Alla fine della settimana scorsa il Museo di Castelvecchio è stato assalito da un gruppo di uomini armati che hanno operato, praticamente indisturbati, rapinando il Museo e prelevando diciassette opere d’arte, una buona parte di capolavori di altissimo livello. Da che ho memoria, ma posso anche ingannarmi, i furti nei musei e nei luoghi, compreso le chiese, sono stati effettuati con destrezza, evitando di utilizzare armi e, soprattutto, di assalire platealmente i luoghi consacrati alla custodia dell’arte. Salvo quanto hanno fatto, criminalmente, i terroristi in giro per il mondo, dove alla rapina si collegavano distruzione e assassinio, con altissimo disprezzo per la storia e il genio umano. Di quanto accaduto a Verona le ipotesi possono essere più di una, ma la mia speranza è che questa emulazione di metodi terroristici sia solo tale, e che la rapina, perché di questo si tratta non di semplice furto, sia in realtà stato commissionato. Da chi e perché è tutto un altro argomento.
Rarissimo che una commissione del genere superi un numero ristrettissimo di opere. Sia che il committente sia un folle collezionista, sia che si tratti di opere rubate per poi ricattare la proprietà e la assicurazione. Però può anche essere che i criminali appetiti siano semplicemente aumentati e abbiano raggiunto livelli impensabili fino ad ora. Vittorio Sgarbi su VVOX, riportando quanto scritto dall’Arena di Verona, dice che “«In prima battuta non escluderei un atto dimostrativo jihadista perché questo furto è una vera e propria mutilazione, un disastro per l’arte italiana» e aggiunge “In alternativa dobbiamo pensare alla criminalità organizzata e in questo caso dobbiamo aspettarci la richiesta di un riscatto per la restituzione delle opere” Sgarbi esclude che si sia trattato di un furto commissionato. A Verona, racconta il Corriere del Veneto, sono stati rapinate opere di Antonio Pisano detto Pisanello, di Jacopo Bellini, di Andrea Mantegna, di Jacopo e di Domenico Tintoretto, di Peter Paul Rubens, e altri ancora. In tutto 17 opere. Va espresso un sentimento di solidarietà alla direttrice di Castelvecchio, la Dottoressa Paola Marini, persona di grande valore e sensibilità, già direttrice dei Musei di Bassano e che si desiderava, al tempo, che , dopo l’uscita volontaria dell’ottimo direttore dot. Fernando Rigon, approdasse alla direzione dei Musei Vicentini. Ricordo che la dott.ssa Marini il 5 dicembre assumerà, su nomina del Ministro Franceschini, la meritata direzione della Galleria dell’Accademia di Venezia, uno dei musei italiani più importanti. Ora la domanda che ci si deve porre, anche sull’onda, se vogliamo, delle emozioni che si stanno vivendo in questi tempi in relazione alla sicurezza, che non sono, a mio avviso, affatto trascurabili (Sgarbi ha una intuizione da non sottovalutare) e se e come è protetto, qui’ a Vicenza, il nostro enorme patrimonio artistico, sia pittorico, scultoreo, architettonico e documentale pubblico, ma anche quello privato e comunque messo a disposizione del pubblico.
Un patrimonio eccezionale che non appare essere sufficientemente protetto, almeno da assalti del genere di Castelvecchio. Tra i luoghi “sensibili” vicentini possiamo, ad esempio ricordare la Pinacoteca di palazzo Chiericati, il Museo del Risorgimento e della Resistenza, il Museo delle Scienze naturali Santa Corona, chiesa compresa e il lapidario, La Biblioteca Civica Bertoliana, ma anche il CISA, il Palazzo Thiene, Palazzo Leoni Montanari, il Museo Diocesano e ancora non poche chiese, il Teatro Olimpico e la Basilica Palladiana. E l’elenco certamente non finisce qui. Allora la domanda d’obbligo è quella che ha espresso il Consigliere Comunale Roberto Cattaneo al Sindaco di Vicenza: “Quale è la situazione relativa alla sicurezza delle nostre opere d’arte, pubbliche o private che siano, alla luce di questa assurda rapina veronese? Ma ancora (Giornale di Vicenza) “quale sia la situazione relativa alla sicurezza del patrimonio artistico e culturale di proprietà pubblica a Vicenza in relazione alle disfunzioni operative segnalate del servizio di sorveglianza”. Teniamo conto anche della“insoddisfazione” dell’assessore alla crescita (è solo un modo di dire) espressa “qualche mese fa”, ma pare non essere stata seguita da alcun intervento concreto. Se vi è della insoddisfazione questa, con rapidissimi interventi, deve essere superata. Altrimenti rimane la insoddisfazione non solo del’assessore ma di tutta la comunità. In questa circostanza non servono le dichiarazioni formali e le promesse rumorose. Servono fatti precisi e concreti, rapidi e razionali. Se il rumore mediatico può essere utile a far lievitare le presenze dei visitatori a mostre e ai musei, le iniziative ora necessarie sono quelle che fanno si che certi “visitatori” non osino metter piede nella nostra città d’arte.
nr. 43 anno XX del 28 novembre 2015