Giornata di festa per la comunità bengalese del vicentino in occasione del “Boishakhi Mela”, il capodanno che ogni anno raggruppa parte dei seimila bengalesi residenti nella provincia. Per l’occasione sono presenti in città l’ambasciatore Massud bin Momen e due celebri cantanti che allietano l’evento ospitato a Campo Marzio, tra costumi tipici, colori, danze tradizionali e gustose e piccanti pietanze. Una festa in ritardo rispetto il calendario lunare bengalese dove il capodanno è segnato il 21 marzo, nel primo giorno di primavera. In verità, spiega Zaman Monir, presidente dell'Associazione provinciale del Bangladesh, promotrice della festa «noi siamo soliti festeggiare qui in Italia la ricorrenza all'inizio dell'estate quando le condizioni meteo sono maggiormente a nostro favore. Alla festa partecipano infatti mediamente duemila persone provenienti da tutta la provincia; è quindi importante per noi avere uno spazio all’aperto abbastanza capiente da ospitare tutti La prima festa l’abbiamo fatta nel lontano 1995 ad Arzignano, poi siamo passati a Montecchio dove abbiamo celebrato la maggior parte delle feste, ad eccezione di qualche puntata in provincia. Poi con il cambio dell’amministrazione comunale castellana abbiamo dovuto spostarci perché era saltato il dialogo: due anni fa siamo stati al Foro Boario, lo scorso anno è saltata complice la crisi, quest’anno, invece, il comune di Vicenza ci ha dato il suo sostegno».
Oltre ad essere un momento di festa, la manifestazione ha anche come obiettivo l’integrazione, presentando alla città la cultura e le tradizioni del Bangladesh. «La reciproca conoscenza è la strada migliore per arrivare all'integrazione – ricorda Zanam Monir – Inoltre, la festa è un’occasione per far conoscere ai nostri figli, nati in Italia, la cultura del loro paese d'origine». Una necessità molto sentita da comunità straniere come quella bengalese, che in Italia raggiunge le 75 mila unità, seimila delle quali presenti nel vicentino. «Negli ultimi due anni sono emigrati almeno duemila connazionali a causa della crisi – spiega Zanam Monir – Alcuni sono ritornati al Paese, altri si sono trasferiti in città più grandi come Roma e Milano».
nr. 26 anno XVI del 9 luglio 2011