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Lei era stato nominato a metà dicembre presidente nazionale della Fiaso (Federazione italiana delle aziende sanitarie ed ospedaliere).
«Sì, ho ricevuto, infatti, in questi giorni, tante telefonate anche da colleghi di altre regioni. Mi si chiede cosa sia successo. Il 19 dicembre all’unanimità, 120 colleghi Direttori generali da tutta Italia mi hanno concesso la loro fiducia per la mia competenza, eleggendomi Presidente nazionale per tre anni e la mia Regione non mi lascia per altri tre anni su un posto dove ho lavorato bene, né in nessun’altra parte. Ho letto una lettera, nel Giornale di Vicenza, di una dottoressa appena andata in pensione la quale chiede al Presidente Zaia le reali motivazioni di questa scelta. È, a mio avviso, solo una questione di bassa politica. Mi lasci dire, fra l’altro, che questa squadra dei Direttori generali è ancora più debole di quella appena sostituita, che a sua volta era debole rispetto a quella precedente».
Lei non avrebbe mai pensato lontanamente ad una decisione di questo genere o aveva dei dubbi?
«No, no, non me l’aspettavo anche perché per tutti sembrava una cosa scontata. Tu puoi trascurare in parte i risultati, ma non fregartene completamente. È stata trasgredita una regola fondante di un normale comportamento direzionale. Tutti mi dicevano di stare tranquillo e pensavo di esserlo. È venuto Zaia a mettere la prima pietra dell’ospedale di Asiago, è stato firmato l’accordo per l’ex Istituto elioterapico di Mezzaselva con gli assessori regionali, non c’erano stati problemi di sorta, anzi».
Ma il Presidente Zaia quando è venuto ad Asiago non le ha detto nulla su quella che doveva essere la sua sorte, visto che mancavano ormai pochissimi giorni alla delibera di nomina?
«No, non s’è espresso neanche quando il sindaco di Asiago, Gios, gli ha detto testualmente: “Sono molto contento di quanto è stato fatto e spero che il dott. Alberti possa continuare a portare avanti questo modo di operare all’interno dell’Azienda sanitaria Bassano-Asiago”».
Dopo il no alla riconferma a Bassano che cosa ha fatto?
«Sono rientrato nell’Azienda sanitaria di Padova dov’ero in aspettativa dal 1996. Da allora non timbravo un cartellino ed avevo ancora lo stipendio in lire».
Qual è il suo curriculum?
«Sono stato Direttore sanitario, vecchia maniera, nel ’95 a Padova, poi ho fatto il Direttore sanitario con la nuova legge per due anni a Pordenone, due anni nell’Azienda ospedaliera di Verona, dopo per tre anni il Direttore generale della Ulss 20 di Verona, poi cinque anni di Direttore generale nell’Azienda ospedaliera di Verona e poi cinque anni in quella di Bassano; quindi per tredici anni ho fatto il Direttore generale, e per quattro il Direttore sanitario. Posso dire, grazia ella Fiaso, che proprio a Bassano ho dato vita a tutta una serie di progetti di carattere nazionale. Credo di avere un po’ sprovincializzato l’Azienda bassanese partecipando a laboratori, a seminari, a gruppi di approfondimento di un certo rilievo».
Ma nella Fiaso lei può rimanere?
«Potrò restare per qualche mese ancora perché per fare il presidente di questa istituzione bisogna essere Direttori generali. Le dirò che anche questa è una bella botta perché il fatto che Bassano sia costretta a rinunciare ad un posto così importante non è che sia produttivo. È un’occasione mancata perché il Veneto non era molto considerato a livello nazionale, sotto questo aspetto».
E adesso cosa pensa di fare?
«Mi sto guardando un po’ attorno anche perché non ho nessuna intenzione di buttarmi via, tenuto conto dell’esperienza che ho acquisito in tanti anni. Mi stanno chiamando tanti colleghi da altre regioni. Siccome ho ancora molte ferie pregresse, dal ’96, ancora da sfruttare, sto vagliando delle prospettive alternative. Certo non me ne sto con le mani in mano. Questa vicenda mi ha convinto di una cosa e cioè che è il momento di spendersi perché sennò…ci ammazzano tutti».
La sorella cosa le ha detto? (Maria Elisabetta Alberti Casellati, senatrice del Pdl, è stata Sottosegretaria di Stato per la Giustizia nell’ultimo Governo Berlusconi n.d.r.)
«Anche lei ci è rimasta male. Le dirò che è un politico un po’ anomalo che bada soltanto a lavorare sodo».
Nel “Post-it”, il sito Internet del Presidente della Regione Veneto, ecco che cosa scriveva il 29 dicembre scorso Luca Zaia: «Oggi ho firmato i decreti di nomina dei nuovi direttori generali della sanità veneta. Le posizioni coperte sono in tutto 21, in quanto i direttori generali dell'Azienda Ospedaliera di Verona e dell'Istituto Oncologico Veneto non erano in scadenza di contratto. I managers di nuova nomina sono 10; quelli confermat, ma nominati in una struttura diversa da quella precedentemente diretta sono 7; quelli confermati nell'Ulss di provenienza sono 4. Oggi è nata una squadra importante, con un profondo rinnovamento e con il giusto mix di esperienza. Nel sceglierla sono partito da un quadro sinottico fornito dalla Praxi; ho valutato i curriculum che sono prestigiosi, ho ascoltato chiunque avesse qualcosa da dirmi ma, alla fine, ho scelto da solo».
«Ringrazio di cuore tutti coloro che non hanno trovato la conferma – aggiungeva - ma non si è assolutamente trattato di un giudizio di merito. Mi auguro di poter recuperare tante valide professionalità in altri ambiti della nostra sanità. L'unico comun denominatore che contraddistingue questi uomini e queste donne è la managerialità, l'esperienza gestionale, la capacità operativa, la disponibilità a mettersi al servizio della gente e a fare squadra per affrontare tutti assieme una grande sfida, che è quella della riforma del nostro sistema sanitario con l'applicazione del nuovo Piano, della tenuta economica del sistema, della miglior organizzazione possibile per rispondere ai bisogni delle persone, a cominciare dalle categorie più deboli».
«Non dimentichiamo mai che la sanità veneta è considerata la più virtuosa d'Italia – concludeva Zaia - ma che dovremo anche fare i conti con una spending review irrazionale e con pesanti tagli orizzontali nazionali. Anche su questo fronte il lavoro sarà da far tremare i polsi, ma questi managers, che avranno tutto l'appoggio della Regione, hanno tutte le caratteristiche per centrare risultati significativi».
nr. 01 anno XVIII del 12 gennaio 2013