La Nuova Galleria civica di Montecchio Maggiore (Vicenza) è uno spazio di grande attrazione. Le sue dimensioni trasmettono il senso del luogo recuperato e ristrutturato di un dismesso deposito per le ferrovie; l’impressione è che sia perfetto per ospitare le sculture di ferro di Roberto Lanaro che, nel percorso espositivo curato da Giuliano Menato, conducono di forma in forma lo spettatore. Forme in dialogo tra loro, nei passaggi dell’energia da individuare nella dinamica dei ferri dal tragitto lineare che si interrompe nelle estremità: sono opere precarie negli equilibri e proiettate per torsioni in diverse direzioni. Lanaro segue una personale continuità di un tema nelle sculture e ottiene di renderle imprevedibili nel modificarsi e prolifiche negli improvvisi scarti degli angoli retti. Appaiono serrate nel variare la direzione lineare in curva, sorprendenti negli incastri coincidenti con i pieni e i vuoti che agiscono per il loro apporto costruttivo, fino a indicare possibili movimenti ulteriori e inoltre si rivelano intense nel richiamare lo sguardo verso il loro vigore espressivo.
“Le mie sculture- scrive Lanaro- si propongono come rapporto tra l’uomo e l’ambiente, e la destinazione è principalmente quella di essere vissuta in misura umana, collocata tra scultura e architettura, propria delle forme libere nello spazio”.
L’origine di Lanaro va ricercata nel suo lavorare il ferro e per questo operare appare un “trasformatore”. Mircea Eliade, nel suo libro Schmiede und Alchemisten (Stoccarda 1980), riconosce l’apporto culturale universale dell’attività, accentuata dalla dimensione spirituale.
Da questo deriva la grande attenzione di Lanaro per il materiale: lo rispetta e lo lavora senza svilire le qualità intrinseche che gli sono proprie. Nelle sculture per intuizione arriva a trasmettere il senso del peso del vuoto, lo coinvolge nella percezione dell’opera rendendola visibile da diversi punti di vista. La materia fusibile offre per la sua natura le potenzialità di articolarsi e modellarsi fino a compenetrarsi nello spazio circostante. La arricchisce, accanto alla purezza dello slancio verso l’alto, il disporla in modo tale da raccogliere le tensioni energetiche dell’ambiente (Disputa2015). Invece il senso di avvitamento è ben visibile in Anelli Scomposti(2016), scultura forgiata a spirale: linee forza- curve dinamicamente mosse dall’intento di racchiudere l’Universo. Mostra a cura di Giuliano Menato.