Questa Amministrazione ha una autentica passione per la viabilità. Naturalmente intesa come mettere mano alle strade vicentine. Tralasciando la faccenda del “tesoretto” ottenuto dalla vendita delle azioni dell’Autostrada e per una buon 50% spalmato letteralmente sull’asfalto, anno dietro anno, mese dopo mese, i cantieri si contano a decine e le buche a migliaia.
Vi è come un virus che abbia colpito l’intera Giunta e che, come per i giocatori alla roulette o i mangiatori di ciliegie, non sappiano proprio fermarsi. Un cantiere, un blocco stradale, un bel po’ di disagi, più che giustificati visto che “lavorano per noi” oppure “ per far più bella Vicenza”. Che poi ci riescano a far si che la città del Palladio appaia più bella, questo è tutto da vedere, ma certamente questi nostri amministratori ci provano, alacremente. Che lo sprovveduto automobilista arrivi addosso a qualche cartello con divieto di transito e si trovi ingabbiato tra una transenna e l’altra con lo spauracchio di una qualche, improbabile, sanzione ma certamente con il rischio di strisciare la portiera, questo può anche accadere, ma dovrebbe ricordarsi di dare, almeno ogni tanto una occhiata al quotidiano locale e tenersi informato. Se non lo fa, colpa sua. Ma l’aspetto più interessante è quello della programmazione. Dei lavori, si pensa, alla maniera delle città del nord Europa. No. Troppo scontato. La programmazione è esclusivamente un esercizio scolastico: ti programmo uno, due dieci venti anche molti di più cantieri su strade e ponti, e poi pubblico il tutto.
Ci si prende un po’ di tempo e inizia lo slittamento. Un pochino un cantiere,m un pochino, tanto, un altro cantiere e l’automobilista comincia a fare una divertentissima gimcana che lo fa tardare al lavoro, pazienza, gli fa consumare un po’ di carburante, ancora pazienza, ma lo fa divertire da matti. Infatti rischia di dare di matto. La città è cartierata a macchia di leopardo che poi è sempre di moda. Almeno per le pellicce delle signore, e ogni lavoro, una volta concluso, sempre con santa pazienza, prima o poi, comunque non certamente in tempi biblici, le macchine operatrici debbono ritornare sul luogo a rattoppare le strade. Dice un antico detto popolare “fare e disfare è tutto lavorare” e il lavoro nobilita l’uomo, e pure la donna. Magari questo fare e disfare un prezzo l’avrà, ma non mi pare che sia il caso di sottilizzare: comunque c’è chi lavora e chi lavora mangia e fa anche qualche altra cosa. Un tempo si pensava, sbagliando probabilmente, che quando si metteva mano ai sottoservizi di una strada ci fosse un piano di interventi che facesse si che una volta scavata la fossa, tutto ciò che serviva per i prossimi venti anni, venisse messo a dimora.
Altro errore: che fine farebbe il detto popolare? Non c’ entra molto, anzi per nulla, con la febbre dell’asfalto, ma si vede che il virus si espande. Leggo sul Vicenza Piu’ che “L’assessore Cristina Balbi presenta il 1° stralcio del progetto per la nuova Sala del Commiato nel Cimitero Maggiore di Vicenza”. Bellissima iniziativa, ma si tratta solo del primo stralcio. Quello che, con tanto di architetti al fianco, viene presentato è semplicemente lo smontaggio di quel marchingegno in ferro e quant’altro e precisamente “il primo stralcio, con un importo di 70.000 euro, prevede lo smantellamento della struttura metallica destinata a guardaroba per le manifestazioni espositive della Basilica Palladiana e attualmente presente in Corte dei Bissari”.
Però vi è un problemino che riguarda il secondo stralcio. Quello della realizzazione della Sala del Comitato. Infatti “il secondo stralcio, con una spesa prevista di 330.000 euro per la realizzazione vera e propria della nuova sala. Come riferito dall’assessore, essendo l’area su cui dovrà sorgere la nuova sala di proprietà di privati, se non si giungerà ad un accordo bonario per la cessione, si dovrà procedere ad esproprio, il che potrebbe portare ad un prolungamento dei tempi per il completamento dei lavori". Quello che riguarda ogni brandello di strada e, quale esempio del modo di procedere, anche questo bellissimo progetto, è proprio il fatto che ognuno di questi cantieri a spezzoni consente di dar vita ad una conferenza stampa. La comunicazione è un fatto di democrazia partecipata e più comunicazioni vengono fatte più si dimostra l’alto livello di democrazia della Giunta. Così sia.