NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Andrea Bari – Omero Rini

Galleria ART.U’
Contra’ Piancoli 14
Orario: da martedì alla domenica dalle ore 15.30 alle 19.30
Chiude il 23 giugno 2019
Inaugurazione sabato 8 giugno alle ore 18

di Maria Lucia Ferraguti

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Andrea Bari – Omero Rini

Andrea Bari – Omero Rini (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Non è sempre aderente alla realtà la città di Vicenza nei dipinti di Andrea Bari, bensì l’interpretazione appare piuttosto personale, sentimentalmente rappresentata lievemente deformata, dallo spazio ora allargato ora rimpicciolito per meglio trasmettere la vitalità dei suoi monumenti. Interviene una materia pittorica ricca e pastosa che sembra ignorare il transito fugace della luce sui muri e sulle pietre: la pittura non cerca infatti l’attimo luminoso in transito; piuttosto offre un cromatismo a volte inatteso, originale che, nel fondersi con la ripresa emotiva ed immediata, intensifica la struttura delle case e la fuga prospettica di strade e piazze. Tutto è vero nella Piazzetta Palladio ed è specifico dell’animo di Bari l’accordo con la Basilica e con la presenza della statua di Palladio, il suo architetto, che trasgredisce nel bianco l’accordo scuro delle case disposte scenograficamente. Il colore bruno e mutante nei viola, rosso, mosso da una sotterranea e vitalità trasforma le abitazioni in immagini respiranti. Bari trapassa l’inquietudine delle forme nei dipinti di fiori, li smuove in senso circolatorio nella materia, a cercare la luminosità e l’ombra fin nella profondità dei colori: li compone aggregati nei vasi per dipingerli d’istinto sulla superficie, tra lo slancio espressivo dei gialli e l’irruenza dei rossi.

Andrea Bari – Omero Rini (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Omero Rini passa con facilità dalla pittura alla scultura. La sua è una passione costante che nel corso della vita, fin dalla giovinezza, ha espresso in acquerelli ed acrilici e con uguale intensità e frequenza nella scultura. Così nelle piccole teste in terracotta e in ceramica ritorna l’espressività di quei volti silenziosi che trasmettono quiete. I volti appartengono al tema costante e ricorrente di Rini ma, nella mostra, rappresentano una minima parte dell’impegno verso il soggetto centrale nel corso del tempo. Riflettono come non vi sia stata, da parte sua, una scelta netta tra uno dei due indirizzi sin da quando ebbe avvio la sua arte. La si coglie nei visi dipinti, nei ritratti immaginari tracciati da una linea sicura che asseconda poi il tratto del setto nasale, nell’essenzialità degli occhi e della bocca. Così le stesse qualità, i minimi riscontri, si ritrovano nelle sculture dalle misure ridotte: ne trapassano simili a un riflesso dei tratti nelle teste dai colli allungati, costanti nell’espressività fino al presente. Alcune teste dotate di figura appaiono modellate con il minimo dispendio della materia per esprimere non dall’esterno quanto da un intimo moto d’energia. Accentua il loro interesse il cromatismo, simile alla testa dal volto dipinto di rosso, immerso nel suo silenzio.

 



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