“Sentieri misteriosi” s’intitola la mostra dedicata alle incisioni, sculture e pitture di Maurizio D’Agostini. Il titolo, caratterizza le opere dell’antologica legate nell’ispirazione ad uno sviluppo narrativo con delle immagini aperte ad un racconto di figure, di volti e sguardi, di corpi flessuosi abbracciati in volo, toccati dalla fantasia e attratti dall’ignoto.
Appaiono inseriti su brani di paesaggio sottoposti al risalto della presenza umana. Sono dipinti ed incisioni, accanto a delle sculture ed a dei sassi levigati dalle acque della Brenta, e scolpiti, nella dura sostanza, fino al rilievo della figura. L’incisione appartiene alla sensibilità più profonda di D’Agostino, fin dall’avvio maturato all’interno di una famiglia creativa e sotto l’appassionato legame con l’intaglio e da qui alla rigorosa tecnica del bulino, che esclude ogni improvvisazione. - Il mio grande maestro è stato Albrecht Dürer - conferma. E sulle lastre D’Agostini racchiude lo studio dei lavori d’intaglio del bulino, la formazione alla Scuola d’Arte e Mestieri di Vicenza, il lavoro d’incisore e cesellatore inizialmente nelle botteghe della città fino a raggiunge un’abilità tale da fare della “mano un tutt’uno con il bulino”. Segni, piccoli tratti, minuscoli cerchi, punti appaiono in bianco e nero in fogli e dopo fogli arrivano per l’intrinseca qualità a sembrare colorati. Poi, sulla continuità dello scolpire i piccoli sassi, per tre decenni è scultore e consegna, tramite lo spazio, volumi, spirali, aspiranti dal reale, alla dimensione del sogno e del fantastico.
Le sculture sono accolte con successo dall’ambito nazionale a quello internazionale anche in commissioni pubbliche. L’estate dell’84, come risulta dai suoi taccuini di viaggio, segna il passaggio, per l’amicizia con il francese Patrick Persini, alla pittura a olio, scoperta attraverso l’antica pittura dei fiamminghi. La pratica vivendo la sua vicenda di sognatore, di giri lenti di volute, di volti e paesaggi misteriosi, enigmatici, attinenti ad una mitologia personale.
Mostra a cura di Marco Fazzini.