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Ci sono voluti dieci anni per porre fine alla tormentata vicenda della caserma Monte Grappa di Viale Venezia. Da lunedì 13 aprile la palazzina comando è stata data in gestione agli alpini della sezione “Montegrappa”, complici gli assessori regionali Elena Donazzan e Roberto Ciambetti, i quali hanno apposto le loro firme nell’accordo di consegna, accanto a quelle del presidente nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero, e di quello sezionale, Giuseppe Rugolo.
Ecco la storia variegata di questa struttura militare. La sua vita comincia il tre febbraio del 1914, giorno in cui si stipula un accordo fra Amministrazione militare e comune di Bassano per la costruzione di una caserma da usare come acquartieramento di un gruppo di artiglieria da campagna. Dal 1920 al 1929 troviamo il secondo gruppo di artiglieria da campagna dell’ottavo reggimento Bassano, con il comando presidio, che permane anche con il cambiamento dei reparti. Dal gennaio del 1929 all’ottobre 1931 la caserma ospita il terzo battaglione carri del primo reggimento carri armati. Il 14 ottobre 1934 arriva la Scuola ufficiali di complemento degli alpini e dei bersaglieri. Nel 1937 la scuola per la specialità bersaglieri viene trasferita a Pola per cui in città rimane soltanto la specialità alpina. Tutti gli allievi ed il personale di comando vengono raggruppati in un solo battaglione che viene chiamato “Bolzano”. Questo battaglione viene spostato dal fronte occidentale a quello orientale combattendo duramente nel corso della campagna greco-albanese ed è trasferito poi in Francia a presidiare le zone di occupazione. Con l’armistizio, il battaglione “Bolzano” si trovava sistemato nella caserma “Rejner” di Gap, vicino a Grenoble. Il nove settembre è accerchiato di sorpresa e catturato dalle truppe tedesche. Il 12 settembre il battaglione alpini “Bolzano” è sciolto e ricompare nel ’46, ma con sede a Bressanone.
Dopo l’otto settembre, allo scioglimento della scuola allievi ufficiali di complemento degli alpini, la caserma è occupata da un reparto della Flack, la contraerea tedesca, con il reparto rifornimento reduci dell’Africa Korps, comandato dal maggiore Wilk. Successivamente viene occupata da reparti delle SS e dalle Brigate Nere. La caserma “Monte Grappa”, è utilizzata anche come prigione per i partigiani rastrellati sul Grappa ed altrove, prima che gli stessi siano selezionati per i campi di concentramento o in attesa della sentenza del tribunale di guerra. Nel settembre del ’44, durante il tragico rastrellamento del Grappa, i tedeschi cannoneggiano le casare del Massiccio dal cortile della caserma. Sempre in quel mese, all’esterno della caserma, nel lato sud, ove ora sorge un monumento, 17 partigiani vengono fucilati dalle Brigate Nere.
Nell’aprile del ’45, i partigiani entrano in caserma subito dopo la fuga dei tedeschi bruciando la palazzina comando e distruggendo materiali e documenti lasciati dagli occupati.
Nel maggio del 1945 la caserma vede l’arrivo dei primi reparti americani e viene occupata poi, per alcuni mesi, da reparti di scozzesi e di polacchi.
Dal ’48 al ’55 la caserma viene occupata dalla divisione “Folgore” con il reggimento artiglieria controcarro armato con artiglieria inglese,
Dal ’55 al ’62 dalla città di Padova arriva il battaglione reclute della Julia che qui resterà per sette anni, fino al trasferimento all’Aquila. Dal ’62 al ’75 giunge in città da Paluzza il settimo battaglione trasmissioni e, dal ’63, anche il gruppo artiglieria da montagna “Pieve di Cadore”. Ecco in sintesi la storia gloriosa di questa caserma che, sotto la balconata di accesso, porta tuttora la data “1914”.
Ma vediamo adesso di riassumere l’intricato iter vissuto da questa importante struttura militare nel corso di questo decennio.
2005 - Bassano ed il suo comprensorio, per molto tempo sedi di importanti strutture militari, riceve la dura sentenza. Dopo la chiusura della storica caserma Cimberle-Ferrari di Viale delle Fosse, dismessa all’indomani della seconda guerra mondiale e della “Fincato” al Ca’ Sette, tocca alla “Monte Grappa” di Viale Venezia chiudere i battenti. Al posto delle centinaia di soldati che essa poteva ospitare, era rimasto solo uno sparuto gruppo di sette militari del Settimo Btg. Feltre. Era l’ultimo drappello di un esercito che, da quell’anno, diventava esclusivamente professionista. A fare le spese della definitiva cancellazione della “naja” era stata, quindi, anche la struttura bassanese. Contro la chiusura della “Monte Grappa” si erano, da subito, mobilitati gli amministratori locali ed anche un comitato costituito da esponenti dell’Unuci, l’Unione degli ufficiali in congedo, dell’Ana, l’Associazione nazionale degli alpini, nonché di altre associazioni combattentistiche e d’arma, da politici e cittadini comuni.
“Il nostro intento – spiegava allora Alberto Calsamiglia, presidente della sezione Unuci bassanese – non è quello di far restare a tutti i costi gli alpini in città, cosa che reputo molto difficile, quanto di mantenere la caserma, spostando qui qualche corpo militare. Gli alpini sarebbero una cosa gradita e preferita, ma sarà difficile da ottenere. Vogliamo intanto preservare questo complesso dal momento che lo stanno già depredando con l’asportazione di statue e di lapidi, cosa che sta accadendo anche alla “Fincato”. Per il momento l’unica cosa che abbiamo fatto è stata quella di interessare la Sovrintendenza alle Belle arti per la tutela del manufatto”.
Anche l’allora senatore Antonio Pasinato s’era interessato della vicenda ed aveva avuto un colloquio con il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Ten. Gen. Giulio Fraticelli. “Purtroppo – ammetteva sconsolato il parlamentare bassanese – non c’è nessuna possibilità di mantenere gli alpini in città. L’alto ufficiale è stato molto chiaro e, al momento, non assicura nemmeno di tenere in vita la Caserma Monte Grappa. Ormai queste strutture stanno chiudendo un po’ dappertutto. Vedi anche la fine della “Zanettelli” nella vicina Feltre. Essendo stata abolita la ferma militare obbligatoria le strutture periferiche sono le prime a dover chiudere”.
2007 – “Quale sarà il futuro delle numerose caserme del Bassanese? - scrivevamo in quell’anno - Lo abbiamo chiesto a politici, amministratori e a rappresentanti di associazioni d’arma. Si tratta di un enorme patrimonio che attende di essere ristrutturato (è il solo caso della Cimberle-Ferrari) o di essere ceduto dal Ministero della difesa o da altri enti ai Comuni interessati. È proprio questo passaggio che rappresenta un ostacolo non indifferente. Basti un solo esempio: la caserma dell’aeronautica “Fincato” aspetta ormai da dieci anni la definizione della pratica per la permuta al Comune con quella della Guardia di Finanza. Non osiamo pensare quali saranno i tempi per la cessione delle caserme “Monte Grappa”, “San Zeno” e delle ex basi Nato del Grappa”.
A proposito della “ Monte Grappa” il sindaco di allora, Gianpaolo Bizzotto, era ancora ottimista sul futuro di questa caserma, anche se le speranze di tenerla in vita si erano ormai spente.
“Tre sono le cose che ci interessano – spiegava il primo cittadino – relativamente a quell’area: primo che nel momento in cui il ministero competente deciderà di metterla in vendita interpelli l’Amministrazione comunale al fine di evitare che l’operazione si trasformi in una speculazione edilizia; secondo, che almeno una parte di quel fabbricato conservi il ricordo della presenza alpina in città e terzo che l’intera area possa diventare o la sede della futura Provincia di Bassano del Grappa o delle diverse Forze dell’ordine che operano nel Bassanese”.
“Certo – aggiungeva il sindaco – il mio cuore di alpino batte per la presenza delle “penne nere”, ma se questo non potrà più verificarsi penso sia giusto che, proprio in quella caserma per la quale sono passate migliaia di giovani con la prestigiosa piuma sul cappello, debba sorgere un museo della tradizione alpina. Vorrei però che non fosse il solito ricettacolo di reperti storici, ma una struttura moderna che possa regalare alle generazioni future, le quali non avranno più la fortuna di conoscere che cosa hanno rappresentato gli alpini per la nostra città, il loro ruolo nella storia del Bassanese. Faremo di tutto perché questo accada e perché non venga cancellata con una colata di cemento, una pagina importante della lunga vita cittadina bassanese”.
2009 - In piena campagna elettorale l’assessore regionale Elena Donazzan chiamava a Bassano il capogruppo al Senato del Popolo della libertà, Maurizio Gasparri, l’europarlamentare Sergio Berlato, l’on. Elisabetta Gardini, il coordinatore regionale del partito, nonché sottosegretario al lavoro ed alle finanze, Alberto Giorgetti. Lo scopo era quello di interessare i maggiorenti della politica nazionale per il passaggio al Comune della caserma Monte Grappa.
“La presenza di Alberto Giorgetti, sottosegretario all’economia e alle finanze – scrivevamo allora - è valso ad aprire una porta che favorirà indubbiamente il passaggio della caserma Monte Grappa al Comune”.
2013 – Ecco la “batosta” a freddo caduta sull’Amministrazione Cimatti in quell’anno.”Non s’è ancora spenta né mai si spegnerà la protesta per la chiusura del tribunale e della Procura dei Bassano del Grappa - scrivevamo allora - che una nuova “tegola” finisce sul capo degli sbalorditi cittadini, consci ormai del fatto che questa città non conta davvero più nulla. Da Roma torna, più reale che mai, lo spettro della vendita della storica caserma “Monte Grappa”, un simbolo per questa terra alpina, un patrimonio di vita vissuta da migliaia e migliaia di soldati delle varie armi, ma soprattutto di quelli che hanno portato sul cappello la penna nera”.
Il Demanio, infatti, aveva sentenziato che quella caserma doveva essere ceduta per portare a casa un bel po’ di soldini (sei milioni e diecimila euro) atti a colmare le sempre più esauste casse dello Stato. Ma venduta a chi? Non certo al Comune di Bassano che di denaro, in quel periodo di fine mandato, non ne aveva nemmeno per comperare i fazzolettini di carta per asciugarsi le lacrime dal dolore. Ed allora non restavano che i privati. Ma non era una notizia nuova quella che circolava in città. Della cessione della caserma se ne parlava da quando, con la legge n.85 del 28 maggio 2010, s’era introdotto il cosiddetto “Federalismo demaniale”. Quanta propaganda fertile per quel risultato, raggiunto grazie all’accoppiata Lega-Italia dei valori (Roberto Calderoli-Antonio Di Pietro). Sembrava che, finalmente, i Comuni potessero entrare in possesso di beni che avrebbero potuto risultare utili per investimenti di carattere culturale, sociale, istituzionale ed invece, come sempre accade in Italia, di quel Federalismo demaniale non s’è sentito più parlare. Il provvedimento era stato rispolverato tornando ad alimentare pie illusioni nelle amministrazioni comunali. Sulla caserma “Monte Grappa” l’allora sindaco, Stefano Cimatti, aveva avanzato tutta una serie di proposte di riutilizzo qualora il Demanio l’avesse regalata al Comune, com’era negli intendimenti originari del Federalismo demaniale. “Lo sa che cosa ci regalerebbe il Demanio? – ci spiegava in quell’anno il sindaco Cimatti – solo qualche roggia di nessun valore”.
“Appena uscita la legge del 2010 – affermava il primo cittadino – avevo preso contatti con l’on Franco che faceva parte della commissione che aveva varato quelle norme, per capire se si fosse potuto entrare in possesso della caserma, ma poi è calato il silenzio su quell’immobile. S’era detto allora che la parte della palazzina comando era tutelata dai Beni culturali. A noi bastava la parte posteriore ove avremmo potuto fare spazio al magazzino comunale, alle associazioni e quant’altro. Poi era uscita la proposta di spostare alla “Monte Grappa” le caserme del Commissariato di Pubblica sicurezza e della Polizia stradale, ma noi ci siamo opposti per problemi legati alla viabilità”.
“Ad un certo momento – continuava Cimatti – eravamo disposti, con il direttore del Demanio del Veneto, ad effettuare una permuta offrendo, in cambio della “Monte Grappa”, le caserme dei carabinieri, della Polizia stradale e dei Vigili del fuoco. Col senno di poi è meglio che questa proposta non sia stata accettata altrimenti ci troveremmo con la mancanze di introiti derivanti dai fitti di quei fabbricati e con un complesso che non avremmo la possibilità di ristrutturare per mancanza di risorse”.
“Cercheremo di fare l’impossibile – concludeva il sindaco – per evitare che la caserma venga svenduta ai privati puntando anche sul fatto che, per una ristrutturazione dell’intera struttura, c’è bisogno di una variante edilizia che deve approvare il Comune”.
Anche gli alpini erano sul piede di guerra per cercare di difendere fino in fondo la “loro” caserma ed il presidente della sezione Ana del mandamento, Giuseppe Rugolo, lo aveva detto chiaro e tondo. “Le “penne nere” sono disposte a fare le barricate perché non sia ceduta, specie dopo i tanti lavori di sistemazione fatti gratuitamente in occasione dell’Adunata nazionale degli alpini e di quella Triveneta”.
2014 – Arriva il 19 ottobre la firma sull’ultimo passaggio di consegne del complesso militare. La Regione firma l’accordo con l’Agenzia del Demanio per una sistemazione della caserma e delle pertinenze da assegnare alla Polizia, all’Ater e agli alpini.“Stiamo seguendo da un paio di anni questo progetto – scrivevano in una nota congiunta gli assessori Donazzan e Ciambetti - che è arrivato a buon fine grazie a una gestione innovativa da parte della Regione con l'Ater di Vicenza, un accordo complesso dove ciascun attore ha posto condizioni e obiettivi per il bene della comunità. Lo Stato aveva il problema del Commissariato di Polizia che necessariamente deve cambiare sede. La Regione, dalla sua, costruirà edilizia residenziale, in parte anche per i servitori dello Stato presenti a Bassano e avrà la proprietà della caserma”.
“Ciò che sta più a cuore a noi - aggiungevano - è la difesa e la tutela della funzione della caserma Monte Grappa e in particolare di una destinazione coerente con la propria storia che riguarderà soprattutto la palazzina comando.”
2015 – Venerdì 30 gennaio alla Monte Grappa c’è un sopralluogo di autorità ed alpini. “Dopo avere avuto la disponibilità del collega Giorgetti per dare attuazione al protocollo con il Demanio siglato il 22 dicembre scorso che ha confermato le scelte gestionali adottate con due specifici atti dell’ottobre precedente, la Regione - spiega l’assessore Elena Donazzan - ha formalizzato il passaggio di proprietà della Caserma Monte Grappa e gli impegni che ne conseguono. In primis, anche perché di immediata realizzazione, le modalità per la consegna della Palazzina comando agli alpini della sezione "Monte Grappa" affinché possano utilizzarla al meglio nel rispetto di ciò che rappresenta e ha rappresentato per la storia d'Italia". Al sopralluogo hanno partecipato, con la Donazzan, il presidente nazionale dell’ Ana, Sebastiano Favero e il presidente di sezione Giuseppe Rugolo. Per l’occasione la Donazzan ha esteso l'invito ad essere presenti all’assessore regionale Roberto Ciambetti e ai consiglieri regionali Nicola Finco e Amedeo Gerolimetto. All’incontro ha presenziato anche il sindaco Riccardo Poletto che ha così espresso il suo parere sulla vicenda: “«La notizia del passaggio di proprietà della Caserma Monte Grappa è stata a lungo attesa in città e in tutto il territorio per motivi storici, strategici, urbanistici e anche sentimentali, dato che in questo luogo generazioni di alpini italiani hanno trascorso un anno della loro vita e si sono formati ai valori della patria e della democrazia – ha affermato Poletto -. Entrarvi a fianco del Presidente Nazionale dell’Ana Sebastiano Favero e del presidente della sezione Monte Grappa Giuseppe Rugolo è stata per me una grande emozione e sono certo che con la loro forza e il loro entusiasmo sapranno farla rivivere nel migliore dei modi».
«Quella di oggi è dunque una giornata che tutti noi ricorderemo perché segna in qualche modo l’inizio di un percorso destinato a produrre molti risultati positivi, che restituiranno l’uso di uno spazio così ampio a destinazioni pubbliche destinate a migliorare la nostra vita. L’Amministrazione comunale farà certamente, in questo, la sua parte. Grazie a tutti quelli che hanno lavorato in questi anni – ha concluso il sindaco - per raggiungere questo risultato, che non ho timore nel definire storico e a quanti ancora si adopereranno affinché l’obiettivo di vedere riaperta e viva la Monte Grappa sia raggiunto».
E torniamo a lunedì 13 aprile, giorno della storica consegna che cancella una squallida pagina di cattiva amministrazione statale. È davvero vergognoso, infatti, avere dovuto aspettare dieci anni per risolvere un problema che poteva essere portato a buon fine nel volgere di pochi mesi, ma tant’è, ormai siamo tristemente abituati a conoscere l’assurdità della macchina burocratica del nostro Stato.
Il passaggio dal Demanio alla Regione Veneto, firmato alla fine dello scorso anno, ha permesso di capire quale sarà il futuro di questo complesso militare e dell’area di pertinenza. La palazzina comando, dicevamo, sarà affidata agli alpini che ne faranno la loro sede con annesso un museo sulla Grande guerra ed una foresteria. Gli edifici ad est e a sud, invece, saranno sistemati, grazie alla disponibilità di una somma di nove milioni, e vi troveranno posto le caserme della Polizia di Stato e della Polizia stradale. Nella parte rimanente sorgeranno nuovi alloggi Ater.
nr. 24 anno XX del 20 giugno 2015
