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Cismon vuole ringiovanire la vecchia piazza del paese donandole un aspetto più accattivante di quello che attualmente possiede e, per realizzare questo obiettivo, l'Amministrazione comunale ha bandito un concorso di idee appena concluso.
«Sono state più di quaranta le domande presentate e devo dire che questa iniziativa ha avuto un successo inaspettato - ci spiega il sindaco Luca Ferazzoli che è anche presidente della Comunità montana del Brenta - Il costo dell'opera si aggira attorno ai 400 mila euro compresa la progettazione. Questo sistema di affidamento dei lavori, qual è il concorso di idee, consente eventualmente di affidare le ulteriori fasi della progettazione a chi ha vinto andando a "trattativa privata", senza quindi dovere necessariamente bandire la gara per le ulteriori fasi dell'opera, sempre che questo percorso combaci con gli interessi del Comune».
Che cosa vuole ottenere l'Amministrazione comunale con questo intervento?
«Piazza Primo Maggio riveste un ruolo strategico per il paese di Cismon - chiarisce - La posizione centrale e la presenza storica di locali pubblici e servizi riempiono di significato lo spazio per l'intera collettività diventando punto di ritrovo e socializzazione per i giovani e per gli anziani del luogo. In questo contesto, la riqualificazione dell'area diventa sicuramente di interesse per il centro di Cismon. Pare importante non stravolgere lo spazio nei suoi contenuti, ma piuttosto approfondire e migliorare i temi che lo caratterizzano. Si attende quindi un intervento di qualità architettonica finalizzato a elevare l'aspetto della piazza (accentuando il suo ruolo di cerniera sociale ed urbanistica dell'abitato) ed al tempo stesso quello di garantire una minima distribuzione dei parcheggi con delimitazione degli spazi dedicati. I lavori dovranno riguardare principalmente le opere di superficie come ad esempio le pavimentazioni, i percorsi pedonali, eventuale illuminazione di dettaglio e l'arredo urbano».
«Adesso verrà istituita una commissione costituita da tecnici - continua il sindaco - Noi vorremmo che questa piazza diventasse il fiore all'occhiello del paese. Il fatto che siano state tante le proposte presentate ci darà la possibilità di ascoltare diversi suggerimenti per la trasformazione della piazza, arrivando quindi a scegliere quello migliore per la nostra gente. A noi interessa che la nuova opera sia compatibile con la struttura del paese. La fase successiva sarà quella di rivitalizzarla, al di là del nuovo aspetto che le vorremo dare».
«Certo, mi rendo conto che non sia facile - ammette Ferazzoli - D'altro canto è un po' lo stesso problema, ovviamente con gradualità numeriche diverse, che investe anche le grandi città i cui centri storici sono sempre più abbandonati. La cosa più interessante sarebbe quella di riuscire a far aprire qualche attività commerciale capace di attirare la presenza dei cismonesi e dei visitatori, sempre nel rispetto di quelle già esistenti. Non sarà una cosa semplice a farsi, ma penso che quel che conta sia il fatto di realizzare un'opera che non sia soltanto bella, ma che sia anche fruibile».
Vuole partire dal cuore di questo ultimo lembo di terra vicentina, prima di incontrare l'antico confine con l'ex impero di Austria e Ungheria, un tempo, e con il Trentino, adesso, un tentativo di riscatto, quantomeno ambientale.
«Cismon, quanto a numero di abitanti, è in caduta libera - afferma il sindaco - Attualmente gli abitanti sono 1004, erano 1034 con il censimento del 2008. Non possiamo certo dire di essere un Comune in crescita, anzi, il contrario, con tutte le conseguenze del caso. Gli anziani sono in numero sempre maggiore rispetto ai giovani. Con questo dato di fatto, uno dei problemi che dovremo affrontare, in un momento non troppo lontano, sarà quello legato al futuro delle scuole medie di Cismon. Verificando i dati delle nascite non siamo messi per niente bene. È un po' il destino di tutta la valle. Tiene ancora qualche paese, ma sempre in misura molto relativa».
Qui il fenomeno dell'emigrazione ha spazzato via come foglie tante e tante famiglie costrette, nell'immediato dopoguerra, a far le valigie per cercare di sopravvivere in paesi dell'Europa, in Australia o nell'America del Sud dove, almeno, c'era terra da coltivare o lavoro assicurato.
nr. 17 anno XV dell'8 maggio 2010