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Era l'autunno del 1971 quando ad Oliero si cominciarono i lavori della centrale di pompaggio dell'acqua che esce copiosa da quelle sorgenti, per dissetare, una volta per tutte, le popolazioni dell'Altopiano di Asiago. Nel 1975 le potentissime pompe lanciarono il loro primo getto d'acqua fino alla stazione di raccolta di Col d'Astiago, situato a 1241 metri di altitudine. Da lì, le condotte, anno dopo anno, si sono sparse per tutto l'Altopiano. Era la fine di un incubo. Asiago ed i suoi sette "fratelli" avevano lottato per secoli contro la carenza di acqua. Tutta quella che il cielo lasciava cadere, accanto a quella che derivava dallo scioglimento delle nevi, da millenni si inabissa nelle crepe profonde di una roccia carsica, per uscire a fondo valle. Qui infatti arrivano abbondanti le acque dell'Altopiano formando, in Valbrenta, una serie di sorgenti più o meno importanti. Quelle dell'Oliero sono sicuramente le più note e le più generose, basti pensare che soltanto queste potrebbero assicurare ben 300 litri di acqua al giorno per ogni abitante del Veneto. Ma ci sono poi quelle del Subiolo, sempre in territorio di Valstagna, e della Rea, a Campese. Per sensibilizzare la popolazione circa l'importanza dell'approvvigionamento idrico per i Comuni dell'Altopiano, Etra, che gestisce, fra l'altro, la centrale di Oliero, ha voluto aprire i battenti dell'impianto, domenica scorsa, per dar modo ai visitatori di rendersi conto quanto sia importante un'opera di questo genere che, ormai da 35 anni, fa ritornare ai "legittimi proprietari" l'acqua che serve per uso domestico. Nonostante sia trascorso del tempo, la centrale di pompaggio di Oliero è la più potente d'Europa, basti pensare che, con un solo salto, supera un dislivello di circa mille metri grazie alle pompe da 2500 hp. Il capiente cisternone di Col d'Astiago viene servito soltanto nelle ore notturne perché, di giorno, l'utilizzo dell'impianto sarebbe troppo costoso.
Ha avuto successo l'iniziativa lanciata da Etra. Sono state, infatti, più di 120 le persone che hanno raccolto l'invito dei responsabili della società e che sono state fatte entrare nel corso dei tre turni di visita (alle 10, alle 11, alle 12). Purtroppo, a questa interessante proposta, non s'è potuta aggiungere l'annunciata visita alle Grotte di Oliero in quanto l'acqua eccessiva in uscita dalle sorgenti, ingrossate dalle piogge dei giorni precedenti, non ha permesso l'accesso alla grotta principale.
«Siamo soddisfatti dell'esito di questa iniziativa - afferma il presidente di Etra, dott. Stefano Svegliado - anche se la giornata non invitava certo ad uscire di casa. È un'operazione, questa, che già facciamo da tempo con le scuole e che vogliamo allargare a quanti, nel territorio di nostra competenza, si vogliano rendere conto di persona di come si lavori per assicurare un servizio così importante quale quello di far arrivare l'acqua nelle case di tutti i cittadini».
Quando fu realizzata, quella centrale di pompaggio destò l'interesse di parecchi studiosi. Raccontava allora il responsabile dell'impianto che è tale la potenza del getto sparato a Col d'Astiago che se malauguratamente si dovesse aprire un piccolissimo foro nelle condotte di trasporto, lo spruzzo che ne uscirebbe sarebbe in grado di tranciare di netto la testa ad una persona. Il progetto di costruzione, del '71, seguiva il percorso di una precedente stazione di pompaggio realizzata durante la prima guerra mondiale per servire le truppe italiane schierate a difesa della pianura. In quel tempo furono ben sette i salti intermedi realizzati per far arrivare l'acqua sull'Altopiano.
Ma se per gli otto Comuni altopianesi il problema idrico è stato risolto ormai da parecchio tempo, mai più lo sarà per il Massiccio del Grappa. Dopo la prima tranche di elettrificazione, inaugurata alla presenza dell'on. Mariano Rumor il 10 settembre del 1967, a Camposolagna, l'impegno degli enti preposti alla valorizzazione di quel sacro monte era l'avvio di una soluzione che potesse garantire l'arrivo dell'acqua. Impensabile, ovviamente, per un acquedotto che arrivasse dal fondovalle, come avveniva, anche qui, nella Grande guerra (una importante stazione di pompaggio era stata ricavata in Valle San Liberale) perché troppo costoso a fronte di una dispersione di residenze estive e di malghe vastissima. Gli sforzi si concentrarono allora sulla ricerca di eventuali sorgenti sotterranee da poter sfruttare. Il Consorzio di bonifica montana Astico-Brenta-Valletta Longhella, allora presieduto dal prof. Aliprando Franceschetti, mise a disposizione la somma di tredici milioni, nel 1970, per uno studio geologico al riguardo. I tentativi fatti sembravano subito incoraggianti. Pareva che nella zona di località Lepre ci fosse un accumulo d'acqua, ma le fasi successive dell'indagine vanificarono l'entusiasmo iniziale. Da allora non ci si è più posti il problema per una soluzione radicale della carenza idrica del Grappa ed ognuno, quindi, si arrangia raccogliendo quella che piove dal cielo o servendosi di camion cisterna che salgono dalla pianura.
nr. 18 anno XV del 15 maggio 2010