Vicenza, città bellissima, città patrimonio dell’UNESCO, presentata dalla Amministrazione Comunale come la città della cultura, sicuramente città d’autore, perde un pezzo della sua storia, seppur recente, e i “preposti” se ne rallegrano. Mariano Rumor, per molti vicentini anziani, non era esclusivamente l’uomo politico, il più importante e significativo personaggio politico del secolo scorso della terra vicentina, ma era anche un concittadino rispettato e rispettoso della nostra realtà. Lo ricordavamo anche come “il professore”. Infatti aveva iniziato la sua vita lavorativa come insegnante al Pigafetta. Poi aveva rappresentato la vicentinità a Roma e nel mondo.
Un signore, l’avv. Lorenzo Pellizzari ne aveva raccolto l’eredità rappresentata dal suo archivio. L’aveva riordinato, reso fruibile, conservato con la massima cura e posto alla attenzione della comunità. Non mi stancherò mai di ringraziarlo, ed è giusto dargliene pubblico riconoscimento, perché oltre la memoria del personaggio Rumor, ha salvaguardato un archivio preziosissimo. Senza ombra di dubbio l’archivio politico vicentino più importante di tutta la storia della Repubblica, da paragonarsi esclusivamente con l’archivio di Fedele Lampertico. Un archivio che racchiuse molte pagine della storia italiana. Ora questo archivio approda all’Archivio Storico del Senato, in Palazzo Giustiniani, in Roma capitale. Indubbiamente una sede di grande prestigio e luogo sicuramente deputato a ricevere una documentazione così significativa. Però in tutto questo, nonostante l’indubbio riconoscimento che questa soluzione rappresenta per lo statista Mariano Rumor, Vicenza ne esce impoverita. Perde un patrimonio straordinario e irripetibile.
Il tutto per modestissime ragioni e con scusanti difficilmente comprensibili da chi ha veramente a cuore la nostra città. Mariano Rumor muore nel gennaio del 1990. A reggere la città vi è una Giunta di Centro Sinistra e un sindaco democristiano. Pochi mesi dopo, svoltesi le elezioni amministrative torna a governare una Giunta di Centro Sinistra con alla guida un altro sindaco democristiano al quale, cinque anni dopo, succede sempre un sindaco democristiano. Ma per dedicare una strada allo statista Rumor dovremo attendere che al governo della città arrivi una Giunta e un sindaco di Centro Destra, Enrico Hüllweck. Una delle scusanti prodotte al tempo fu quella che non erano trascorsi i dieci anni che la legge indica necessari per intitolare una via, una piazza, un viale, un qualsiasi luogo pubblico. Un anno dopo la morte di Amintore Fanfani democristiano, Arezzo, a guida comunista, gli intitolava una piazza. Il Sindaco Enrico Hüllweck autorizzava la Biblioteca Civica Bertoliana, a sottoscrivere una convenzione diretta a far si che l’ Archivio Rumor trovasse piena ospitalità all’interno della Biblioteca. Ma poi, dopo i due mandati di Enrico Hüllweck, cambiato il Consiglio di Amministrazione della Bertoliana, la Biblioteca pare non aver più alcun interesse a collaborare con la Fondazione Rumor, e l’avv. Pellizzari, in pratica, è obbligato a cercare una diversa soluzione. Il Vice Sindaco, tempo addietro adduceva la scusa, perché di una scusa si tratta in verità, che non si trovavano i mezzi finanziari per digitalizzare l’intero archivio e che questa spesa se l’assumeva, appunto, il Senato.
Diceva anche che una volta digitalizzato poteva essere usufruito anche dai vicentini, oltre che dal mondo intero. Vero ma che una città come Vicenza, la città bellissima, la città della cultura, non potesse reperire il denaro necessario per la digitalizzazione, non è per nulla credibile salvo che non ve ne fosse la volontà politica. Infatti poteva essere consultabile pur trovandosi a Vicenza, Inoltre se questo concetto, falsamente progressista, fosse assunto come verità assoluta, non vedo perché son si formi un unico, enorme archivio nazionale, naturalmente collocandolo anche questo in Roma capitale, e altrettanto naturalmente impoverendo tutte le periferie della loro storia e del loro patrimonio culturale. Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, alla consegna dell’archivio affermava che “e’ un Fondo di eccezionale ricchezza” e ancora “Rumor ha sempre vissuto il presente pensando al futuro”. L’intellighentia, il mondo della scuola, l’università, la classe politica, la classe dirigente in generale vicentina sembra che non abbia afferrato di quale entità è questa perdita dando quindi l'impressione che al futuro, culturale, della città non ci pensi proprio.