché) ha continuato a redigere il suo rapporto annuale indicando per la prima volta che esiste anche un “altro sistema previdenziale”, fuori dall’Inps, quindi fuori dal normale rispetto delle riforme del settore, godendo quindi di una specie di immunità. Sempre secondo il dott. Brambilla e quindi il Corsera, questi soggetti sono secondo quanto dice il Rapporto: “...le amministrazioni ed enti che non comunicano i dati sono: Camera e Senato, che hanno proprie regole previdenziali approvate dagli stessi parlamentari sia per i propri dipendenti sia per deputati e senatori; la Regione Sicilia, «che gestisce un fondo di previdenza sostitutivo per i propri dipendenti», quindi fuori dal regime Inps; la Corte costituzionale per i giudici e i propri dipendenti (anche qui vige un regolamento interno); la Presidenza della Repubblica per il proprio personale; le Regioni a statuto ordinario e quelle a statuto speciale per le cariche elettive. Infine, c’è lo strano caso del Fama («una anomalia tutta italiana»), il Fondo agenti marittimi ed aerei, con sede a Genova, che gestisce la previdenza per gli agenti marittimi: «Non pubblica dati» e «non risulta sottoposto a particolari controlli», Concludo con un ultimo dato. Le circa 30.000 situazioni pensionistiche analizzate dal gruppo coordinato dal dott. Brambilla costano, all’anno, più di 1.500.000.000 (un miliardo e cinquecento milioni di euro). È sperabile che prima di togliere qualche euro alle pensioni poverissime della reversibilità ci si preoccupi di mettere un po’ di ordine, in nome di una autentica giustizia, a situazioni come queste.

 

nr. 07 anno XXI del 27 febbraio 2016

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